La versione più pesante e agonistica della linea Extreme, adatta a picchiatori veri. Attrezzo super interessante che necessita di un set up preciso con le corde.TennisBest – 4 settembre 2014
Scheda tecnicaNome: Head Graphene Extreme Pro
Lunghezza: 68,5 cm
Profilo: 24-26-23 mm
Ovale: 100 pollici
Peso: 334 gr
Bilanciamento: 32 cm
Inerzia: 324 punti
Rigidità: 68 RA
Schema incordatura: 16×19
A chi la consigliamo
All’agonista che ama spingere tanto, sempre e comunque. Che ama il top spin ma anche la botta piatta, per sfruttare l’enorme stabilità. Che non disdegna di chiudere a rete e vuol far male col servizio. Che non pretende la massima sensibilità, né che aiuti esageratamente in difesa. E che necessita di un set up con le corde ben preciso.
Test in laboratorio
Peso e ovale ormai tradizionali (300 grammi e 100 pollici), in linea con la sorellina MP, con il profilo allargato fino a 26 mm per offrire spinta e stabilità all’impatto. Rispetto alla MP, il bilanciamento è meno spostato verso la testa, per offrire adeguata manovrabilità. Il valore di inerzia è molto buono. Lo schema di incordatura 16×19 garantisce buona velocità di uscita della palla e resa delle rotazioni. La rigidità del telaio garantisce un impatto secco, come piace agli agonisti puri.
Test in campo
Lorenzo, 42 anni, classifica 3.5
Mi ha sorpreso: pensavo ad una copia della Pure Drive Roddick, invece è tutt’altra cosa. La palla esce meno facile, così come il top, ma la botta piatta è impressionante, come controllo e precisione. Volendo proprio paragonarle, direi che è una Roddick più agonistica, nel senso di un impatto più secco, di maggior controllo e minor facilità esecutiva. A essere bene allenati, i compromessi tra potenza e controllo sono impressionanti, ma se molli un attimo, allora non trovi profondità facilmente. Bisogna sbracciare con assoluta fiducia. Se i telai agonistici tradizionali sono diventati troppo complicati, un passaggio con la Extreme Pro è d’obbligo.Paolo, 25 anni, classifica 3.2
Che si potesse spingere alla grande era scontato, ma che controllo! Certo, la palla non esce da sola, serve che il braccio aiuti, ma la metti dove vuoi. Questa è la caratteristica principale perché con questo genere di racchette generalmente picchi con facilità ma non sai dove tiri. L’impatto è secco, “senti” bene la palla sul braccio, un feeling più tipico da telaio tradizionale che da tubolare. Oh, bella davvero.Flavio, 16 anni, classifica 4.1
Bella tosta, come piace a me. Posso finalmente picchiare in totale fiducia e anche se non ti aiuta tantissimo in fase difensiva, non importa: a me piace sempre spingere. Una vera racchetta per il giocatore moderno: spingi, spingi, spingi, chiudi facile a rete e col servizio mi pare di aver aggiunto qualche km di velocità.Teresa, 28 anni, classifica 3.4
Come la MP, anche questa la manovro bene. Vero che ci sono 15 grammi in più ma il bilanciamento un centimetro in più verso il manico non la rende necessariamente più difficile da manovrare. Se fossi sempre ben allenata, opterei per la Pro perché i miei colpi fanno più male, ma visto che non sono sempre ben allenata, mi tengo la MP.Luigi, 58 anni, classifica n.c.
Non fa per me: troppo pesante, troppo demanding, come dicono i miei amici americani. Se la MP mi sembrava duretta, con questa fatico quando sono in ritardo (spesso e volentieri) e mi affatico troppo nella spinta. Certo, quei quattro colpi che tiro a tutta offrono una sensazione meravigliosa…Filippo, 50 anni, classifica 4.3
Ho sbagliato tre colpo in un’ora ma senza mai trovare profondità. Con umiltà, torno alla versione MP.La corda ideale
Ecco, se nella MP il set up delle corde è importante, con la Pro diventa elemento fondamentale. L’impatto secco consiglia corde non troppo dure: l’agonista puro può servirsi del suo monofilo ma dovrà far attenzione a tagliarlo quando si accorge che le caratteristiche iniziali sono sfumate. Meglio in realtà optare per uno dei nuovi “multi-mono” con i quali potrete spingere con minor fatica. Se poi trovate un ibrido che vi piace, potrebbe essere la scelta ideale. Se invece siete giocatori di club, 1. Provate la versione MP e 2. Non pensiate il multifilo sia roba Anni 80.Giudizio finale
Buonissima: si spinge che è un piacere e non è necessario essere degli arrotomani per avere soddisfazione. Telaio completo perché la botta piatta è miracolosa (tiri fortissimo e sta sempre in campo), il top spin è ben assecondato e si perde qualcosa solo nei colpi di pura sensibilità, perché il telaio richiede sempre che il braccio metta una certa spinta. Per chi fatica a spingere con i telai tradizionali e chi trova incontrollabili quelli più moderni, qui trova un mix accettabile.Il confronto
Non è (assolutamente) la nuova Pure Drive Roddick. Sono due telai ben distinti: la Pure Drive Roddick è inarrivabile per facilità esecutiva (anche dopo 10 giorni che non si tocca la racchetta), per l’uscita di palla rapida e confortevole, per lo spin che produce con enorme semplicità e una buona dose di sensibilità. La Extreme Pro si esalta invece nel mix tra potenza e controllo. A differenza della linea Pure Drive, bisogna che il braccio supporti la spinta ma in cambio offre un controllo e una precisione nella traiettoria straordinarie. Però bisogna picchiare, sempre e comunque. Se ci riuscite, andate a nozze; se volete giocare più “rilassati” perderete in proporzione potenza e profondità. E se la Pure Drive esalta il top spin, la Extreme è pazzesca nella botta piatta, e basta un filo di rotazione per avere un margine supplementare di sicurezza. A rete la stabilità della Extreme aiuta tantissimo, come nella botta piatta di servizio. In generale, chi si è abituato alla linea Pure Drive difficilmente cambierà; ma chi non riesce più a manovrare una racchetta agonistica tradizionale (leggi Prestige, Pure Control, Pro Staff) e con le Pure Drive la tira ovunque, con la Extreme potrebbe aver trovato la sposa ideale.ACQUISTALA QUILa versione più pesante e agonistica della linea Extreme, adatta a picchiatori veri. Attrezzo super interessante che necessita di un set up preciso con le corde.
TennisBest – 4 settembre 2014
Scheda tecnica
Nome: Head Graphene Extreme Pro
Lunghezza: 68,5 cm
Profilo: 24-26-23 mm
Ovale: 100 pollici
Peso: 334 gr
Bilanciamento: 32 cm
Inerzia: 324 punti
Rigidità: 68 RA
Schema incordatura: 16×19
A chi la consigliamo
All’agonista che ama spingere tanto, sempre e comunque. Che ama il top spin ma anche la botta piatta, per sfruttare l’enorme stabilità. Che non disdegna di chiudere a rete e vuol far male col servizio. Che non pretende la massima sensibilità, né che aiuti esageratamente in difesa. E che necessita di un set up con le corde ben preciso.
Test in laboratorio
Peso e ovale ormai tradizionali (300 grammi e 100 pollici), in linea con la sorellina MP, con il profilo allargato fino a 26 mm per offrire spinta e stabilità all’impatto. Rispetto alla MP, il bilanciamento è meno spostato verso la testa, per offrire adeguata manovrabilità. Il valore di inerzia è molto buono. Lo schema di incordatura 16×19 garantisce buona velocità di uscita della palla e resa delle rotazioni. La rigidità del telaio garantisce un impatto secco, come piace agli agonisti puri.
Test in campo Lorenzo, 42 anni, classifica 3.5
Mi ha sorpreso: pensavo ad una copia della Pure Drive Roddick, invece è tutt’altra cosa. La palla esce meno facile, così come il top, ma la botta piatta è impressionante, come controllo e precisione. Volendo proprio paragonarle, direi che è una Roddick più agonistica, nel senso di un impatto più secco, di maggior controllo e minor facilità esecutiva. A essere bene allenati, i compromessi tra potenza e controllo sono impressionanti, ma se molli un attimo, allora non trovi profondità facilmente. Bisogna sbracciare con assoluta fiducia. Se i telai agonistici tradizionali sono diventati troppo complicati, un passaggio con la Extreme Pro è d’obbligo.
Che si potesse spingere alla grande era scontato, ma che controllo! Certo, la palla non esce da sola, serve che il braccio aiuti, ma la metti dove vuoi. Questa è la caratteristica principale perché con questo genere di racchette generalmente picchi con facilità ma non sai dove tiri. L’impatto è secco, “senti” bene la palla sul braccio, un feeling più tipico da telaio tradizionale che da tubolare. Oh, bella davvero.
Bella tosta, come piace a me. Posso finalmente picchiare in totale fiducia e anche se non ti aiuta tantissimo in fase difensiva, non importa: a me piace sempre spingere. Una vera racchetta per il giocatore moderno: spingi, spingi, spingi, chiudi facile a rete e col servizio mi pare di aver aggiunto qualche km di velocità.
Come la MP, anche questa la manovro bene. Vero che ci sono 15 grammi in più ma il bilanciamento un centimetro in più verso il manico non la rende necessariamente più difficile da manovrare. Se fossi sempre ben allenata, opterei per la Pro perché i miei colpi fanno più male, ma visto che non sono sempre ben allenata, mi tengo la MP.
Non fa per me: troppo pesante, troppo demanding, come dicono i miei amici americani. Se la MP mi sembrava duretta, con questa fatico quando sono in ritardo (spesso e volentieri) e mi affatico troppo nella spinta. Certo, quei quattro colpi che tiro a tutta offrono una sensazione meravigliosa…
Ho sbagliato tre colpo in un’ora ma senza mai trovare profondità. Con umiltà, torno alla versione MP.
La corda ideale
Ecco, se nella MP il set up delle corde è importante, con la Pro diventa elemento fondamentale. L’impatto secco consiglia corde non troppo dure: l’agonista puro può servirsi del suo monofilo ma dovrà far attenzione a tagliarlo quando si accorge che le caratteristiche iniziali sono sfumate. Meglio in realtà optare per uno dei nuovi “multi-mono” con i quali potrete spingere con minor fatica. Se poi trovate un ibrido che vi piace, potrebbe essere la scelta ideale. Se invece siete giocatori di club, 1. Provate la versione MP e 2. Non pensiate il multifilo sia roba Anni 80.
Giudizio finale
Buonissima: si spinge che è un piacere e non è necessario essere degli arrotomani per avere soddisfazione. Telaio completo perché la botta piatta è miracolosa (tiri fortissimo e sta sempre in campo), il top spin è ben assecondato e si perde qualcosa solo nei colpi di pura sensibilità, perché il telaio richiede sempre che il braccio metta una certa spinta. Per chi fatica a spingere con i telai tradizionali e chi trova incontrollabili quelli più moderni, qui trova un mix accettabile.
Il confronto
Non è (assolutamente) la nuova Pure Drive Roddick. Sono due telai ben distinti: la Pure Drive Roddick è inarrivabile per facilità esecutiva (anche dopo 10 giorni che non si tocca la racchetta), per l’uscita di palla rapida e confortevole, per lo spin che produce con enorme semplicità e una buona dose di sensibilità. La Extreme Pro si esalta invece nel mix tra potenza e controllo. A differenza della linea Pure Drive, bisogna che il braccio supporti la spinta ma in cambio offre un controllo e una precisione nella traiettoria straordinarie. Però bisogna picchiare, sempre e comunque. Se ci riuscite, andate a nozze; se volete giocare più “rilassati” perderete in proporzione potenza e profondità. E se la Pure Drive esalta il top spin, la Extreme è pazzesca nella botta piatta, e basta un filo di rotazione per avere un margine supplementare di sicurezza. A rete la stabilità della Extreme aiuta tantissimo, come nella botta piatta di servizio. In generale, chi si è abituato alla linea Pure Drive difficilmente cambierà; ma chi non riesce più a manovrare una racchetta agonistica tradizionale (leggi Prestige, Pure Control, Pro Staff) e con le Pure Drive la tira ovunque, con la Extreme potrebbe aver trovato la sposa ideale.
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