Srdjan Djokovic, padre del numero 1 del mondo, non le manda a dire. Prima parla delle difficoltà per far crescere Novak, poi tira un paio di frecciate a Federer e Nadal. 
Novak Djokovic in compagnia del padre Srdjan

Di Riccardo Bisti – 29 luglio 2013

 
Il rapporto tra Novak Djokovic e papà Srdjan è molto intenso. Lo scorso anno, Djokovic Sr. ebbe gravi problemi di salute, tanto da essere ricoverato in un ospedale in Germania. Dopo il trionfo alle ATP World Tour Finals, Novak gli dedicò il titolo e poi corse al suo capezzale. Srdjan è un personaggio focoso, che non ha problemi ad andare in giro con una t-shirt con disegnato il volto del figlio. Anche per questo non sorprendono le dichiarazioni di una lunga intervista concessa al quotidiano serbo Kurir. L’intervista ha già fatto il giro del mondo per un paio di frecciate a Rafael Nadal e Roger Federer, ma anche perché è stata una delle poche apparizioni pubbliche della famiglia Djokovic dopo un lungo periodo di silenzio. “Dovuto al fatto che i giornalisti non hanno sempre riferito nel modo corretto su di noi” ha detto Srdjan. “Questo silenzio credo che sia stata la decisione giusta, anche perché Novak è bravissimo a lasciare una bella immagine della Serbia. Ad alcune persone attorno a lui piace mettersi in primo piano, ma l’unico a meritare successo e attenzioni è proprio lui”. Alla domanda su quanto sia stato difficile decidere di sacrificare tutta la famiglia per supportare la crescita di Novak, ha detto che è stata una scelta rischiosa, presa di concerto con la moglie. “Nessuno poteva garantirci che sarebbe andata bene. Noi credevamo in Novak e nelle sue qualità, come ogni genitore. Tuttavia, nel tennis è pieno di genitori non realistici che possono rovinare figli e famiglie intere perchè non vogliono ascoltare gli esperti”. Per questo, i Djokovic hanno scelto di comportarsi diversamente. Hanno accettato il parere di Jelena Gencic, che disse: “E’ il più grande talento del paese dai tempi di Monica Seles”. Quando il figlio aveva 10 anni (dieci!) si sono seduti a un tavolo e gli hanno chiesto cosa avrebbe voluto fare della sua vita. Lui rispose che avrebbe voluto diventare il miglior tennista del mondo.
 
I primi anni furono difficili, anche perché non c’erano molti aiuti economici. “Qualcuno avrebbe potuto darci una mano, ma non lo ha fatto. Non volevano vedere quello che tutto il mondo vedeva. Non era mai successo nella storia del tennis che un giocatore raccogliesse titoli in tutte le categorie di età fino agli Under 18”. Nonostante tutto, hanno dovuto ricorrere persino a uno strozzino, che ha prestato loro del denaro con un tasso mensile di interesse del 15%. Soltanto un paio di amici gli sono venuti incontro: soldi che il giovane Djokovic ha utilizzato ogni volta che tornava da Monaco di Baviera. “E’ stato difficile tenere unita la famiglia in quei momenti – continua Srdjian – buona parte del merito va a mia moglie Dijana, che ha cresciuto altri due figli e ha lavorato anche 15 ore al giorno”. I figli non hanno mai saputo niente. Novak, Marko e Djordje non avevano idea di cosa stesse succedendo. “Se Novak lo avesse saputo, probabilmente non sarebbe diventato il campione di oggi”. Ha scoperto qualcosa intorno ai 17 anni di età, ma anche allora il padre non gli disse tutta la verità. “Sono particolarmente orgoglioso di una cosa. Quando era giovane, si arrabbiava moltissimo quando perdeva una partita. Io gli dissi di complimentarsi sempre con l’avversario e pensare che avrebbe fatto del suo meglio la volta successiva. La sconfitta aiuta a comprendere gli errori e a evitare di ripeterli. Novak l’ha capito, e tutti possono vedere come si comporta oggi. Credo che sia uno dei pochissimi atleti a trattare nello stesso modo la vittoria e la sconfitta”. Rudyard Kipling sarebbe fiero di lui.
 
Poi è arrivato il momento delle frecciate agli avversari. “Quando Rafa vinceva, era il migliore amico di Novak. Poi, appena le cose sono cambiate, non sono più stati amici. Questo non è sport”. Ed ecco la stoccata a Federer: “Potrebbe anche essere il miglior giocatore nella storia del tennis, ma come uomo è esattamente l’opposto. Ha attaccato Novak quando si sono affrontati in Coppa Davis a Ginevra, poi ha capito che sarebbe stato il suo successore e ha cercato di screditarlo”. Al contrario, il parere è decisamente positivo nei confronti di Andy Murray. I due hanno la stessa età e sono cresciuti insieme. Hanno giocato gli stessi tornei, giocavano a calcio, uscivano insieme, e sono riusciti a fare altrettanto anche da professionisti. “Non ho mai nutrito gelosia nei confronti della famiglia di Andy. Una volta, la mamma dello scozzese è venuta nello spogliatoio, a Roma, per congratularsi con Novak. Non potranno mai essere i migliori amici perché si sfidano per un mucchio di soldi e i titoli più importanti. Ma sono rivali più che corretti. Sono sicuro che dopo il ritiro resteranno grandi amici”. Non è così con Federer. Ma qual è stato l’episodio che ha dato così fastidio allo svizzero? Risale a una sfida di Davis nel 2006, quando Federer definì “uno scherzo” i medical time-out chiesti dal serbo. “Non credo ai suoi infortuni. Credo che sia uno scherzo, davvero”. Tempo dopo, i due hanno avuto un chiarimento “E abbiamo avuto un ottimo rapporto per un lungo tempo – ha detto Federer -. Se siamo andati a cena insieme? No. Tuttavia ci siamo incontrati spesso, anche nel Consiglio ATP. E’ bello lavorare con lui. Non ho alcun problema, spero che mi creda”. Novak non sappiamo, a quanto pare la famiglia se l’è legata al dito, anche perché durante un match a Monte Carlo, lo svizzero disse “shut up!” (“zitti!”) rivolto al suo angolo. Vecchie ruggini che riemergono in un'intervista a cuore aperto.