La Wozniacki si lagna per non poter giocare a Charleston, ma il suo problema è un altro: dovrebbe semplicemente riprendere a vincere qualche partita. Llodra si scusa e fa una doppia brutta figura.
Caroline Wozniacki non vince più una partita. Ma si lamenta delle norme WTA
Di Federico Ferrero – 15 marzo 2012
Caroline furiosa si è lamentata del ministero bulgaro della WTA, che a suo dire la costringe a fare ciò che vuole lui e non quello che vorrebbe lei. La questione è complicata per chi non segue (e ne ha ben donde) le regole che governano il tennis, in altre parole il motivo principale per cui tante persone guardano le partite ma quasi nessuno s’interessa di classifiche e teste di serie. Il regolamento WTA vieta a una giocatrice compresa tra le prime sei del mondo di giocare a volontà una determinata categoria di tornei, i cosiddetti Premier 700 (le donne, a parte gli Slam, hanno i Premier a loro volta divisi in Premier obbligatori, Premier 5 e Premier 700, quelli dal montepremi di 700.000 euro, che per loro sono pochi soldi). La Wozniacki ne può giocare solo due. Aveva scelto Dubai e Stoccarda. Così facendo, però, le viene inibita l’iscrizione al Premier 700 di Charleston, che l'anno passato aveva vinto, e lei trova tutto questo ingiusto. Così come trova sleale non poter giocare, come un tempo faceva, tutti i tornei che desidera: una volta entrata nelle prime dieci del mondo non si è più libere di iscriversi a proprio piacimento agli eventi in giro per il mondo. Il problema esiste, ma c'è una ragione. Il governo del tennis femminile, stufo di ritiri e di sparizioni dell'ultimo minuto, negli anni recenti ha messo a punto un piano con regole stringenti per far sì che le migliori siano sempre presenti nei grandi appuntamenti e si infortunino di meno. Numeri alla mano, la cosa funziona. Non è una regola ottima: effettivamente suona male impedire a un'atleta di partecipare a un torneo quando ha la classifica sufficiente per farlo, ma la si può anche vedere diversamente: come la WTA non permette più ai baby fenomeni di giocare a tempo pieno nel circuito, anche la limitazione del calendario può essere giustificata con l'esigenza di tutelare la salute delle giocatrici più forti (e la loro durata nel Tour, che è un interesse economico primario della WTA).
Del resto Wall-zniacki, che questa notte ha perso una partita davvero mediocre contro Ana Ivanovic, è l'unica giocatrice a voler giocare sempre di più, o una delle poche (Jankovic è un’altra che, potesse, giocherebbe anche due tornei alla settimana). Solitamente le lamentele delle star sono di senso opposto: vorrebbero quasi tutte giocare di meno e, magari, non avere neanche degli obblighi da rispettare. Il suo, insomma, non è un discorso di principio ma di bottega: siccome non riesce più a vincere vorrebbe ottenere il lasciapassare per recuperare i punti persi con una programmazione intensissima, quasi folle come quella delle sue prime stagioni da professionista. Il fatto è che Caro non dovrebbe giocare il doppio rispetto a oggi: dovrebbe giocare meglio. La vicenda farsesca dell'allenatore fantasma dello scorso anno, la collaborazione durata un chiaro di luna con Ricardo Sanchez in questo inizio di 2012 sono sintomi di un qualcosa che non va, qualcosa di grave. Gioca male. Ha paura di perdere (e perde). Il dritto è un colpo esclusivamente difensivo e pure falloso. Fa sempre le stesse cose. Limitarsi a rintuzzare gli attacchi altrui può funzionare con la Arvidsson, meno con la concorrenza di altissimo livello. È sacrosanto che Caroline abbia perso – cosa che non succedeva dagli Us Open del 2009 – un posto tra le prime 4 del mondo, perché oggi vale a stento una top ten e può ringraziare che Kim, Venus e Serena siano – su base annua – delle turiste del tennis. Non le manca quantità: le serve qualità. Quella che, evidentemente, suo padre non le riesce a offrirle ma che il Wozteam non ritiene di sostituire o sorreggere con un vero coach.
PS. Menzione d’onore per quel galantuomo di Michael Llodra. Lo stesso che aveva dato del mercante del suk a Mohammed El Jennati, arbitro marocchino, durante gli ultimi Open di Francia. Dopo aver apostrofato come «puttana cinese» una ragazza (coreana, ma si sa: i razzisti sono scarsi anche in geografia) rea di fare il tifo per Gulbis a Indian Wells, in conferenza stampa si è scusato dicendo di amare il popolo cinese, e che con una cinese lui ci andrebbe a letto. Spero faccia doppio fallo su tutte le palle break di qui alla fine dell’anno. Gli auguro anche che non abbia, prima o poi, a difendersi da qualche altro tipo di accuse. Magari mosse dalla Tennis Integrity Unit. Ma così, per dire.
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