Milos Raonic
He grew up in Thornhill (Grew up in Thornhill)
He’s the highest ranked Canadian Ever
Number 37
Milos Raonic
You made tennis more popular in Canada and you’ve inspired many Canadians (Like The Messiah)
Correva l’anno 2011 e un liceo canadese aveva commissionato agli studenti un lavoro, di qualsiasi genere, su un personaggio che stesse cambiando il Canada. Dan Poliwoda e Joshua Kaplan scelsero Milos Raonic e gli dedicarono una canzonetta, pubblicandola addirittura su Youtube. All’epoca Milos era un ventenne cresciuto nel mito di Pete Sampras e Mark Philippoussis, ben felice di aver raggiunto gli ottavi in Australia. Nel testo raccontavano di come avesse rivoluzionato il tennis canadese e ispirato moltitudini di bambini. Secondo loro, tutti avrebbero voluto imitare Milos, all’epoca numero numero 37 ATP. Oggi le strade di Dan e Joshua si sono separate. Il primo studia storia mediorientale presso l’università del West Ontario, il secondo ci sta provando con la musica e continua a pubblicare diverse canzoni. Chissà se seguono ancora il tennis (ammesso che l’abbiano mai fatto), chissà se ricordano che la loro canzone è stata incredibilmente profetica. Chissà se Milos ci ha pensato dopo aver tenuto a zero l’ultimo turno di battuta contro Roger Federer. Di certo la conosce e, a suo tempo, l’apprezzò. “Credo che sia stata una cosa dolce e simpatica, tenendo conto che si è trattato di un progetto scolastico. Ho recuperato l’indirizzo e-mail di uno dei due ragazzi e ho scritto per ringraziarli, credo che sia stato un bell’omaggio da parte loro. Spero che abbiano ottenuto un bel voto…Sapete, magari la professoressa non pensava che io fossi artefice di chissà quale cambiamento in Canada!”. La riproponessero ora, farebbero il botto. E lo sta facendo anche il tennis canadese. Arrivano nuovi giocatori a cascata, frutto di un lavoro sensato e intelligente. Nel torneo junior, il talentuoso Denis Shapovalov è in finale e si giocherà la semifinale del doppio insieme all’amico Felix Auger Aliassime. Come se non bastasse, è in semifinale anche Benjamin Sigouin. Un paese ricco ma senza tradizioni è diventato una piccola-grande potenza grazie al duro lavoro di Tennis Canada. Per anni, il presidente è stato Michael Downey. Adesso lo hanno messo a capo della LTA e non si può dire che sia partito male, visto che ha vinto la Coppa Davis subito dopo l’insediamento (è il direttore operativo, mentre l’incarico onorifico è rimasto a Catie Sabin). Il caso canadese può essere interessante anche per l’Italia, specie nel Settore Tecnico. Il Centro di Tirrenia fatica tremendamente nella produzione di giocatori e chissà cosa succederà al termine dell’anno, quando sarà scaduto il contratto a Eduardo Infantino. In Italia, i dirigenti sportivi provengono dal mondo della politica sportiva, ma forse una figura di General Manager (magari proveniente dall’estero, quindi senza alcun tipo di condizionamento) potrebbe essere utile. Il Canada insegna.
IL CARISMA DI ROGER, LA TESTA DI MILOS
Difficilmente scoppierà una Raonic-Mania, a maggior ragione dopo che il canadese ha mandato al tappeto il divin Federer, che non ha voluto approfondire la faccenda del suo mini-infortunio. “E’ stata una caduta strana, dopo non sono più stato lo stesso. Spero che non sia niente di grave. Magari avrò bisogno di 24 ore o 3 giorni per recuperare. Ne saprò di più domattina al risveglio”. Il fatto che abbia terminato il match è un segnale positivo. Semmai è curioso rammentare il comportamento di Federer dopo la sua caduta. Si è immediatamente diretto verso il suo angolo, si è seduto e ha chiamato il fisioterapista. Una prassi non proprio usuale, ma era Roger. L’avesse fatto qualcun altro, il giudice di sedia avrebbe avuto molto di più da ridire. Da parte sua, Raonic conferma di avere una testa sopraffina anche fuori dal campo. Quando gli hanno ricordato che McEnroe ha seguito il match dalla cabina dei telecronisti, non ha fatto una piega. “Non fa nessuna differenza e non c’è problema. Prima del match di terzo turno, John mi ha detto che gli avevano chiesto di commentare la mia partita. Se non avessi voluto, avrebbe chiesto di essere spostato su un altro match. Io gli ho detto che non c’era problema, anzi, speravo di arrivare al punto di giocare un match che lui fosse costretto a commentare”. E ci è arrivato. C’è grande curiosità, tra gli addetti ai lavori, di sapere quanto influisca davvero McEnroe. “Mi ha detto che ho la tendenza ad essere troppo calmo – dice Raonic – secondo lui devo tirare fuori tutta l’energia possibile ed esprimere le mie emozioni”: L’ha fatto, sia pure senza snaturarsi. Dovesse vincere, è chiaro che parecchi meriti sarebbero conferiti a McEnroe. “Va benissimo, in fondo io voglio vincere Wimbledon – ha concluso Raonic – chi se ne importa del resto”.
ANDY, PER LA PRIMA VOLTA TI DANNO FIDUCIA
La seconda semifinale è stata una passeggiata per Andy Murray. Ha scippato il servizio a Berdych per cinque volte e ha commesso la miseria di 9 errori gratuiti. Perfetto. Per Andy sarà l’undicesima finale Slam in carriera, la prima senza un avversario che si chiami Roger Federer o Novak Djokovic. “Ovviamente qualcosa cambia, ma ci sarà sempre la tensione prima di giocare una finale Slam” ha chiosato lo scozzese. E’ curioso che per la prima volta sarà il favorito dei bookmakers prima di una finale Slam. Nelle precedenti era sempre stato l’underdog. In questo momento un suo successo è dato intorno all’1.30, dunque c’è grande fiducia per un suo eventuale successo. Guardate un po’ con quali quote si era presentato alle finali precedenti….
Us Open 2008 contro Federer: 2.75
Australian Open 2010 contro Federer: 2.30
Australian Open 2011 contro Djokovic: 2.27
Wimbledon 2012 contro Federer: 2.64
Us Open 2012 contro Djokovic: 3.15 (vinta)
Australian Open 2013 contro Djokovic: 2.52
Wimbledon 2013 contro Djokovic: 2.68 (vinta)
Australian Open 2015 contro Djokovic: 3.10
Australian Open 2016 contro Djokovic: 5.25
Roland Garros 2016 contro Djokovic: 3.75
Cifre che fanno riconsiderare la carriera dello scozzese. Ok, ha vinto solo due Slam, ma ha sempre affrontato mostri sacri. Ed era sempre sfavorito. Stavolta non può sbagliare, anche perché c’è un paese intero che ha bisogno di una ragione per esultare, o almeno dimenticarsi le batoste politiche e sportive degli ultimi giorni.
LA KERBER NON HA PAURA
Anche le quote della finale femminile vedono una favorita intorno all’1.30. E’ il caso di Serena Williams, che ha trascorso il venerdì raggiungendo la finale del doppio. Però ha parlato anche dela finale. “A Melbourne ho sbagliato molto, mentre lei fu perfetta. Sentivo di poter giocare meglio. Resta un precedente significativo perché è il nostro ultimo scontro diretto. Angelique fa le cose nel modo giusto, si muove bene…è divertente affrontarla”. Da parte sua, la Kerber ha avuto un periodo difficile dopo il successo australiano. A parte il successo a Stoccarda non ne ha azzeccate molte. “Ma ho imparato molto dai miei alti e bassi – ha detto – ora sto gestendo meglio quello che faccio, a Parigi mi sono messa troppa pressione addosso”. Il segreto della tedesca potrebbe essere dentro la sua testa: non ha paura di Serena. L’affronta con l’ovvio e giusto rispetto, ma come se fosse una delle tante. “Ho imparato anche questo – ha detto una Williams molto umile, almeno a parole – anch’io devo essere così, scendere in campo senza paura”. E’ curioso che i bookmakers diano così poche chance di vittoria a Kerber e Raonic. Forse li hanno sottovalutati?
“He’s a true Canadian, he could be number 1!”
WIMBLEDON, IL PUNTO – Un paio di liceali avevano previsto tutto cinque anni fa, quando dedicarono una canzone a Milos Raonic. Parlavano addirittura di un futuro da Messia. Lui li aveva ringraziati e oggi si gode il successo più importante. Murray, prima finale Slam da favorito. Serena Williams: “Non devo avere paura, proprio come la Kerber”.