Tra le novità delle Next Gen ATP Finals ci sarà la libertà di movimento per gli spettatori. Qualcuno ha storto il naso perché ritiene che il pubblico, così disciplinato, sia uno degli aspetti distintivi del tennis. Forse è vero, ma noi siamo favorevoli alla novità. Detto che gli spettatori delle prime file dovranno comunque seguire il codice di comportamento tradizionale, finalmente trova concretezza uno dei punti segnalati dalla mitica inchiesta di Sports Illustrated: “Is Tennis Dying?”, datata 1994. Non era il miglior momento per il nostro sport, così si ipotizzarono una serie di modifiche. Tra queste, la libertà di movimento per il pubblico. “Come è possibile che un battitore di baseball possa tirare una palla a 150 km/h con 80.000 persone che urlano, e un tennista non possa giocare una volèe se uno spettatore starnutisce?”. Riflessione sacrosanta, estendibile a quasi tutti gli sport. Un buon esempio di quello che sarà si è visto proprio a Roma. Mentre si stava ultimando il programma sui campi secondari, il vicino Stadio Olimpico era in ebollizione per la finale di Coppa Italia tra Juventus e Lazio. In campo c'erano Pablo Carreno Busta e Roberto Bautista Agut (sul campo accanto, un doppio femminile: Babos-Hlavackova contro Arrubararrena-Parra Santonja). Mentre dallo stadio provenivano i cori dei tifosi, onestamente fastidiosi, i due spagnoli hanno continuato come se niente fosse. La qualità non ne ha risentito, anzi, è stato un match bello e coinvolgente. L'ha spuntata Bautista al decimo gioco del terzo set, peraltro dopo aver annullato 6 palle break sul 2-2, in un game durato 25 punti e una ventina di minuti. Insomma, se i cori da stadio e il ronzio del pubblico non hanno dato fastidio ai giocatori, non vediamo perché la libertà di movimento debba essere un problema. Non abbiamo visto un solo gesto di disappunto, neanche quando gli elicotteri della polizia svolazzavano sopra i campi….
IL FOOTBALL AMERICANO DI SOCK – Sarà pure cresciuto sul cemento, ma Jack Sock si trova piuttosto bene sulla terra battuta. D'altra parte, il suo dritto è il più arrotato del tour, più di quello di Nadal. E' stato calcolato che la sua palla raggiunge i 3.600 giri al minuto. Il buon Jack, tuttavia, sarebbe stato un ottimo giocatore NFL. In players lounge ha preparato i suoi match…lanciandosi una palla da football americano con il suo coach. Lanci degni di un quarterback, potenti e precisi. Per questo non ci siamo stupiti quando, dopo aver incassato un break contro Jiri Vesely, ha scagliato una pallina dalla rabbia. Come minimo, sarà finita nel parcheggio dello Stadio Olimpico. Mohamed Lahyani non gli ha dato neanche un warning, lui ha vinto 7-6 al terzo. E oggi sfida Nadal.
LA DIPLOMAZIA (E LA SIGNORILITA') DI NADAL – Il maiorchino ha giocato tre game, poi il ginocchio di Nicolas Almagro ha fatto crack. In campo si è sincerato delle condizioni del connazionale, poi in conferenza stampa si è mosso da abile diplomatico. Gli hanno chiesto un parere sulle condizioni dei campi, già criticate da più giocatori. Lo stesso Djokovic ha detto che sono peggio di due anni fa, quando ci furono un bel po' di mugugni. “I campi non sono male, ma probabilmente non sono i migliori del tour – ha detto Nadal – è un buon campo, però è vero che a Monte Carlo e Barcellona sono incredibili. Anche a Madrid sono migliorati in modo incredibile dopo l'esperimento della terra blu. Hanno ricostruito. Prima della terra blu, i campi non erano buoni. Ma poi hanno ricostruito tutto e sono migliorati in modo incredibile, no? Non so cosa accada a Roma durante l'anno, ma è più facile mantenere un campo in perfette condizioni se c'è un club per tutto il tempo. A mio parere, i campi non sono male. Sono buoni, ma non sono perfetti”. Insomma: secondo Nadal, i campi del Foro Italico sono peggio di quelli di Monte Carlo e Barcellona. Forse anche di quelli di Madrid. Rafa si è confermato un campione di umanità quando ha salutato, con un abbraccio, Linda Christensen, addetta alla trascrizione delle conferenze per conto di ASAP Sports, la società che si occupa di trascrizione istantanea di parecchi eventi sportivi. Tornati a Roma nel 2016 dopo qualche anno di assenza, offrono un servizio di notevole qualità. Consapevole del gran numero di sue conferenze che la Christensen avrà dovuto trascrivere, Rafa l'ha salutata calorosamente.
IL RITROVO TRA KRUPA E ZAVIALOFF – Nel pomeriggio si sono sfidate Barbora Strycova e Timea Bacsinszky. Si è imposta la svizzera, più tranquilla e abile nello sfruttare i suoi punti forti e le decine di errori della ceca, molto nervosa. Ma è stato curioso l'incrocio tra i due coach: Tomas Krupa e Dmitri Zavialoff. I due si erano già “fronteggiati” sette anni fa al Foro Italico, quando si trovavano sulle panchine di Tomas Berdych e Stan Wawrinka. Zavialoff è stato più importante per lo svizzero di quanto Krupa lo sia stato per il ceco, ma è stato curioso trovare due top-coach ATP ad allenare nel circuito WTA, peraltro due giocatrici meno blasonate degli uomini allenati in precedenza. E' la dura vita degli allenatori di tennis, una delle categorie meno tutelate in assoluto. Chissà se i due ricordavano l'incrocio di sette anni fa. E chissà cosa pensano della situazione attuale…
TOMMY HAAS COME PANATTA – E' stato quasi magico che l'ultima partita di Tommy Haas al Foro Italico (dove è stato finalista nel 2002) si sia giocata sul Campo Pietrangeli. Già, perché dopo la sconfitta il tedesco ha lanciato le sue racchette sugli spalti, regalandole al pubblico festante. Un allegro commiato per un giocatore che sta svolgendo una specie di tour d'addio. Proprio come accaduto 34 anni fa ad Adriano Panatta, dopo la sconfitta in Coppa Davis contro l'Argentina, suo ultimo match in carriera. Un bambino si avvicinò, chiedendogli in omaggio una racchetta. “No, te le do tutte. Smetto di giocare” rispose Panatta. E' straordinario che sia successo esattamente nello stesso campo. Ed è ancora più straordinario che Haas, con ogni probabilità, non conoscesse l'aneddoto.