Dramma per il tedesco: nuova operazione alla spalla. Sarà l’ottavo intervento chirurgico ma lui, a 36 anni, non molla. “Ci rivediamo nel 2015: voglio essere io a decidere come ritirarmi!”.

Di Riccardo Bisti – 16 giugno 2014

 
Un cavaliere senza macchia e senza paura. Non si può definire altrimenti un giocatore che a 36 anni (e con milioni di dollari in banca) ha ancora voglia di lottare nonostante una spalla a pezzi. Potrebbe mandare tutti al diavolo, godersi la vita con la moglie Sara Foster e la piccola Valentina, magari restare in panciolle per un anno e poi dedicarsi al turismo sfrenato. E invece no: Tommy Haas si opererà nuovamente e punta deciso al 2015, anno in cui ne compirà 37. Non si pone limiti e vuole terminare la carriera a modo suo. Vuole essere lui a decidere quando dire basta. Non vuole permettere alla spalla di scegliere per lui. E così si è recato a New York, presso l’Hospital for Special Surgery e si sottoporrà all’ennesimo intervento. L’operazione sarà effettuata da David Altchek. Tempi di recupero? 4 mesi per riprendere a palleggiare, 8 per tornare nel tour. Difficile da tollerare a 20 anni, figurarsi a 36. “Il problema persiste da inizio anno e mi sono dovuto ritirare da diversi match, il che non è mai divertente – ha detto il tedesco – la scorsa settimana, dopo il Roland Garros, ho effettuato un’altra risonanza magnetica: purtroppo abbiamo trovato un infortunio che mi aveva già colpito e che era già stato riparato: il mio tendine sub-scapolare si è nuovamente strappato. Ma farò tutto il possibile per tornare”. Non sarà facile, ma “Paperino” Tommy ci ha abitutato a recuperi prodigiosi. Avrebbe potuto diventare numero 1 ATP, magari sfruttare l’interregno tra Pete Sampras e Roger Federer. Nel 2002 sembrava pronto a dare l’assalto a Lleyton Hewitt, era salito al numero 2 ATP con la semifinale al Foro Italico, ma il destino aveva deciso di accanirsi contro di lui. Un mese dopo, i genitori ebbero un brutto incidente stradale in Florida, con papà Peter che rimase in coma per qualche settimana. Tommy mollò il circuito per un paio di mesi, proprio quando avrebbe dovuto organizzare l’assalto. Al rientro, il treno era già passato. E a fine 2002 ci fu il primo intervento alla cuffia dei rotatori della spalla destra.
 
IL DESTINO E' CONTRO DI ME? PEGGIO PER LUI!
Perse tutto il 2003 e da allora la sua è stata una carriera a intermittenza, come un aereo che compare e scompare dai radar. Eppure lui ci ha sempre creduto, non ha mai perso la motivazione. Nemmeno dopo che si è operato ancora una volta nel novembre 2007 e di nuovo nel marzo 2010, quando fu costretto addirittura a un doppio intervento, uno all’anca a e uno al gomito. Era già ultra-trentenne e rimase fermo un anno e mezzo. Si erano dimenticati tutti di lui, tranne il guru Nick Bollettieri, che lo accolse nella sua accademia nel 1991. Ancora oggi fa base a Bradenton, tanto da essere diventato cittadino americano. Nel frattempo si è sposato, è nata la piccola Valentina ma il tennis gli è rimasto dentro. Non si spiegherebbe altrimenti questa folle voglia di rientrare. I rientri gli hanno regalato grandi soddisfazioni, come quando l’anno scorso battè il n. 1 Djokovic a Miami, o quando raggiunse i quarti al Roland Garros, terzo più anziano di sempre a riuscirci. Ha vissuto un biennio eccezionale, vincendo tre titoli ATP (l’ultimo lo scorso ottobre a Vienna) e riportandosi a ridosso dei top-10. Non ci credeva più nessuno, lui è arrivato ad un passo dal miracolo. Ma l’ennesimo infortunio era dietro l’angolo. Niente, il destino ha deciso di non rispettarlo nemmeno oggi, che è il più anziano tra i top-100. “Il destino è contro di noi? Peggio per lui!” recita un sempreverde slogan pallonaro. A quanto pare, Tommy l’ha preso alla lettera.
 
RIPARTIRE CON LA SINISTRA

Le sue dichiarazioni lasciano a bocca aperta. Sembrano quelle di un ragazzino che non ha ancora ottenuto nulla e vuole spaccare il mondo. “La prima cosa fare? Tornare in campo il prima possibile e giocare con la sinistra – ha detto – sarebbe importante per muoversi e rimanere attivi sul piano fisico. Probabilmente ci vorranno 3-4 mesi prima di tornare a colpire con il braccio destro. Non c’è motivo per  affrettare i tempi. Speriamo che l’intervento (in atroscopia, ndr) vada bene e ripartiremo da lì. Bisogna avere pazienza e credo di non sbagliare se dico che ci vorranno otto mesi, se non di più, per tornare nel circuito. Ma questo è l’obiettivo”. Ormai certe cose non gli fanno più effetto: sarà l’ottavo intervento chirurgico, forse nemmeno il più complicato, visto che dovrebbe tornare in campo entro 12 mesi e non perdere tutti i punti nel ranking ATP come gli è già successo un paio di volte (anche se, ovviamente, potrà contare sul ranking protetto). Ma negli ultimi 20 anni, il buon Tommy ne ha viste tante, e non solo negative. Per esempio, ha battuto dodici dei quattordici numeri 1 affrontati (gli mancano solo Pat Rafter e Rafa Nadal). Ed è stato capace di vincere un torneo da numero 349 ATP. Se ce l’ha già fatta, perché non riprovarci ancora?