Roger Draper guida la federtennis britannica, ma è nell’occhio del ciclone da quando è stato reso pubblico il suo stipendio di quasi 800.000 euro annui, il quadruplo di…David Cameron!
Roger Draper è a capo della LTA dal 2006
 
Di Riccardo Bisti – 2 gennaio 2013

 
Qualche anno fa, una modifica allo Statuto FIT (articolo 52, comma 8) ha conferito alla figura del presidente una sorta di stipendio (in aggiunta ai rimborsi). La vicenda sollevò qualche critica, ma non troppo. Anche perchè è giusto, in linea di principio, che un presidente federale percepisca uno stipendio. Si può discutere, invece, sul fatto che sia lo stesso Consiglio (con la complicità di un’alzata di mano in Assemblea, come accaduto il 12 dicembre 2009) a deliberare la modifica. Non sappiamo quanto guadagni Angelo Binaghi in veste di Presidente FIT, ma è certo che non prende quattro volte tanto Silvio Berlusconi (ultimo Presidente del Consiglio “stipendiato”, visto che il dimissionario Mario Monti ha ricoperto gratuitamente il ruolo) o di quanto incasserà il Capo del prossimo Governo. Sembra incredibile, ma in Gran Bretagna accade esattamente questo. Roger Draper ricopre il ruolo di amministratore delegato LTA (la federazione britannica) dal 2006 e nei giorni scorsi è stato diffuso (per la prima volta) il suo compenso: 640.000 sterline, l’equivalente di 787.000 euro! Cifra impressionante, non solo relazionata ai successi del tennis britannico, ma anche a semplici considerazioni di ordine morale. Lo stipendio di Draper è così suddiviso: 394.000 fissi, 201.000 di bonus e 45.000 di contributo pensione. Secondo un portavoce LTA, lo stipendio di Draper è stato deciso “dopo un’attenta valutazione” del "remuneration committee" federale. Non è bastato a evitare il pandemonio, anche perchè il Primo Ministro David Cameron (peraltro buon appassionato di tennis) intasca 142.500 sterline. E’ legittimo domandarsi se sia giusto. A livello professionistico, il tennis maschile si fonda su Andy Murray. Dello scozzese sappiamo tutto, compreso il fatto che non è un prodotto federale. Quando era un adolescente, mamma Judy lo spedì a Barcellona presso l’Accademia Sanchez-Casal. Ne uscì un giocatore decisamente più solido. Dietro di lui ci sono Jamie Baker (n. 245 ATP), James Ward (250), Josh Goodall (254) e Daniel Evans (297). Un mezzo disastro. Non è un caso che il team di Davis, senza Murray, abbia preso una sonora batosta contro il Belgio. Si consolano (ma non troppo) con tanti buoni doppisti, a partire dal campione di Wimbledon Jonathan Marray (ma ci sono anche Fleming, Skupski, Jamie Murray e altri ancora).
 
Va un po’ meglio in campo femminile, dove le giovani Heather Watson e Laura Robson sembrano destinate a un’ottima carriera. Il team di Fed Cup (guidato da mamma Murray) è nel World Group II, e sono tornate a vincere un torneo WTA dopo 24 anni di digiuno. Ma nè Heather nè Laura sono prodotti del Centro Tecnico di Roehampton. Dati che mandano su tutte le furie la Baronessa Angela Billingham, capo dell’All Party Tennis Group, commissione parlamentare preposta alle faccende tennistiche. “E’ impensabile che chi gudagna il quadruplo del Primo Ministro non abbia idee per sviluppare questo sport. La LTA è una delle più ricche organizzazioni sportive del paese, ma a mio modesto parere è anche una delle più inutili”. Frasi di fuoco, che hanno trovato sbocco nel taglio fondi che Sport England (una sorta di CONI d’oltremanica) ha destinato alla LTA. Ritenendo poco soddisfacenti le proposte federali, il governo destinerà 7,1 milioni di sterline. Restano in cassa ulteriori 10,3 milioni, stanziati solo se la federazione mostrerà programmi ritenuti validi. Ma se i risultati nel circuito professionistico hanno una componente di casualità, non è così per il numero di praticanti. Quattro anni fa, in Gran Bretagna c’erano 487.000 praticanti assidui (quelli che giocano almeno una volta a settimana). La cifra era scesa a 375.000, poi i progetti di sviluppo elaborati da Cameron hanno portato a un incremento di 70.000 unità, fino agli attuali 445.100. Crescita non eccezionale, soprattutto se rapportata al maxi-investimento di 17 milioni di sterline. Secondo la Billingham, questi dati dovrebbero portare al licenziamento di Draper. “Invece il consiglio d’amministrazione LTA non fa nulla in questo senso”. Non ha portato grossi risultati nemmeno il progetto “All Play", proposto circa un anno fa e piuttosto simile al “SuperTennis Club” lanciato qualche giorno fa dalla FIT. Si tratta di una specie di social network tennistico che consente a praticanti (e aspiranti tali) di mettersi in contatto tra loro e giocare. Fu presentato in pompa magna da due personaggi famosi come Tim Lovejoy e Lorraine Kelly, ma ad oggi ha fatto registrare 3468 partite. Un po’ poche per i progetti LTA.
 
C’è poi una forte pressione esterna, a partire dalla charity “Tennis for Free”, di cui il comico Tony Hawks è co-fondatore e uomo immagine. L’obiettivo di Tennis for Free è lavorare con scuole, circoli ed enti pubblici per offrire gratuitamente campi da tennis. Quando ha appreso lo stipendio di Draper, Hawks non le ha mandate a dire. “Noi abbiamo un progetto che potrebbe ottenere risultati migliori a costi inferiori. Basterebbe aprire una sessione settimanale aperta a tutti che costerebbe 6.750.000 sterline e garantirebbe un incremento di praticanti di almeno 225.000 unità. La LTA? Dopo il taglio dei fondi di Sport England avrebbero dovuto guardarsi dentro e prendere delle decisioni, invece danno 200.000 sterline di bonus all’amministratore delegato”. La LTA ha 311 dipendenti e si regge economicamente grazie agli utili di Wimbledon. Per intenderci, nel 2012 i Championships hanno generato 37,8 milioni di sterline. Un guadagno che consente alla LTA (e a Draper) di guardare con relativa serenità al taglio di fondi pubblici. Sul piano strettamente economico, la federazione sta bene ed è una delle più ricche al mondo. La cronica incapacità di produrre giocatori di alto livello, tuttavia, non si schioda. Gli inglesi hanno inventato il gioco, ma faticano a produrre un movimento importante. Hanno avuto Henman, oggi c’è Murray, ma si tratta di casi isolati. E le accuse piovono da tutte le parti. Anni fa fu Andy Murray a lamentarsi, poi arrivarono Mark Petchey e addirittura Pat Cash. L’ultimo a lagnarsi è il 31enne Alan Mackin, miglior tennista scozzese prima dell’avvento di Murray. Ha ammesso di aver fallito come professionista, ma di aver molto da dare come coach. “La LTA manca di responsabilità o trasparenza. Porta avanti una forma di clientelismo. Negli anni, ho mandato diverse mail allo stesso Draper e agli altri responsabili federali, ma nell’80% delle occasioni non ho avuto neanche una risposta”. E intanto si è trasferito in Canada, dove la federazione locale è ben contenta di acquisire professionalità straniere (da quelle parti opera anche Roberto Brogin). E i risultati si vedono.