Incredibile successo di Nadal a Indian Wells. Non se l’aspettava nemmeno lui. Del Potro KO in tre set. Per Rafa è il 22esimo Masters 1000 (record assoluto) e la vittoria numero 600. E’ tornato il ciclone di Manacor.
Rabbia, gioia, sollievo: in questa esultanza c’è tutto il nuovo Nadal
Di Riccardo Bisti – 18 marzo 2013
Quando la sfera gialla è morta in corridoio, Rafael Nadal si è sdraiato per terra, ebbro di gioia, per un trionfo che ha del clamoroso. Indian Wells è sua e non ci credeva nemmeno lui, soprattutto dopo le maledizioni contro i campi in cemento. Ma quello del deserto californiano è un cemento amico, dove aveva già vinto due volte. Un campo dai rimbalzi alti e lenti che ricorda dolcemente (per lui) l’amica terra rossa. Contro Juan Martin Del Potro partiva alla pari, ma l'esito sembrava scritto fino al 6-4 3-1. Poi è successo qualcosa. La benzina argentina è finita, mentre il serbatoio di Nadal era ancora pieno e desideroso di alimentarsi con un successo. E’ così maturato il 4-6 6-3 6-4 che consegna a Nadal il terzo titolo stagionale su quattro tornei giocati e – soprattutto – ne certifica il rientro nel tennis dei marziani. Le vittorie in Brasile ed Acapulco erano maturate in condizioni troppo favorevoli, mentre stavolta c’erano tutti. Per la verità, Rafa ha avuto un pizzico di fortuna. Dei Fab-Four ha incontrato solo un Federer con la schiena a pezzi, poi ha superato Berdych e Del Potro, gente contro cui vince quasi sempre. Per intenderci, contro Murray o Djokovic sarebbe stata un’altra storia. Ma Del Potro li ha spazzati via entrambi, regalando a Indian Wells una finale tutta latina. L’avrebbero voluta a Miami, ma purtroppo per loro non avranno Nadal (dopo aver già digerito il forfait di Federer). “Scherzi a parte, non c’era un modo migliore per tornare, no?” ha detto un Rafa quasi commosso. Mentre lo diceva, probabilmente, pensava ai sette mesi di cassa integrazione tennistica che lo avevano messo ai margini, quasi nel dimenticatoio.
Il suo bilancio stagionale parla di 17 vittorie e una sconfitta: inoltre, non perde da 14 partite. E' il primo titolo sul cemento dopo due anni e mezzo: l’ultimo lo aveva conquistato a Tokyo nel 2010. Sembra passata una vita. “Per me è stata una settimana emozionante. E’ importante vincere contro i migliori su una superficie a loro favorevole”. Doppia gioia: per Rafa è la vittoria numero 600 nel circuito ATP. Non poteva chiedere di meglio per festeggiare la ricorrenza. Inoltre, è balzato nuovamente in testa alla classifica delle vittorie Masters 1000. Per lui è la 22esima, una in più di Roger Federer. “Quando torni dopo una lunga assenza, ti tornano alla mente i brutti momenti vissuti in questi mesi. I dubbi, soprattutto. E’ brutto avere il dubbio di sapere dove e quando sarei tornato a giocare”. In verità, la partita era iniziata bene. Avanti 3-0 e palla del 4-0, Rafa sembrava destinato a una vittoria quasi banale. Ma le scorie dell’inattività sono ancora dietro l’angolo, e Del Potro si è aggiudicato otto dei successivi nove game per vincere il primo e prendere un break di vantaggio nel secondo. “In quel frangente ho sbagliato tattica – ha detto Nadal – che per me è una cosa inusuale. Posso commettere degli errori con i colpi, ma sul piano strategico di solito faccio le cose giuste”. Del Potro ha tenuto fino al 6-4 3-1, poi c’è stato un contro-parziale di Rafa che ha vinto cinque giochi di fila e ha allungato il match il terzo. Del Potro ha tenuto il servizio in avvio di terzo, ma il break decisivo non tardava ad arrivare e Nadal lo conservava fino alla fine. Sul 5-3, lo spagnolo ha avuto tre matchpoint, annullati d’orgoglio. Ma la sentenza era ormai scritta. Dopo l’abbraccio a Del Potro, Nadal è andato a dare il “cinque” a Larry Ellison, poi si è messo in ginocchio accanto alla rete e ha alzato le braccia al cielo. Una platealità giustificata dalla situazione e dal carattere di un uomo col cuore da bambino, ancora Mowgli nell’anima.
Del Potro c’è rimasto male, perché stavolta era convinto di potercela fare. Ha vinto uno Slam, ma deve ancora sollevare il primo trofeo Masters 1000. Non gli è riuscita l’impresa di battere tre top 10 nella stesso torneo, ma si consola con la doppia vittoria su Murray e Djokovic (quest’ultima è molto significativa) e con un dato statistico: era dal 1977, dai tempi di Guillermo Vilas, che un argentino non arrivava in finale in questo torneo. Gli è mancato l’ultimo step. “Rafa ha meritato di vincere – ha detto l’argentino – nell’ultima ora del match ha giocato con grande solidità, mi ha allontanato dalla linea di fondo e ha tirato diversi vincenti. Giocare contro di lui quando sei sotto nel punteggio è molto dura. Ho lottato fino alla fine, ma non c’è stato niente da fare. Ad ogni modo, penso di aver giocato un ottimo torneo”. Con questa vittoria, Nadal tornerà in quarta posizione superando David Ferrer. Tutti sanno che vale di più, ma non sarà semplicissimo mantenerla, visto che da qui al Roland Garros difende la bellezza di 4.590 punti. Proverà a riconquistarli, magari vincendo per la nona volta consecutiva il torneo di Monte Carlo. Sarebbe un’impresa ai limiti del disumano. Ma Rafa ci ha abituato ai miracoli. Forse un giorno scopriremo che non era un essere umano, ma qualcuno mandato da lassù per frantumare chissà quanti record.
MASTERS 1000 – I PLURIVINCITORI
Rafael Nadal – 22
Roger Federer – 21
Andre Agassi – 17
Novak Djokovic – 12
Pete Sampras – 11
Thomas Muster – 8
Andy Murray – 8
Michael Chang – 7
Andy Roddick – 5
Boris Becker – 5
Jim Courier – 5
Gustavo Kuerten – 5
Marat Safin – 5
Marcelo Rios – 5
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