Lo spagnolo ha lo stesso staff praticamente da inizio carriera. La perfetta simbiosi con il suo team gli permette di rendere al meglio. Non cambierà più, per la gioia di zio Toni e di tutti gli altri.

Di Riccardo Bisti – 2 ottobre 2014



“Riceviamo dalle 200 alle 500 richieste di interviste all’anno”. Parola di Benito Perez Barbadillo, addetto stampa di Rafael Nadal. Basta questa cifra per capire quanto sia complessa la vita di un campione come lo spagnolo, appena tornato nel circuito dopo uno stop di tre mesi. A Pechino ha destato un’ottima impressione al primo turno contro Gasquet e adess sfiderà il tedesco Peter Gojowczyk. Per resistere, laddove il tennis giocato è solo la punta dell’iceberg, bisogna essere forti e avere un team importante alle spalle. Per questo, il magazine Marca Plus ha dedicato un interessante servizio agli uomini che accompagnano lo spagnolo nella sua vita agonistica. Tra loro c’è sicuramente Barbadillo, ex membro ATP che per un po’ aveva dato una mano anche a Novak Djokovic ma poi si è focalizzato totalmente su Nadal. “Rafa ha un buon rapporto con la stampa. Ma il buon trattamento di oggi lo ha conquistato con il tempo. Ovviamente possiamo dargli qualche consiglio su cosa dire nelle interviste, ma alla fine è lui a decidere”. La vita di Nadal è ancora più facile se al suo angolo c’è un ex top-10 come Carlos Costa. Negli anni 90 raggiungeva la finale al Foro Italico, oggi ricopre una serie di mansioni per conto di Rafa. Deve pianificare il calendario, le relazioni istituzionali e gli accordi commerciali. Costa ha le idee chiare sul perchè Nadal è così amato dalla gente. “Non si arrende mai. E’ una qualità che piace agli spagnoli e al pubblico in genere. Il picco si è toccato nella finale di Wimbledon 2008 contro Roger Federer, vista da tutto il mondo”. Nadal ha sempre avuto un comportamento impeccabile verso il suo più grande rivale. Certo, è stato aiutato dal bilancio favorevole, ma non ha mai smesso di dire che Federer è il “migliore”, anzi, il “più grande di sempre”. Una rivalità perfetta sul piano commerciale, ancora migliore di Sampras-Agassi, più fortunata di Borg-McEnroe, che hanno raggiunto il loro apice quando internet non esisteva ancora e le comunicazioni non erano così sfrenate. “Sicuramente la rivalità è stata molto efficace sul piano commerciale, ne hanno tratto beneficio entrambi” dice Costa.
 
LA FIGURA DEL VICE-COACH
Secondo lo zio-coach Toni, il principale difetto di Nadal è l’essere disordinato. "Tuttavia, lo compensa con la discipllina e l’entusiasmo”. Non c’è dubbio che la famiglia abbia avuto un ruolo fondamentale. Non è un caso che il 2009, anno della separazione (poi rientrata) dei genitori, sia stato il periodo più complicato, forse ancor di più dei tanti infortuni. Il tennis è il suo pane da sempre, così come zio Toni è stato l’unico coach della sua carriera. “Avrà avuto tre anni – racconta Toni Nadal – io facevo il maestro di tennis e lo stimolai a giocare. Era entusiasta, adorava lo sport. Ho sempre sperato, da zio, che potesse diventare un ottimo giocatore. Me ne sono reso conto quando aveva 12 anni e divenne campione d’Europa”. Il loro rapporto è indissolubile e terminerà solo a fine carriera, tuttavia Toni non lo accompagna sempre. In particolare, non ama troppo andare negli Stati Uniti. Per questo, nel 2005 è stato aggiunto l’ex doppista Francisco Roig. La sua presenza è fondamentale per dare un punto di vista alternativo. E non lasciare mai Rafa senza un punto di riferimento. Il calendario viene stabilito a tavolino: Roig viaggia ad Abu Dhabi, Doha, Miami, Halle, Canada e Cincinnati. “Poi resto con lui anche a New York fino a quando non arriva Toni. Infine lo seguo anche nella stagione asiatica, a Pechino e Shanghai” racconta il viceallenatore. A suo dire, a certi livelli è fondamentale rinnovarsi e aggiornarsi sempre. Perchè gli altri non aspettano. “Non è mica facile cambiare le abitudini quando le cose vanno bene, tuttavia Rafa ha ancora margini di miglioramento. Il servizio, ma non solo. Ormai non è più giovanissimo e quindi deve prestare massima attenzione al fisico. Il sorpasso di Djokovic gli ha fatto bene, lo farà migliorare”.
 
LO STIMOLO DI MIGLIORARE
Secondo Roig, il pregio più importante di Nadal è la serenità che trasmette al gruppo di lavoro. Potrebbe mettere pressione, invece è pieno di fiducia e ascolta i pareri di tutti. Una dote ancor più fondamentale perchè la vita del tennista, sempre in viaggio, lontano da affetti e da un ritmo regolare, li rende più scontrosi e meno comunicativi. Almeno è questo il parere di Toni Nadal. “E’ come se Rafa fosse diventato più duro nel corso degli anni”. E’ possibile, anche perchè lo zio non gli ha mai fatto sconti, come quando lo obbligò ad allenarsi alle 9 del mattino dopo aver vinto un torneo giovanile in Sud Africa ed era appena tornato a casa. La storia parla di un campione da storia, forse da leggenda. 14 Slam e 64 titoli ATP sono in cascina, ma c’è ancora qualcosa da scrivere. “Credo che la mia severità, alla lunga, gli abbia fatto bene. Deve sapere che c’è l’obbligo di migliorarsi in continuazione. E’ sempre più difficile aggiustare dei dettagli, ci sono momenti in cui è più ricettivo di altri”. Rafa ha ancora qualche anno di carriera, tante speranze, qualche incertezza e una grande certezza: il suo team. Non lo cambierà per nulla al mondo. “E io non ho nient’altro in programma – dice Toni – lavoriamo insieme da troppo tempo per pensare a un possibile cambio. Dobbiamo soltanto restare uniti, perchè è quello che facciamo sin da quando aveva tre anni". Può dormire sonni tranquilli.