Haase e l’antidoping (non) a sorpresa
Qualche settimana fa, Robin Haase ha rilasciato un'intervista in cui ha fatto un'interessante considerazione sull'antidoping. "E' curioso come ci siano pochi test antidoping nei paesi non occidentali. So che i giocatori dell'est europeo vengono raramente controllati, oppure non compilano correttamente i moduli. Inoltre ricevono una telefonata dai controllori, perchè questi non vogliono presentarsi in una casa vuota. Il sistema non funziona troppo bene, perchè i controlli sono limitati a pochi giocatori". Forse Haase non si è reso conto dell'importanza della sua frase: secondo lui, alcuni giocatori riceverebbero soffiate dagli stessi membri dell'antidoping. In questo modo, avrebbero il tempo di far sparire le eventuali tracce e andrebbe a farsi benedire il concetto di "test a sorpresa". Le dichiarazioni di Haase non hanno avuto particolare risonanza. Qualche settimana fa, Robin Haase ha rilasciato un'intervista in cui ha fatto un'interessante considerazione sull'antidoping. "E' curioso come ci siano pochi test antidoping nei paesi non occidentali. So che i giocatori dell'est europeo vengono raramente controllati, oppure non compilano correttamente i moduli. Inoltre ricevono una telefonata dai controllori, perchè questi non vogliono presentarsi in una casa vuota. Il sistema non funziona troppo bene, perchè i controlli sono limitati a pochi giocatori". Forse Haase non si è reso conto dell'importanza della sua frase: secondo lui, alcuni giocatori riceverebbero soffiate dagli stessi membri dell'antidoping. In questo modo, avrebbero il tempo di far sparire le eventuali tracce e andrebbe a farsi benedire il concetto di "test a sorpresa". Le dichiarazioni di Haase non hanno avuto particolare risonanza.