L'immediata sconfitta a Chengdu sembra una sorpresa, ma in realtà il 2017 di Dominic Thiem è stato a due facce: strepitoso sulla terra battuta, poco più che mediocre altrove. Il ranking ATP lo premia (e crescerà ancora), ma l'austriaco rischia di diventare un giocatore monocorde, ancor prima che uno specialista del rosso.

Il ragazzo è bravo ma non si applica. No, anzi. Il ragazzo si applica ma forse non è bravo o, meglio, non così bravo come si credeva. La desolante Chengdu, semi-desertico avamposto dell’imminente stagione sul cemento asiatico, ha sigillato la sconfitta numero 21 dell’altrettanto desolante percorso-2017 di Dominic Thiem. Troppo densi e sistematici ormai i KO per poter essere definiti “campanelli d’allarme”.

SPIACEVOLE CONFERMA
Già, perché più che un exploit, il capitombolo contro Guido Pella ha il sinistro suono di una spiacevole conferma. Oltre al fatto che Dominic aveva già perso contro l’argentino – Rio 2016 – il 7-6 6-4 va a incrementare un dato importante che, ripulito dai risultati sul rosso, diventa quasi imbarazzante. Delle 21 sconfitte riportate sul curriculum stagionale da Thiem, infatti, ben 17 sono arrivate contro giocatori che gli stanno dietro nel ranking ATP. La classifica media dei giustizieri nel 2017 dell’austriaco è, se possibile, ancor più preoccupante: 43. Un risultato, è giusto ricordarlo, appesantito notevolmente dal 222 di Ramanathan che lo ha eliminato all’esordio di Antalya. Contro avversari meglio classificati, invece, il bilancio non è apparentemente tragico, anzi recita 3 successi (Murray, Nadal e Djokovic, tutti rigorosamente sulla terra battuta) in 7 sfide, ma è altresì grave l’aver giocato appena sette volte partite di questo genere. Due le sconfitte contro giocatori fuori dall’élite della top-100 (oltre a Ramanathan, anche Pierre Hugues Herbert), quattro contro gente col ranking a due cifre ma non tra i primi 50.

FATTORE-TERRA
Facendo le pulci all’annata di Thiem sembra opportuno scindere il rendiconto in due macro-aree: la terra e il resto
. Si tratta di due giocatori sostanzialmente diversi: formidabile il primo, oltremodo mediocre il secondo. L’austriaco occupa al momento la settima piazza del ranking, uno status che quasi certamente si ritoccherà verso l’alto entro fine anno, se non l’altro per la presenza di due dead-man-walking (per quanto riguarda il 2017) come Murray e Djokovic che al momento lo precedono. Considerando esclusivamente i punti assommati nell’anno solare, Thiem è dietro solo a Nadal, Federer e Zverev. Un bottino di 3715 punti rastrellati in 22 tornei. Del cospicuo tesoretto, ben 2570 sono figli dei sei tornei disputati sul rosso: vittoria a Rio, finali a Barcellona e Madrid, semifinali a Roma e Parigi e terzo turno di Monte-Carlo. In buona sostanza Thiem ha edificato il 70% della sua classifica con 6 tornei, mentre il restante 30% – 1200 punti e qualche spicciolo – deriva da 12 tornei.

PIÙ DI UNO SPECIALISTA
Più che specialista della terra battuta, Thiem si sta involvendo in giocatore monocorde. Senza la libidine (per lui) di sporcarsi le calze di rosso, l’austriaco non ha incamerato neanche una semifinale sul circuito coi tre ottavi di finale raccolti negli Slam al di fuori di Parigi che sembrano la vetta più alta toccata in stagione e che suggeriscono essere dovuti quasi più alla formidabile preparazione atletica che ad altro. Nella top-ten stilata lunedì, ben sei giocatori in questa settimana occupano una posizione che coincide col personale best ranking. Alla luce di quanto fatto sin qui da Thiem risulta ai limiti del paradosso che l’austriaco toccherà quest’anno il career high, ma del resto il 2017 è un anno drogato dalle defezioni eccellenti e arrivare a situazioni del genere pare un passaggio quasi inevitabile.