La lussuosa “Caja Magica” si trova a San Fermin, quartiere povero di Madrid, dove il reddito pro capite è di 16.000 euro. Ma i ragazzi del posto sono attratti dalle luci e dai colori del tennis.
Gli abitanti di San Fermin guardano con curiosità la "Caja Magica" (Foto El Pais)
Di Riccardo Bisti – 10 maggio 2012
Dalle parti della “Caja Magica” si aggira un ragazzino di 14 anni. Si chiama Rocio e sospira. “In quel negozio di scarpe, la più economica costa 150 euro…non è un posto che fa per noi”. Eppure il quartiere di San Fermin è casa sua, dove è nato e cresciuto. Solo che qualche anno fa hanno pensato bene di costruire un mega-impianto tennistico. Non è un quartiere ricco, tanto che qualcuno potrebbe definirlo un “dormitorio”. Ma i bambini sono attratti da luci e colori, così Rocio trascorre intere giornate fuori dagli ingressi insieme a cinque amici. Aspetta che qualche spettatore (ricco, annoiato) esca e gli regali il biglietto anziché buttarlo via. E’ l’ “altra Madrid” raccontata dal quotidiano “El Pais”. Un gruppo di spettatori accetta e regala quattro biglietti, ma i bambini sono in sei. Due restano fuori, seduti sulle pietre sperando di poter entrare in un luogo costato 294 milioni di euro. Una cifra che stride con il reddito pro-capite del quartiere di San Fermin: 16.030 euro a testa, roba da operai di medio basso livello. Una cifra che stride con le Mercedes che scarrozzano giocatori e giocatrici dai campi all’hotel ufficiale. Una sola di queste vettura costa tra i 20 e i 40.000 euro. E le abitazioni? Oscillano sui 72 metri quadrati di ampiezza. Un campo da tennis ne occupa 195. Sono due mondi separati eppure così vicini, separati da un cartello che avvisa: “Ogni uscita è definitiva”. Chi è andato a vedere un torneo di tennis lo sa bene. Una volta che ti strappano il biglietto sei destinato a restare lì tutto il giorno. Se te ne vai non rientri più (salvo improbabili trattative con gli addetti).
Insieme all’amica Sheyla, il buon Rocio ha messo piede nella “scatola magica” inaugurata nel 2009, facendo felice Ion Tiriac e tutti quelli che sperano di portare a Madrid le Olimpiadi del 2020. Dovessero battere la concorrenza di Doha, Istanbul, Tokyo e Baku, ospiteranno il torneo di tennis proprio qui. Chissà su quale superficie. Fuori dall’impianto ci sono un centinaio di poliziotti e guardie private che controllano gli ingressi e le zone circostanti. Dentro, i quattro ragazzi gironzolano come entrati nel paese dei balocchi. Tengono stretti i loro biglietti dal valore di 15 euro e le contromarche che ti vengono date ogni volta che esci da uno stadio. Il loro biglietto non dà diritto ad entrare sul campo centrale, ma per loro è sufficiente essere entrati. Il più spigliato del gruppo si chiama Alejandro. Ha 14 anni e vede un videogioco di tennis. Se vinci c’è in palio una maglietta. Il ragazzino prima di lui non vince neanche un game, lui ce la fa. Si palesa un altro gruppetto. Sebastian, Josè Luis e Ana vivono a San Fermin. Entrati con le stesse modalità, girano fieri con tutti i gadget che sono riusciti a portare a casa: rasoi, palle da tennis, una borsa…mentre Serena Williams sta giocando il suo match di primo turno, si accorgono che c’è uno zaino abbandonato. Lo aveva lasciato lì un addetto della controlleria. Non è dato sapere se lo hanno rubacchiato o meno. Dentro l’impianto trovano spazio anche 14 guardie del corpo che accompagnano i tennisti quando girano nelle aree pubbliche e 172 addetti alla sicurezza. Due di loro hanno ricevuto un avviso. All’ingresso del quartiere ci sono tre persone che ammirano da lontano le Mercedes utilizzate dai giocatori. “Ragazzi, non potete stare qui”. I ragazzi si alzano, scherzano e se ne tornano a passeggio per le strade di San Fermin. In fondo è il loro quartiere.
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