Han Na-Lae ha conquistato la wild card per l’Australian Open 2020 nel mese di dicembre. Dopo dodici anni la Corea del Sud ritrova una tennista nel tabellone principale di uno slam
L’ultima fu Cho Yoon-jeong a New York
Il nome di Han Na-Lae come quello di molte altre giocatrici è con ogni probabilità destinato a perdersi nel mare di nomi che comporranno il tabellone dell’Australian Open 2020. In Corea del Sud però la 27enne di Incheon nel suo piccolo ha già fatto la storia riportando una giocatrice coreana al main draw di uno slam dopo dodici anni d’assenza. Per ottenere il pass della rassegna Han ha preso la scorciatoia primeggiando a Zhuhai nel torneo dedicato alle giocatrici provenienti da zone dell’Asia e del Pacifico.
La sudcoreana si è assicurata l’accesso al primo slam dell’anno nel mese di dicembre. Il coronamento di una settimana perfetta è arrivata con la vittoria nella finale disputata contro la classe 98 Ayano Shimizu. Nel match più importante Han supera la nipponica con un netto 6-2 6-2 e rende realtà il suo sogno slam. L’ultima apparizione coreana in uno slam femminile risale a dodici anni fa, fu quella di Cho Yoon-jeong che perse al primo round dello Us Open 2007 contro Lourdes Domínguez Lino.
La tennista che ad una settimana dal primo slam dell’anno si trova alla posizione numero 179 delle classifiche mondiali – best ranking 149 nel giugno 2019 – ha sbaragliato la concorrenza senza lasciare per strada un set. Alla domanda “Chi vorresti affrontare a Melborune?”, Han ha risposto: “Mi piacerebbe giocare contro Serena Williams, ma se voglio vincere forse sarebbe meglio pescare un’avversaria con un ranking più basso”.
A Zhuhai la ciliegina sulla torta
Un anno fa proprio in Australia Han era riuscita per la prima volta a disputare un tabellone di qualificazione slam. La coreana però non è andata minimamente vicina al main draw in quel di Melbourne prima e in quel di Parigi poi. A New York invece arriva un successo su Magdalena Rybarikova prima di cedere in tre set alla georgiana Mariam Bolkvadze nel secondo round.
La conquista della wild card ha mandato in archivio un 2019 positivo per la classe 93 che oltre al best ranking di giugno ha aggiunto altri tre trofei al proprio palmarès. Le vittorie nei 25k di Osaka, Incheon e Daegu le hanno permesso di sfondare la doppia cifra di trofei conquistati a livello professionistico (11 vittorie, tutte sul cemento). La speranza per il futuro è che la partecipazione all’Australian Open non sia fine a se stessa ma possa aprire un percorso nuovo per la veterana dei futures asiatici. Attualmente Han infatti non ha mai preso parte ad una prova del circuito maggiore, qualche apparizione in eventi WTA-Series da 125K è il gradino più alto raggiunto.
Chung e gli altri connazionali
Con la vittoria nel tabellone di Zhuhai, Han ha battuto un primo colpo che può dare del fervore al movimento femminile coreano. Negli ultimi anni le ragazze hanno assistito ai traguardi raggiunti dai maschi capeggiati da Hyeon Chung. L’enfant prodige del tennis asiatico ha già spazzato quanto fatto precedentemente da Lee Hyung-taik (numero 36 ATP nel 2007) nonostante fortune alterne e varie complicazioni nella prima parte di carriera. La leva militare prima e gli infortuni poi hanno parzialmente intaccato Chung che si può però fregiare della semifinale agli Australian Open 2018 e della diciannovesima posizione raggiunta nel ranking.
Quanto fatto da Chung ha poi stimolato altri connazionali che a livello junior si erano fatti notare. Attualmente il numero uno del paese è Soonwoo Kwon, affermatosi nella top 100 durante la seconda metà di stagione dove ha messo a segno colpi di rilievo battendo i francesi Gasquet e Pouille. Da non tralasciare la menzione per la favola di Duck-hee Lee in top 200 nonostante debba convivere con la mancanza d’udito che nel tennis non esattamente un dettaglio.
Il punto di riferimento per le ragazze della parte meridionale della penisola coreana si chiama Park Sung-hee, nel 1995 ha sfiorato la top 50 WTA fermandosi alla cinquantasettesima posizione. La ragazza di Hangul ha conseguito il secondo turno in tutti quattro gli slam ed ha vinto 7 titoli ITF. Ancora meglio la carriera da doppista con best ranking alla trentaquattresima posizione e quattro finali disputate nel circuito maggiore però senza lieto fine.