Victoria Azarenka batte in rimonta la Sharapova e vola in finale allo Us Open. Travolta all’inizio, ha fatto girare la partita ma nel terzo set non riusciva a scrollarsi di dosso la russa. Ce l’ha fatta al decimo game.
Victoria Azarenka guida con merito il ranking WTA
 
TennisBest – 8 settembre 2012

 
Quando Maria Sharapova è entrata in campo per la semifinale contro Victoria Azarenka, aveva vinto le ultime 78 partite in cui si era aggiudicata il primo set. Dopo l'autorevole 6-3 iniziale, la russa sembrava poter planare verso la finale, la seconda a Flushing Meadows dopo quella vincente del 2006. Ma non aveva fatto i conti con la rabbia agonistica di Victoria Azarenka, “meritata” ma non “giusta” numero 1. Serena è più forte di lei, ma la continuità ad alti livelli premia la bielorussa. La vittoria all’Australian Open è il simbolo di un salto di qualità che le permette di vincere partite importanti. Un anno fa, probabilmente, avrebbe perso. Invece, in una semifinale durata oltre due ore e mezzo, ha mostrato segni di ripresa già sul finire del primo set. Dopo un inizio terrificante (per lei) e super (per la Sharapova), non si è arresa e ha provato a rimettere in sesto il parziale. Sotto 5-1, ha ripreso uno dei due break di svantaggio e sul 3-5 ha avuto due palle break per tornare in partita. Tra uno strillo e l’altro (alcuni scambi si saranno sentiti fino…a Manhattan!), la Sharapova ha salvato il game e si è aggiudicata il parziale. Poi le cose sono cambiate. “Vika” ha iniziato a giostrare meglio gli scambi, utilizzando con più efficacia rotazioni e direzione dei colpi. La Sharapova ha iniziato a commettere qualche errore e sono tornati i fantasmi dei precedenti, in particolare della finale australiana. I numeri (44 vincenti a 19 per la Sharapova, ma anche 42 errori contro 19) dicono che Masha ha fatto la partita.
  
In effetti è stato così. Sapeva di non poter annullare lo scambio. E allora provava a chiudere, anche dalle posizioni più improbabili. La differenza l’ha fatta il fisico. Da quando ha sciupato il break di vantaggio in avvio di secondo (palla per il 2-0), ha iniziato a spegnersi. E solo il gran coraggio le ha permesso di tenere duro nel terzo set. Sbandava paurosamente, la Azarenka era padrona del campo ma non riusciva a staccarsi. Il suo clan, con coach Sam Sumyk e il rapper Redfoo (a cui ha dedicato il balletto dopo la vittoria), aveva paura del fotofinish. “Vika” l’ha evitato per un pelo, trovando il break decisivo al decimo game. “E’ stata una vittoria tutta cuore” ha detto. Quando le hanno ricordato l’imbattibilità nei match chiusi al terzo (primato che condivideva con la Sharapova), ha detto che non conosceva la statistica. “Ho aspettato che arrivasse la mia opportunità, giocavo punto dopo punto senza pensare al punteggio. All’inizio Maria non mi dava la chance di entrare in partita, poi è arrivato il mio momento. La finale? Vorrei giocarla già ora”. La stretta di mano è stata glaciale, i rapporti tra le due sono freddi. Non si amano, si percepisce a occhio nudo. Per questo “Vika” sarà ancora più contenta. Per lei sarà la seconda finale Slam dopo quella vinta in Australia. Avrebbe voluto giocarla con la Errani, invece le toccherà Serena Williams, con cui è sotto 1-9 nei precedenti. Per vincere ci vorrà un miracolo.