Il Board ATP accetta le proposte di aumento del torneo californiano. In arrivo nuove regole per controllare l’aggressività dei tornei, ma ha vinto il buon senso. L’ATP aveva tutti contro.
La coppia Dolgopolov-Malisse ha vinto il doppio a Indian Wells 2012
Di Riccardo Bisti – 21 febbraio 2013
Le minacce hanno avuto l’effetto sperato: il torneo di Indian Wells ha avuto ciò che voleva. Il Consiglio ATP ha dato l’OK per approvare il maxi-aumento di montepremi proposto dagli organizzatori. Lo recita il sito ufficiale ATP: “Il montepremi del BNP Paribas Open salirà a 5.030.402$, a seguito dell’approvazione delle proposte del torneo”. La decisione risolve un problema sorto lo scorso autunno, quando Larry Ellison, multimiliardario proprietario del torneo, aveva offerto 800.000 dollari in più per ciascun tabellone. A novembre, il Consiglio aveva rigettato la proposta: i rappresentanti dei giocatori erano d’accordo, quelli dei tornei no. Il presidente Brad Drewett si astenne, così ci fu un nulla di fatto. L’ATP sostenne che l’approvazione del montepremi avrebbe violato la formula di distribuzione del denaro approvata dagli stessi giocatori e dai tornei. Il rifiuto aveva mandato su tutte le furie buona parte dell’ambiente. L’ex giocatore Brad Gilbert disse che la decisione aveva mostrato come il sistema fosse completamente sbagliato. Ryan Harrison, ancora coinvolto come giocatore, si limitò a dire che “c’è spazio per migliorare". La vicenda Indian Wells ha riacceso il dibattito sulle profonde divisioni che colpiscono il tennis. L’ATP aveva rigettato la proposta perché non voleva creare un precedente che deviasse dal suo modello, il che avrebbe potuto infastidire gli altri tornei. Molti rischiano di sentirsi sminuiti dopo la vigorosa crescita di Indian Wells.
L’ATP ha poi annunciato che che sta esaminando nuove regole cui dovranno sottostare i tornei che vogliono deviare dal classico schema dei montepremi. “Indian Wells ha generato un caso unico, che però ci ha spinto a cercare una regola permanente per eventuali situazioni simili che dovessero presentarsi in futuro” ha detto Drewett, malato di SLA e dimissionario: cederà il ruolo soltanto quando sarà trovato un sostituto. Su questa diatriba, i direttori dei tornei erano gli unici a cercare di difendere lo status quo. John Isner ha detto: “Credo che chi segue gli altri sport, nel sentire questa storia, penserebbe a una vicenda un po’ strana”. Il più arrabbiato di tutti, tanto da minacciare una decurtazione del montepremi, era stato Raymond Moore, amministratore delegato del BNP Paribas Open. “I direttori dei tornei hanno un forte conflitto di interesse – ha detto – vogliono bloccarci perché non vogliono che Indian Wells distanzi tutti gli altri tornei. Non vedo altre ragioni per questa ostilità”. Se la proposta non fosse passata, il montepremi sarebbe stato di 4.330.625 dollari. Lo scorso anno ci fu un forte aumento, ma riguardava soltanto gli sconfitti dai quarti in poi. Il dibattito si è infuocato, con i giocatori che hanno spinto duramente per aiutare chi perde ai primi turni. Il nuovo Indian Wells si è mosso in questa direzione e potrà elargire tutti i soldi che vuole, con buona pace degli altri tornei. Questa vicenda fa tornare d’attualità il discorso su un eventuale Commissario che gestisca il tennis da una posizione super-partes. Attualmente troppe sigle hanno potere decisionale, e spesso si scontrano a causa di interessi completamente diversi. “Il sistema ha bisogno di essere fatto saltare in aria e cambiare – ha detto Brad Gilbert – andrebbero riscritti gli statuti, sono antiquati”.
La rivoluzione è stata possibile grazie a uno dei tre rappresentanti dei tornei, che ha cambiato il suo voto rispetto a novembre e ha permesso alla proposta di passare con 4 voti favorevoli e 2 contrari. La regola ATP, in linea di massima, dice che ogni turno deve garantire grossomodo il doppio del prize money rispetto al turno precedente. In effetti, lo scorso anno Indian Wells aveva fatto crescere i montepremi in modo diseguale: gli sconfitti al primo turno prendevano l’8,3% in più rispetto a 2011, mentre il finalista aveva un aumento del 67,6% (e il vincitore cresceva del 63,6%): probabilmente fu un errore, anche se venne fatto per uniformare i guadagni di uomini e donne. Le forti pressioni dell’ambiente hanno obbligato l’ATP a tornare sui suoi passi. Adesso bisognerà vedere cosa faranno gli altri tornei. Probabilmente non cambierà nulla, perché la congiuntura economica è quella che è. Avere il fondatore di Oracle consentito a Indian Wells di fare le cose in grande, ma è una situazione del tutto anomala. In altre parole, ha vinto il buon senso. Nella speranza che qualcosa del genere venga fatto anche per i piccoli tornei, dove i giocatori (lì si, per davvero), faticano a sbarcare il lunario.
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