Il torneo ATP di 's-Hertogenbosch ha messo fine alla striscia negativa di Daniil Medvedev. Professionista da 4 anni, soltanto nel 2017 ha capito serve una condotta impeccabile anche fuori dal campo. “Adesso voglio dare il massimo in ogni partita”. Numeri alla mano, l'erba è la sua superficie preferita.

Daniil Medvedev pensava che la vita del tennista fosse semplice. Basta allenarsi e cercare di migliorare, pensava, per poi scendere in campo. Tutti gli altri aspetti del professionismo gli erano quasi sconosciuti: dieta, disciplina, recupero. Per esempio, se il suo match era programmato alle 19, mangiava tranquillamente panna cotta durante il pranzo. E capitava spesso che la sua colazione fosse a base di croissant. Quasi normale, visto che si allena a Cannes. Dopo ogni match, si comportava come un tennista della domenica. Niente bagni ghiacciati, soltanto un po' di stretching e saluti a tutti. “Credevo che il miglior riposo sarebbe stato sdraiarsi sul letto e guardare un po' di TV” ha detto il russo, che in questi giorni è impegnato al torneo ATP di 's-Hertogenbosch. Ha superato Yuki Bhambri ed è atteso, negli ottavi, da Fernando Verdasco. Medvedev è professionista dal 2014, ma per lungo periodo ha ignorato i consigli di chi gli stava accanto. D'altra parte, prima di fare irruzione tra i top-100 ATP, non aveva le risorse per assumere uno staff di professionisti. “Quando sei costretto a giocare Challenger e Futures, c'è un po' di preoccupazione per il futuro – racconta Daniil – dunque tendi a risparmiare più soldi possibili”. A fine 2016, l'agognato rientro tra i primi cento. Da allora sono successe tante cose. L'anno scorso ha colto la più bella vittoria in carriera, a Wimbledon, superando Stan Wawrinka. Ha chiuso la stagione qualificandosi per le Next Gen ATP Finals, e quest'anno si è aggiudicato il suo primo titolo ATP, sul cemento di Sydney.

SVOLTA A SHANGHAI
In effetti, qualcosa è cambiato: ha imparato a comportarsi da professionista. Meno croissant, più zuppe d'avena. “Uno dei miei obiettivi per quest'anno è lavorare di più su me stesso, su tanti aspetti, e mettere tutto insieme”. Pur essendo russo sia di nazionalità che per atteggiamenti, si fa seguire da un coach francese, Gilles Cervara. I due lavorano insieme da quattro anni. Fino all'anno scorso, capitava che Cervara si disperasse per la condizione atletica del suo allievo. Quando Daniil gli diceva di essere al 100% prima di un esercizio per migliorare il gioco di gambe, lui allargava le braccia. “Lasciamo perdere. Se il tuo 100% è questo, è inutile”. Non è stato semplice convincerlo a cambiare approccio. D'altra parte, se un certo tipo di condotta lo aveva portato tra i top-100, perché cambiare? “Per me è stato difficile spingerlo a cambiare – dice Cervara – non gli importava niente, nemmeno quello che mangiava. Non aveva una grande consapevolezza”. Il punto di rottura era sempre più vicino, ed è arrivato durante il Masters 1000 di Shanghai. I due hanno avuto una franca chiacchierata: semplicemente, non poteva andare avanti così. Medvedev (che non ha legami di parentela con l'ex top-5 ATP e finalista al Roland Garros 1999) ha recepito ed è corso ai ripari, ingaggiando il fisiologo Yann Le Meur, collaboratore del Monaco FC. Oggi è cambiato tutto: Daniil è diventato attento e scrupoloso. Due volte al giorno, compila un questionario sul suo telefonino in cui annota come si sente. Il suo staff ha accesso al diario e stabilisce come comportarsi.

ERBA AMICA
​Cervara avrebbe potuto forzare i tempi, ma ha preferito aspettare la maturazione interiore del suo allievo. Ha voluto che arrivasse a pensarla come lui, prima di proporre qualsiasi aggiustamento. “Sapevo da tempo cosa bisognava fare, ma le cose vanno fatte un posso alla volta. A Shanghai, Daniil era pronto ad ascoltare i suggerimenti". I risultati sono stati immediati: a gennaio si è imposto a Sydney. “Vincere questo torneo mi ha dato grande fiducia, subito dopo la preparazione invernale, ha dimostrato la bontà del lavoro. Ti mette nella giusta direzione – ricorda Corvara – mentre Daniil ha pensato che, se ce l'ha fatta una volta, può farlo ancora”. Da allora non ha effettuato grandi progressi, ma adesso arriva la parte della stagione più adatta al suo tennis. Lo dice il suo stile di gioco, fatto di colpi tesi e privi di rotazione, lo ribadiscono i risultati: sull'erba ha vinto 10 partite su 15. Si è presentato a 's-Hertogenbosch dopo una striscia di cinque sconfitte di fila, sulla terra battuta. La serie si è subito interrotta, ma adesso bisogna confermare almeno il risultato dell'anno scorso. In Olanda aveva raggiunto i quarti, poi si era ripetuto al Queen's, infine si era spinto in semifinale a Eastbourne. A coronare un mese d'oro, la vittoria su Wawrinka a Wimbledon (anche se si era fatto notare anche per la monetina lanciata polemicamente all'arbitro dopo la sconfitta contro Bemelmans). “Oggi vorrei essere il più solido possibile – ha detto Medvedev – la cosa più importante è dare il massimo. Anche se perdo, voglio aver dato tutto. Significa che il mio avversario è stato più bravo e non ho potuto fare niente”. Per tutelare la sua classifica, in queste settimane avrà bisogno di essere più bravo lui.