In un’intervista con un sito sportivo polacco, Gunther Bresnik ha criticato l’etica del lavoro di Jerzy Janowicz, che ha seguito durante la preparazione invernale e a inizio 2017. Il coach di Thiem ha spiegato che l’ex n.14 ATP ha un atteggiamento irritante: ascolta poco, agisce di testa sua e inventa una scusa dopo l’altra pur di non allenarsi.Erano due anni esatti che Jerzy Janowicz non raggiungeva un quarto di finale a livello ATP. Ce l’ha fatta di nuovo sull’erba, come nel 2015 a Halle, confermando l’ottimo rapporto con la superficie che gli ha regalato il miglior risultato in carriera: la semifinale del 2013 a Wimbledon. Un feeling fondato sul suo stile di gioco, ma anche sul fatto che l’erba rende gli scambi più rapidi e istintivi, e quindi molto meno faticosi. Una situazione che può dare una mano a tutti quei giocatori meno preparati fisicamente, fra i quali – stando alle parole di Gunther Bresnik – c’è anche lo stesso polacco. Janowicz gli ha chiesto una mano sul finire del 2016, svolgendo la preparazione invernale a Tenerife col team del coach austriaco, che l’ha aiutato anche all’Australian Open e all’ATP 250 di Sofia. Ma poi la relazione si è un po’ persa per strada, e in una recente intervista con un sito sportivo polacco il coach di Dominic Thiem non ha avuto parole al miele per Janowicz, lasciando intendere che il suo crollo nel ranking ATP non sia dato solamente dall’infortunio (con operazione) al ginocchio che l’ha tenuto lontano dal Tour per metà 2016, ma anche da una certa allergia all’allenamento. Qualcosa di folle per l’idea di tennis di Bresnik, che con l’etica del duro lavoro (a volte anche troppo…) ha costruito un top-ten come Thiem. “Janowicz – ha detto il coach austriaco – prende scuse di ogni tipo pur di non allenarsi, come problemi di salute o piccoli infortuni. A Tenerife ha impiegato un paio di giorni per raggiungere il livello di Thiem, ma poi si è allenato con buona intensità. Il problema è che io provavo a spiegargli le cose, gli parlavo, e lui non mi ascoltava quasi mai. Mi sentivo ignorato”. Leggendo le parole di Bresnik, emerge chiaramente il fatto che Janowicz preferisca agire di testa sua, senza dar troppo retta a tutte le altre figure di cui un tennista ha bisogno.
LA DIFFERENZA FRA PRESENTE E PASSATO
Jerzy – ha continuato il coach austriaco – è testardo e non gli piace ascoltare: un atteggiamento completamente in contrasto con la mia filosofia. Deve imparare ad ascoltare, e cambiare completamente il suo atteggiamento. Solo così potrà sfruttare il suo potenziale, che non corrisponde affatto alla sua attuale posizione nella classifica ATP”. Le voci sulla scarsa professionalità di Janowicz non sono nuove: già ai tempi dei tornei Challenger ne combinava di cotte e di crude, prima che il vecchio coach Kim Tiilikainen riuscisse a fargli il lavaggio del cervello. Ma ora il tecnico finlandese non è più al suo fianco, e la situazione pare tornata alle origini. Secondo Bresnik, Janowicz è anche rimasto attaccato alle abitudini del suo periodo migliore, quando tutto funzionava a meraviglia, e non è stato in grado di riprendere a lavorare seriamente dopo lo stop per infortunio. “Non può pensare di andare a un torneo due giorni prima, senza alcuna preparazione, allenarsi un paio di volte e pensare che tutto possa andare come prima. Se in precedenza non ha fatto niente, le cose non possono andare bene. Alla sua età, con il massimo impegno e la massima dedizione, tutto è ancora possibile. Ma sia lui sia la sua etica del lavoro devono cambiare parecchio”. Al momento Janowicz è numero 155 del mondo, e dopo una stagione sulla terra che non l’ha visto vincere nemmeno un incontro può finalmente dedicarsi all’erba. Grazie al ranking protetto potrà giocare nel main draw a Wimbledon, chance importante per provare a rinascere. Fossimo in Thiem preferiremmo non incontrarlo, visto che avrà da togliersi più di un sassolino dalla scarpa con chi siede all’angolo di Dominic.