Anche Djokovic è umano: le battaglie con Nadal e Nishikori si fanno sentire, il numero uno “stecca” la finale e a trionfare agli Internazionali d’Italia è Andy Murray, sempre più forte anche sulla terra battuta. Che bel modo di festeggiare il suo 29esimo compleanno.

Non sappiamo quali altri regali Andy Murray riceverà per il suo ventinovesimo compleanno, ma si può star certi che il più bello se lo sia fatto da solo, nel tardo pomeriggio romano, conquistando l’edizione numero 73 degli Internazionali d’Italia. E se è vero che il fascino di un regalo sta nella sorpresa, il fatto che Murray se lo sia fatto da solo non ne cambia il peso di una virgola, perché è inaspettato comunque. Nella conferenza stampa di ieri, lo scozzese aveva raccontato di non ricordare di aver mai vinto match nel giorno del suo compleanno. “Non un bel segnale”, ha scherzato. Invece stavolta ha vinto, regolando Djokovic con un doppio 6-3 e prendendosi uno dei titoli più importanti della sua carriera, probabilmente dietro solamente a Wimbledon, Us Open e Olimpiadi. Di Masters 1000 ne aveva vinti già altri 11, ma questo pesa un tantino di più, perché arrivato sulla terra battuta e in condizioni normali (non in altura a Madrid), battendo il numero uno del mondo – che in Spagna lo scorso anno non c’era – in uno dei suoi regni preferiti, quella Roma che li ha accolti con un cielo grigio, temperature basse e una leggera pioggerellina che ha accompagnato praticamente tutto il match. Un clima tipico della Scozia di Murray, che gli ha dato una mano a tirar fuori il meglio di sé, anche se la vera differenza, al di là del punteggio odierno, l’hanno fatta le semifinali di ieri. Lui 59 minuti in scioltezza, al pomeriggio, contro il lucky loser Pouille. “Nole” invece più di tre ore contro Nishikori, fino alle 23 passate, con tanta fatica in più e tante ore in meno per recuperare. Probabilmente, dopo conferenza stampa, cena, fisioterapista e quant’altro, il numero uno del mondo è andato a letto a notte inoltrata, e all’indomani è sembrato solo un lontano parente di sé stesso. Le battaglie con Nadal e Nishikori si sono fatte sentire, l’hanno prosciugato di energie, fisiche e anche mentali. E se le sue armi principali non funzionano, vincere contro il numero tre del mondo (o 2 da domani) diventa impossibile anche per l’uomo di gomma.

DJOKOVIC NERVOSO, MURRAY PERFETTO
Non è un caso che sul Centrale del Foro Italico si sia visto uno dei Djokovic più nervosi degli ultimi anni, che nel secondo (!) game del match ha sparato una palla contro un cartellone pubblicitario, e due giochi più tardi, sotto 3-1, ha lanciato una racchetta (rimbalzata sul campo e finita nelle prime file della tribuna, non troppo lontana da Francesco Totti e famiglia) che gli è costata un warning per “condotta antisportiva”. E poi ha discusso a lungo col giudice di sedia Damian Steiner sulle condizioni del campo, chiedendo invano una pausa per permettere al campo di asciugarsi a dovere, ha spedito una palla in tribuna sul 2-2 del secondo set, si è fermato spesso a guardare la linea di fondo un po’ troppo scivolosa: tanti segnali di instabilità mentale ancor prima che tecnica. Un mix di fattori che ha dato una grossa mano a Murray, aiutandolo a battere “Nole” per la prima volta sul rosso e per la decima in assoluto, ma sarebbe ingeneroso non riconoscere dei meriti allo scozzese. Sia per il torneo perfetto, sia per come ha affrontato la finale di oggi, sempre col piede sull’acceleratore. Non è stato un bel match, tutt’altro, ma va dato atto al britannico di aver sempre fatto ciò che doveva fare. Nel primo set ha raccolto gli errori di Djokovic, perdendo appena quattro punti al servizio, mentre nel secondo si è difeso con i denti da tre palle-break nei primi due game, e poi ha allungato di nuovo lui, sul 2-2. Djokovic ha offerto una chance, Murray l’ha capitalizzata aggredendo la seconda di servizio con un gran rovescio incrociato e poi è filato via liscio come l’olio, fino a chiudere nel modo più bello, di nuovo col rovescio, con un passante tirato da posizione complicatissima, col naso sui gerani del Centrale.

MAI COSÌ FORTE IN CHIAVE PARIGI
Dopo il match-point, Murray non ha nemmeno esultato particolarmente, limitando moltissimo anche i sorrisi. Eppure è il suo primo titolo dell’anno (come Serena) nonché il primo dall’arrivo di Sophia Olivia, la sua primogenita. Che avesse già capito come sarebbe andata a finire? Ci può stare, anche se contro Djokovic le certezze stanno a zero. Con il titolo agli Internazionali, Murray continua la sua missione di riportare la Gran Bretagna ai fasti del passato, piazzando l’Union Jack qua e là. A novembre ha restituito al Paese una Coppa Davis che mancava dal ’36, cinque mesi dopo un titolo a Roma che dalle sue parti non vedevano addirittura dal 1931, nella seconda edizione degli Internazionali d’Italia, vinta da Pat Hugues sui campi del Tennis Club Milano. Altri tempi pure per Stan Smith, che ha consegnato il trofeo nelle mani di Murray, figurarsi per lui stesso, che sarebbe nato 66 anni dopo, proprio il 15 maggio. Gli organizzatori l’hanno omaggiato con una piccola torta, Djokovic (in italiano, durante la premiazione) con una sintesi piuttosto chiara di come sono andate le cose. “Andy oggi è stato molto più bravo di me e ha meritato la vittoria, devo congratularmi con lui e con il suo team per una settimana magnifica”. Poco da aggiungere: il (neo) 29enne di Dunblane ha vinto cinque match in due set, giocandone solamente uno “lungo” – il 7-5 con Goffin – e dominando in tutti gli altri con un mix di qualità, gambe e testa vicino alla perfezione, parte di una maturazione che l’ha reso una seria minaccia per tutti anche sulla terra battuta. Nel corso degli incontri gli scappa ancora qualche imprecazione di troppo, e qualcuno (Benneteau, ma non solo) sostiene siano fra le cause della separazione dalla Mauresmo, ma finché vince ha ragione lui. E a Parigi, per la prima volta, potrà presentarsi con qualche chance di vincere il titolo. Mica poco per uno che, poco più di un anno fa, sulla terra battuta era ancora a secco.

INTERNAZIONALI D’ITALIA – Finale maschile
Andy Murray (GBR) b. Novak Djokovic (SRB) 6-3 6-3