Nella conferenza stampa di fine anno, la WTA traccia le linee guida del futuro. Ringraziata Singapore, che quest'anno dovrebbero sancire il record di pubblico, Steve Simon guarda con ottimismo alla nuova sede e promette che il coaching avrà un'evoluzione. Nonostante manchino le stelle, gli ascolti sono cresciuti in misura importante.

Certi eventi sono più autocelebrativi che informativi. Per questo, bisogna dare il giusto peso alle parole di Steve Simon, amministratore delegato WTA. Nella conferenza di fine anno, tenutasi a Singapore, ha detto che il circuito femminile non è mai stato migliore di oggi. Potrebbe aver ragione sul piano economico, non su quello tecnico. Il calo di due personaggi importanti come Serena Williams e Maria Sharapova ha “spogliato” il Masters delle due figure più carismatiche, che hanno tenuto in piedi la baracca negli ultimi dieci anni, peraltro basandosi su una rivalità più teorica che reale. A Singapore non c'è neanche una numero 1 WTA e la sensazione è che si tratti di un torneo così così. Eppure gli ascolti crescono: secondo Simon, circa 600 milioni di persone hanno avuto accesso ai contenuti WTA in TV, mentre il pubblico digitale ammonta a circa 300 milioni, con un aumento del 20% rispetto all'anno scorso. “Quest'anno abbiamo avuto quattro vincitrici nei tornei del Grande Slam e quattro vincitrici diverse nei Premier Mandatory. Tutto questo non sarebbe possibile senza un prodotto così profondo e diversificato”. Su questo punto ha ragione, nel senso che i domini – o meglio, le dittature agonistiche – non sempre fanno il bene dello sport. Il problema del circuito femminile, in questo momento, è l'assenza di grandi personaggi. Per questo, una figura come Naomi Osaka può essere il simbolo di un rilancio, anche perché il circuito ormai guarda a oriente da una decina d'anni. Un volto come lei può fare bene, anche se a Singapore le sta andando male. A proposito: dall'anno prossimo, le WTA Finals si sposteranno a Shenzhen, sia pure in un impianto provvisorio. Poco importa, visto che il montepremi arriverà a ben 14 milioni di dollari.

PIÙ COACHING E OCCHIO AI SOCIAL NETWORK
“Sarà una grande opportunità: il motivo per cui abbiamo scelto Shenzhen è che lì può ripetersi quello che è successo a Singapore. Non c'è dubbio che le WTA Finals e il suo marchio siano a un livello molto più alto rispetto a cinque anni fa”. In verità, le edizioni a Istanbul avevano avuto un ottimo successo di pubblico. “Ma credo che anche quest'anno potremo avere un pubblico record – dice Simon – credo che supereremo i 133.000 spettatori dell'anno scorso. In questi cinque anni, il pubblico si è evoluto. Nella prima edizione era tranquillo ed educato. Se oggi seguite un match si sentono energia, divertimento, intrattenimento. Penso che sia il simbolo della crescita”. Ok, ma il motore principale restano i soldi. E le sirene cinesi sono troppo invitanti per il prodotto WTA. A furia di insistere a quelle latitudini, stanno raccogliendo i primi risultati. I numeri sono stati illustrati da Micky Lawler, presidentessa WTA. “In Cina, il tennis femminile viene trasmesso da iQiyi: l'audience è salita da 4 milioni nel 2014 ai 39 dell'anno scorso”. Uno degli argomenti più dibattuti in questi giorni è il coaching, soprattutto dopo i fatti dello Us Open e la recente presa di posizione di Patrick Mouratoglou. In verità, la WTA è l'unica istituzione che ha davvero creduto nel progetto, facendolo diventare parte dello show. Per le giocatrici è un aiuto, per la WTA è soprattutto intrattenimento. “Il coaching rimarrà parte della WTA – dice Simon – non so se l'approccio che abbiamo adesso sia quello giusto. Forse dovrebbe evolversi a un livello diverso? È qualcosa che stiamo cercando di capire”. La Lawler ha poi concluso spiegando che la salute mentale, nell'epoca dei social network, è una delle più grandi preoccupazioni della WTA. Qualche giocatrice è più sensibile all'argomento, altre meno, ma è un punto su cui la WTA ha promesso di restare “vigile”. L'importante è salvaguardare l'immagine e guadagnare più soldi possibili.