Marca svela che nei tornei ITF spagnoli la situazione è diventata insostenibile: una gruppo di scommettitori fa il bello e il cattivo tempo, minacciando giocatrici e organizzatori. Hanno persino chiamato la polizia per essere ammessi dopo essere stati cacciati. 

Ci stiamo rapidamente avvicinando a un punto di non ritorno: il tennis ha bisogno di risolvere, una volta per sempre, la piaga delle scommesse. Il recente reportage effettuato da Marca, quotidiano sportivo spagnolo, su quello che accade nei tornei ITF iberici, conferma una volta di più che la vicenda si è fatta insostenibile. Strani soggetti orbitano nei club, ronzano attorno ai giocatori (meglio se giovani e inesperti) e spesso – a voler credere a quanto scritto – tutto deflagra in minacce. Il problema si diffonde a macchia d'olio ed è alimentato dalla tecnologia, che oggi consente di scommettere da ogni angolo del globo. Basta un dispositivo elettronico, una connessione a internet, e il gioco è fatto. Il reportage di Marca, dedicato ai piccoli tornei ITF femminili, inizia raccontando una scena ai limiti del surreale. Durante un torneo a Valdebernardo, Madrid, uno spettatore avrebbe detto a una giocatrice: “Se perdi il servizio ti do 5.000 euro”. Una scena da film, eppure si sarebbe tutto svolto nella massima impunità. Questi soggetti si riversano in massa nelle tribune dei tornei minori per due ragioni: la presenza sul posto consente di scommettere in tempo reale, ancora prima che le quote vengano aggiornate. I vari livescore, infatti, aggiornano i risultati con 20-30 secondi di ritardo. E poi le tenniste sono vulnerabili: giovani, senza troppi soldi, giusto i genitori e qualche coach. E' più facile fare i bulli con chi non può difendersi. Secondo Marca, l'organizzazione è composta da alcune decine di ragazzi, tutti maschi, di età compresa tra i 20 e i 30 anni. Vengono spediti ai tornei per scommettere e minacciare le giocatrici, specie se non accettano le loro proposte. Forti di una certa superiorità numerica (i tornei ITF non fanno certo registrare il tutto esaurito…), spesso creano un clima di terrore e paura. Le strutture pubbliche non hanno la possibilità di cacciarli, quelle private ci provano ma non è così semplice. L'ITF ha invitato i vari organizzatori ad allontanare chi utilizza con frequenza i dispositivi portatili.


MINACCE A TENNISTE E ORGANIZZATORI

Tuttavia è capitato che il giorno dopo si ripresentassero, accompagnati dalla polizia del posto, esigendo l'ammissione. La legge è dalla loro parte. Se anche un torneo si gioca in un club privato, i divieti devono essere specificati nel dettaglio, con appositi cartelli. Al recente torneo challenger di Manerbio, per esempio, c'era un cartello all'ingresso in cui era specificato il divieto di utilizzare strumenti elettronici e trasmettere i risultati (ricordate il caso del cittadino britannico arrestato in Australia perché mandava i punteggi bypassando i livescore?). Eppure, un paio di soggetti si erano comunque infilati all'interno del club. Il supervisor Carmelo Di Dio ha chiesto al fotografo del torneo di immortalarli, e ha messo loro una persona alle calcagna. Si tratta di operazioni complesse, ancora più difficili se i soggetti in questione sono molti e il torneo è piccolo, con uno staff ridotto all'osso. E' di qualche settimana fa la notizia delle squalifica dei due polacchi, Piotr Gadomski e Arkadiusz Kocyla . Uno di loro ha parlato, raccontando di essere stato avvicinato da un paio di soggetti nel suo hotel. Lui li avrebbe allontanati, pur senza denunciare l'accaduto alla Tennis Integrity Unit. Sembra che negli ITF spagnoli (ce n'è uno ogni settimana…) la situazione sia diventata insostenibile. Ci sono intimidazioni, persino litigi…E' capitato che alcune giocatrici fossero raggiunte al telefono da presunti giornalisti, chiedendo informazioni sul loro stato di forma e su presunti infortuni. “Allora non ti impegnare troppo domani, magari puoi peggiorare la situazione…”. Pare che le minacce di morte non si limitino alle tenniste, ma raggiungano anche gli organizzatori. Per e-mail, tramite i social network, addirittura di persona. “Guarda che se non ci fai entrare può succedere qualcosa a te e alla tua famiglia…”.


ABOLIRE LE SCOMMESSE NEI TORNEI MINORI

Si è sviluppata una guerra senza quartiere, con tanto di corruzione di basso livello. Provano a corrompere gli addetti dei circoli, allungando banconote per 500 euro in cambio dell'ammissione al circolo “tanto il tuo capo non lo verrà mai a sapere”. Intanto le giocatrici hanno paura e nessuna sembra essere disponibile a raccontare la propria esperienza. In teoria, i supervisor dei tornei hanno la possibilità di bloccare le scommesse per i loro tornei. E' capitato che lo facessero, ma quando il fenomeno è diventato frequente sono piovute le minacce anche per loro. Il fenomeno si è diffuso a macchia d'olio e ha varcato i confini della Spagna, diffondendosi anche in Italia e in Francia. E' giusto che se ne parli, in modo che le istituzioni si rendano conto che la situazione è diventata insostenibile. La soluzione è sotto gli occhi di tutti, anche se potrebbe essere dolorosa: vietare le scommesse in tutti i tornei ITF e Challenger, dove i tennisti sono troppo vulnerabili. Il resto (dall'aumento dei montepremi ai controlli all'acqua di rose) sono palliativi. Non risolveranno mai il problema.