La presenza di Djokovic, Nadal e Murray al tabellone di doppio a Indian Wells ridurrà le possibilità di guadagno degli specialisti, già delusi dalla distribuzione dei prize money.
Eric Butorac e Bruno Soares, vincitori al torneo ATP di San Paolo

Di Riccardo Bisti – 1 marzo 2012

 
Oltre a due belle semifinali in singolare (Nadal-Del Potro e Federer-Djokovic), lo scorso anno il Masters 1000 di Indian Wells ha avuto una super semifinale di doppio: Roger Federer e Stanislas Wawrinka batterono Rafael Nadal e Marc Lopez. Non capita tutti i giorni che Federer e Nadal diano il massimo anche il doppio. Anche nel 2012 ci saranno grandi personaggi: Djokovic, Nadal e Murray hanno già confermato la loro partecipazione al doppio. E' una bella notizia per il torneo, molto meno per gran parte degli specialisti. Indian Wells è uno dei tornei più remunerativi: la coppia vincitrice si poterà a casa un assegno di 241.000 dollari, ma la presenza di tanti top 30 in singolare costringerà tanti doppisti a restare nelle retrovie. Durante l’Australian Open, alcuni doppisti hanno espresso il loro malumore per la distribuzione dei montepremi. A differenza di Indian Wells, che ha aumentato il prize money rispetto all’anno scorso, molti tornei continuano ad offrire gli stessi premi in denaro. E’ un problema soprattutto per quelli che vengono sconfitti nei primi turni. Spesso capita che con il prize money per chi perde subito non consenta nemmeno di coprire le spese.
 
“Il punto di vista dei doppisti è chiaro – dice Eric Butorac, uno dei tanti specialisti – non abbiamo avuto alcun aumento nel prize money, soprattutto per chi perde nei primi turni. Va avanti così da 10 anni. Se consideriamo l’inflazione, significa che il guadagno dei doppisti è sceso di un buon 30%”. In otto anni di carriera, Butorac ha messo in cassaforte poco più di 900.000 dollari al lordo di tasse e spese. Eppure è numero 28 nella classifica di specialità e ha vinto 13 titoli. Insieme a Nenad Zimonjic, Butorac rappresenta i doppisti in seno al Consiglio Giocatori dell’ATP. Anche nel doppio sembra esserci un'eccessiva disparità di guadagno tra i primi e tutti gli altri. I fratelli Bryan, ad esempio, hanno raccolto un prize money straordinario. Con oltre 8 milioni di dollari a testa, Bob e Mike sono rispettivamente 48esimo e 52esimo nella classifica “All-Time” dei tennisti più ricchi. Ma il doppio è pieno di giocatori che faticano a sbarcare il lunario, a permettersi di poter giocare settimana dopo settimana. Secondo Butorac, il problema è semplice: “I tornei aumentano il prize money totale, ma la crescita non è uguale per tutti. I guadagni dei doppisti non aumenta nella stessa proporzione con cui cresce quello dei top players del singolare”. A Melbourne c’è stata una riunione a porte chiuse in cui i giocatori (singolaristi e doppisti) hanno ventilato l’ipotesi di uno sciopero per protestare contro l’attuale distribuzione dei soldi, ma è molto difficile che si arrivi a questa soluzione. E' certo che i giocatori, soprattutto nei tornei del Grande Slam, incassano una percentuale piuttosto bassa dell’intero giro d’affari.
 
Un torneo come l’Australian Open incassa circa 200 milioni di dollari, di cui solo il 10-12% viene destinato ai giocatori. “Diversi tennisti pensano di poter aumentare questa percentuale fino al 20-25-30%” ha detto Andy Ram, discreto doppista israeliano che in 14 anni di carriera ha guadagnato oltre due milioni e mezzo di dollari. “E’ una grande battaglia, c’è una lunga strada da percorrere. I migliori giocatori stanno lottando in questo senso, staremo a vedere”. Il problema del…”proletariato tennistico” è diventato ben visibile proprio durante l’Australian Open. Il montepremi del primo Slam stagionale è cresciuto del 4%, ma se Novak Djokovic si è portato a casa 2,3 milioni australiani, il guadagno dei doppisti è rimasto uguale al 2011. “Ci rendiamo conto che sono i top players a portare soldi e pubblicità al tennis – continua Butorac – ma preferiremmo una suddivisione più “socialista” degli aumenti. Se arriva un aumento, deve esserci per tutti”. In effetti il sistema attuale è un ibrido che non può andare avanti. O si decide di dare maggiore dignità (e visibilità) al doppio, oppure si decide di lasciarlo morire, magari pensando a una clamorosa abolizione, che dal punto di vista prettamente commerciale sarebbe inattaccabile (i doppisti non fanno vendere un biglietto in più e non portano mezzo sponsor). Il problema è che l’ATP è un sindacato di giocatori, e tra loro ci sono anche i doppisti…