Agli Australian Open juniores trionfa il beniamino di casa Luke Saville, mentre tra le donne splende la nuova Williams: Taylor Townsend…

di Daniele Rossi – foto Getty Images

 

Australiano, capelli biondi, cappellino calcato in testa, solidità da fondocampo e tanta grinta. Americana, nera, fisico imponente, potenza e determinazione. Sembrano i ritratti di Lleyton Hewitt e Serena Williams, ma possiamo tranquillamente mutuarli per Luke Saville e Taylor Townsend, i vincitori del torneo juniores degli Australian Open.

Australia e Stati Uniti, due super-potenze del tennis in crisi, scoprono così due campioncini in erba, anche se sappiamo che la vittoria di uno Slam juniores non sempre coincide con una luminosa carriera nei Pro.

Luke Saville sembra però avere tutte le carte in regola per sfondare. Nato l'1 febbraio 1994, Luke è in vetta al ranking Itf e può già vantare una vittoria a Wimbledon, quella dell'anno scorso ottenuta contro il britannico Liam Broady, scioltosi per la tensione al terzo set.

A Melbourne, Saville ha fallito le qualificazioni nel torneo maggiore, ma si è rifatto con gli interessi in quello juniores. Solo due set ceduti nella sua corsa, in cui ha sconfitto anche Adam Pavlasek, fidanzato di Petra Kvitova, per poi battere in finale il canadese Filip Peliwo, testa di serie numero 7. L'aussie dunque non ha deluso le aspettative, onorando la sua prima testa di serie e sfruttando il fattore casalingo. Provenienza e aspetto fisico hanno fatto subito urlare al nuovo Hewitt, ma Luke rispetto a Rusty è molto più alto e spinge meglio di diritto che di rovescio. Tuttavia la grinta e la lucidità in campo ricordano molto quella di Rusty, tra l'altro protagonista di un ottimo torneo finito solo al cospetto di Djokovic. E' ancora presto per prevedere il futuro di un ragazzo non ancora 18enne, ma l'Australia dopo anni di oblio, sembra aver trovato finalmente nuovo materiale di valore, con Bernard Tomic in testa.

 

La vittoria di Saville era nell'aria, mentre in pochi davano credito a Taylor Townsend, partita come testa di serie numero 14. L'americana invece ha distrutto le sue avversarie cedendo solo due set nell'arco del torneo, uno alla russa Yulia Putintseva in finale. Un trionfo per questa ragazzona nata il 16 aprile 1996 e quindi neanche 16enne, che ha vinto anche il torneo di doppio in compagnia della connazionale Gabrielle Andrews. Assolutamente inevitabile il paragone con Serena Williams, che sembra aver dato vita ad una sua reincarnazione 15 anni più giovane. Taylor dovrà lavorare sul piano fisico, ma tecnicamente sembra già piuttosto performante, potendosi avvalere anche di un ulteriore arma, quello di essere mancina. Adesso immaginatevi una Serena Williams mancina che sa giocare anche a rete e ditemi quale giocatrice potrebbe fermarla.

Una boccata d'ossigeno anche per gli Stati Uniti dunque, che per il dopo “sister-power” hanno già trovato l'alternativa, altettanto “ebony” in Taylor Towsend e Sloane Stephens, classe '93 e già numero 85 del mondo.

 

Doloroso notare come nel tabellone femminile ci fosse solo un'italiana, Camilla Rosatello, eliminata al terzo turno dalla ceca Krejcikova, mentre erano tre gli azzurri nel main draw maschile. Pietro Licciardi e Mattia Donati sono usciti al primo turno, mentre Stefano Napolitano (che era testa di serie numero 8), è stato sconfitto al terzo turno dal britannico Ward-Hibbert.  

 



 

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