Il lèttone sta lavorando con uno dei migliori coach degli ultimi 20 anni, capace di ottenere grandi risultati con tutti i giocatori allenati. Senza coach da maggio, quando ha detto addio a Gunther Bresnik, oggi è numero 66 ATP ma è convinto di poter giocare ad alti livelli per altri 4-5 anni.Sceso al numero 66 ATP, Ernests Gulbis non vuole arrendersi. A pochi giorni dal 28esimo compleanno, il talentuoso lèttone ha scelto una strada ambiziosa: al Masters 1000 di Toronto è accompagnato nientemeno che da Larry Stefanki, considerato uno dei migliori coach degli ultimi 20 anni. Nella sua lunga carriera, l’americano ha lavorato con giocatori fortissimi e diversi tra loro, portandoli quasi sempre al loro picco di risultati: Marcelo Rios, Tim Henman, Andy Roddick, Yevgeny Kafelnikov e Fernando Gonzalez. Seguì anche John McEnroe nelle ultime fasi di carriera. Da giocatore è stato numero 50 ATP e ha vinto il titolo a La Quinta nel 1985, torneo che poi sarebbe diventato Indian Wells. Stefanki è noto per la capacità di far lavorare duramente i propri allievi e per un’ottima visione tecnico-tattica del gioco. I miglioramenti ottenuti da Gonzalez e Roddick parlano per lui: il cileno colse la finale all’Australian Open, suo miglior risultato di sempre, mentre l’americano arrivò ad un passo dal successo a Wimbledon nella famosa finale del 2009 contro Roger Federer.
Da parte sua, Gulbis era senza allenatore da un paio di mesi, quando ha messo fine alla collaborazione con Gunther Bresnik: il coach austriaco era focalizzato sui progressi di Dominic Thiem e il progetto non lo soddisfaceva più: “L’ho lasciato perché non era più il caso che fossi la seconda o la terza scelta – aveva detto – non puoi accettare di farlo a 27 anni e per un periodo così lungo. Ho ancora 4-5 anni di tennis davanti a me e voglio un coach e un fisioterapista che mi seguano al 100%”. Fermo da Wimbledon, dove aveva perso al primo turno da Jack Sock, il lèttone sfiderà Rajeev Ram al primo turno di Toronto, mentre non parteciperà ai Giochi Olimpici di Rio. Chissà che Stefanki non riesca a rimetterlo in carreggiata e riportarlo ai livelli toccati appena due anni fa (con tanto di semifinale al Roland Garros e piazzamento tra i top-10).
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