I Mama Kids, una rockband spagnola un po’ di nicchia, ha riservato ad altri la sua creatività. La canzone “Quiero ser como Tù”, (vorrei essere come te), è dedicata al ciclista Alberto Contador. Probabilmente hanno sbagliato bersaglio. Contador ha avuto i suoi problemi, anche se poi si è risollevato. Ma non c’è dubbio che ci sia solo un personaggio in grado di mettere d’accordo tutti gli spagnoli, probabilmente anche baschi e catalani: Rafael Nadal. I suoi successi restano leggendari e ineguagliabili per lo sport spagnolo: non solo le vittorie, ma la capacità di non arrendersi mai e di risorgere ogni volta dalle proprie ceneri. Non è semplice capire quando Rafa sia importante per la società spagnola. Adesso lo è un po’ meno, perché il giornalista Javier Marin ha scritto un articolo in cui racconta di aver sognato di essere Rafa. Ma non si è goduto il sogno, anzi, si è svegliato con sudori fretti. Perché essere Rafa è tremendamente difficile. Anche soltanto sognarlo.
Di JAVIER MARIN
“Ieri ho sognato di essere te. Si, te. Rafa Nadal. Non è stato divertente, nonostante quello che potrebbero pensare in molti. Mi sono svegliato pieno di sudori freddi. Hai presente la sensazione di cadere da un precipizio durante un sogno? Ecco, è quello che ho provato quando un sempliciotto come me era Rafael Nadal. Non è stato un sogno piacevole, e sai perché? Perché è molto difficile essere come te. A 18 anni di età ti sei messo sulle spalle il tuo paese, la tua nazionale, per ottenere un punto importantissimo in Coppa Davis contro Andy Roddick, numero 2 del mondo. Poi Carlos Moya avrebbe dato alla Spagna la sua seconda Coppa Davis. La prima pietra però l’avevi messa tu, Nadal. Avevi appena iniziato ed eri già un punto di riferimento. E’ dura essere Rafael Nadal?
Perché hai un sacco di pressione. Campione. Campionissimo di tutti. E campionissimo nel modo di vincere tutto. Maestro della terra e guerriero sulle altre superfici. Sei riuscito a dare una speranza alla Spagna. La speranza che tutto sia possibile, e che una vittoria si può ottenere tanto a Parigi come a Londra, tanto sulla terra come sull’erba. Abbiamo soltanto bisogno di credere in noi stessi. E tu non puoi mai smettere di crederci, perché sulle tue performance sono impostate le gioie di una nazione. E’ difficile?
Perché sei un idolo nazionale. Portabandiera ale Olimpiadi di Londra, dove non hai potuto partecipare alla cerimonia e nemmeno giocare a causa di un infortunio, forse la tua sconfitta più dolorosa. Portabandiera ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, dove hai alzato la bandiera spagnola il più in alto possibile nel cielo brasiliano. Se fosse per gli spagnoli, saresti scelto come portabandiera ancora una volta, senza alcun dubbio. A occhi chiusi, ognuno direbbe di voler essere rappresentato da Rafael Nadal. Una sola persona vanta la fiducia di tutto il paese. Da quella posizione una caduta potrebbe essere molto dolorosa, no?
Perché…perché…perché…potrei elencare decina di migliaia di ragioni per cui è difficile essere un leader nel tuo paese. Essere un pioniere in qualsiasi cosa comporta una grande responsabilità. Ma essere pioniere nel portare speranza e convinzione per ottenere quello che si desidera è quasi impossibile per un essere umano, a maggior ragione per tanto tempo. Ci sono tanti “perché”, ma basta un “ma” affinché questi svaniscano, in modo che i “perché” perdano significato e il “ma” si riempia di importanza. Vi presente il famoso “ma”: Rafael Nadal Parera. Non esiste una schiena più forte e solida per caricarsi di una responsabilità così grande, e soprattutto godersi questo cammino come se stessimo parlando di un bambino con i giocattoli nuovi. Ieri ho sognato di essere un leader, un punto di riferimento, un idolo per tutti coloro che hanno depositato sogni individuali nella forza e nella speranza trasmesse da un uomo con una racchetta in mano. Stanotte ho sognato di essere te, Rafa, e ho sentito paura e invidia. Paura per tutto quello che devi sopportare, e invidia per la tua splendida capacità di sopportarlo.”