C’è una curiosa ricorrenza temporale nel successo di Simona Halep alla Rogers Cup: A 40 anni dall’incredibile “10” ottenuto da Nadia Comaneci nelle Olimpiadi del 1976, la Romania torna protagonista a Montreal. Le due si conoscono, anche se Comaneci non farà i salti di gioia per la scelta di Simona di non andare a Rio de Janeiro. Ma si sa, i tennisti sentono meno di altri lo spirito olimpico, e chissà che la scelta non possa tornarle utile in chiave Cincinnati e (soprattutto) Us Open. Per adesso la decisione ha pagato: Simona ha vinto il secondo titolo di fila dopo Bucarest (il 14esimo in carriera) e oggi tornerà al numero 3 WTA. In una finale interessante e ben giocata, la rumena si è imposta su Madison Keys col punteggio di 7-6 6-3, per la gioia dei tanti rumeni che hanno affollato l’Uniprix Stadium. “Lo speaker che ha annunciato il mio ingresso in campo ha anche detto alcune parole in rumeno, il che mi ha ulteriormente motivato” ha detto la Halep dopo il successo. Dopodiché, ha spiegato le chiavi della sua vittoria. “Non ho giocato il mio miglior tennis perché era impossibile farlo. Madison picchiava duro, io non posso tirare più forte di lei. Allora ho provato a tirare la palla il più lontano possibile da lei, a farla correre. Penso di averlo fatto abbastanza bene, perché ha commesso parecchi errori. Non potevo certo tirare troppi colpi vincenti…”. Le due si erano già affrontate a Wimbledon e aveva vinto la Halep in tre set. Anche stavolta non è stato facile, soprattutto quando la Keys è rimasta in partita nel primo set: sotto 4-2, ha cancellato una palla break per il 5-2 e poi ha livellato il match. Tra l’altro, si è presa il 5-5 con un impressionante schiaffo di rovescio lungolinea.
L’inesperienza dell’americana, tuttavia, è emersa in un tie-break giocato piuttosto male e perso 7-2. Secondo la Halep, è stata fondamentale l’efficacia del “Piano B”. “Il mio progetto iniziale era di essere aggressiva. Ma, come ho detto, era impossibile. Allora ho puntato sulle mie gambe e sulla capacità di aprirmi il campo”. Vinto il primo set, è risultato tutto più facile. La rumena ha vinto i primi sei punti del secondo set, trovando il break immediato e mantenendo il vantaggio fino alla fine. L’unico momento di difficoltà è arrivato nell’ultimo game, dove ha dovuto rimontare da 0-30. Alla fine era davvero felice, quasi sollevata. Ha espresso manifestazioni di gioia che non le sono proprie.”Mi piace molto Montreal: con tutti questi rumeni, mi sembrava di essere in casa. Molti spettatori non si sono limitati a venire oggi, ma mi hanno seguito per tutta la settimana. C’è stata una grande atmosfera”. La Keys si consola con il ritorno tra le top-10: si presenterà alle Olimpiadi da numero 9 WTA. “E’ stata una settimana molto positiva, non posso certo dare valutazioni negative perché ho perso una partita” ha sibilato l’americana, già finalista al Foro Italico, nell’ultimo Premier Five prima della Rogers Cup. Ma non poteva rovinare questa curiosa festa rumena, improvvisata ma non così inattesa, soprattutto dopo il forfait di Serena Williams e la notizia che la Halep era l’unica big senza il “tarlo” olimpico. “Quando sono arrivata qui il primo giorno sono andata all’evento organizzato per per celebrare i 40 anni del “10” di Nadia Comaneci. E’ stato bello e mi ha motivato. Credo che il mio successo sia una bella cosa per tutti i rumeni”. Adesso Simona si godrà qualche giorno di riposo mentre le avversarie si sottoporranno agli stress olimpici: andrà seguita con grande attenzione anche a Cincinnati. Nel frattempo, è arrivata in finale anche in doppio insieme a Monica Niculescu. Non è andata troppo bene perché hanno perso contro Vesnina-Makarova, ma il buon risultato resta. “Il doppio mi consente di migliorare nei colpi di inizio gioco: servizio, ma soprattutto risposta al servizio. Prendo tutti i lati positivi e mi diverto”.
Simona Halep (ROM) b. Madison Keys (USA) 7-6 6-3