Lo scozzese ammette: “Forse Vallverdu voleva diventare il mio coach. E' importante remare nella stessa direzione”. Ed è contento del suo staff attuale. “Ho lavorato sulla velocità e posso essere aggressivo sul campo. Ma non potrò farlo in ogni match”.

Di Riccardo Bisti – 14 gennaio 2015

 

Per la prima volta da quando è profondamente cambiato, Andy Murray ha accettato di parlare del suo staff. Il 2015 sarà la prima stagione senza Dani Vallverdu come confidente e Jez Green a curargli i muscoli. Sarà una strana sensazione, per lui, trovare l'ex assistant coach all'angolo di Tomas Berdych. Adesso il suo staff è ridotto ai minimi termini. Visto che Amelie Mauresmo continua a guidare la Fed Cup francese, dovrà assumere un assistant coach. Si è parlato di Loic Courteau, ex allenatore della stessa Mauresmo (e oggi al fianco di Julien Benneteau). Ma per ora non c'è nulla di concreto. La versione ufficiale della separazione con Vallverdu parlava di “accordo reciproco” e che i rapporti avevano ormai fatto il loro corso. “Ma si, l'ho vista in questo modo – ha detto nell'intervista concessa all'Independent nei giorni scorsi, durante la Hopman Cup – in un team è importante che tutti la vedano allo stesso modo. E' quello che sento oggi, mentre forse negli ultimi 4-5 mesi non era così. Non è molto divertente viaggiare quando va così”. Murray è reduce da una stagione strana. Ha chiuso al numero 6 ATP, faticando più del dovuto a riprendersi dopo l'operazione alla schiena del settembre 2013. Per la prima volta dal 2009, non ha raggiunto una finale Slam. Si è rifatto negli ultimi due mesi, vincendo tre tornei e qualificandosi in extremis per le ATP World Tour Finals. Ma nel suo entourage non regnava il buon umore. Già a Wimbledon si era diffusa la voce di un possibile malumore per l'assunzione della Mauresmo. In particolare, Vallverdu si sarebbe risentito per non essere tenuto in considerazione.


UN ATTIMO DI SMARRIMENTO

Quando gli hanno chiesto se Vallverdu può esserci rimasto male per la mancata "promozione” a head-coach, Murray ha ammesso: “Si, è possibile”. In fondo, il venezuelano aveva accumulato una certa esperienza e aveva imparato molto nel periodo accanto a Ivan Lendl. Non è un caso che un giocatore importante come Berdych lo abbia subito contattato. Tuttavia, era chiaro sin da inizio estate che Vallverdu non avrebbe assunto la direzione tecnica del progetto-Murray. “In realtà lo scorso anno ho fatto solo un torneo con Lendl, l'Australian Open. Poi nei primi sei mesi c'era soltanto lui accanto a me. Dani era il responsabile dei miei allenamenti in tutti i tornei. Forse non è andata come avremmo voluto, per questo ho sentito il bisogno di assumere qualcun altro. Credo che lui abbia una splendida chance con Berdych”. Nelle prime due settimane dopo la separazione, Murray si è sentito “strano” nel non lavorare più con Vallverdu. “Di solito lui era sempre con me, invece quando sono andato a Miami per la preparazione, e poi a Dubai, non c'era nessun altro”. Ma lo sbandamento è passato. Bisogna guardare avanti. Il futuro si chiama Amelie Mauresmo, sempre più a suo agio nel ruolo. La francese viaggerà per circa 25 settimane, un impegno superiore a quello che si era assunto Ivan Lendl. Tuttavia, verrà assunto un nome nuovo. Per lui sarà importante che il nuovo vice-coach abbia la base a Londra o a Miami. “Voglio che sia la migliore persona possibile per quel ruolo – ha confidato Murray – non deve soltanto avere questo vantaggio logistico, ma voglio anche si impegni per molte settimane all'anno”. Sul piano del fitness, è rimasto in sella Matt Little (ex collaboratore di Green). Ha già apportato alcune modifiche che avrebbero già sortito effetti positivi. Per capire se è davvero così, tuttavia, bisogna aspettare i primi match ufficiali. Abu Dhabi e la Hopman Cup restano pur sempre esibizioni.


"VOGLIO POTER ESSERE AGGRESSIVO"

“A Miami abbiamo lavorato soprattutto sulla velocità, cosa che non facevo da molto tempo – chiosa Murray – ho effettuato alcuni esercizi in spiaggia. Di solito a inizio anno, dopo la ripresa, il corpo è un po' dolente. Invece dopo il lungo match contro Feliciano Lopez ad Abu Dhabi, il giorno dopo mi sentvo molto bene. E anche con Rafa non ci sono stati problemi. Significa che la preparazione invernale è andata nel migliore dei modi”. Murray è convinto che sia importante lavorare sui punti deboli, ma anche curare quelli forti. “Quando sono veloce e mi muovo bene, tutto il mio gioco ne risente in positivo. Se sono rapido posso essere più aggressivo, e mi sembra di averlo fatto nei primi match dell'anno”. In effetti, Murray è stato spesso criticato per un gioco passivo e attendista. “Voglio avere la possibilità di essere aggressivo. Credo di averlo fatto nei primi match dell'anno, anche se non so se sarò sempre in grado di farlo. A Perth, per esempio, ha funzionato bene contro un ragazzo potente come Janowicz. Anche contro Nadal, seppure lui non fosse al massimo. Tuttavia, da come sto giocando in queste settimane, vedo già una differenza rispetto allo scorso anno. Ho avuto tempo per lavorare, mi sento bene e più sicuro”. Il nuovo Murray è convinto di aver lavorato sulle cose giuste e di aver scelto le persone adatte allo scopo. In questo momento, il team Murray sta remando nella stessa direzione. “E questo fa la differenza”. Attenzione. Lo scozzese può essere davvero una mina vagante a Melbourne, dove peraltro ha già giocato due finali. Tra i litiganti, potrebbe godere lui. A meno che Dani Vallverdu, il suo ex confidente, non abbia deciso di fargli uno scherzetto per interposta persona.