L’Italia ritrova gli ottavi al Roland Garros maschile grazie a uno spettacolare Seppi. L’altoatesino ha sfibrato alla distanza Verdasco. In tanti dovrebbero chiedergli scusa. Noi lo ringraziamo. 
La gioia di Andreas Seppi. L'altoatesino è ormai a ridosso dei top 20

Di Riccardo Bisti – 2 giugno 2012

 
Andreas Seppi è un gran signore. Per questo non dirà mai che tante, troppe persone dovrebbero chiedergli scusa. E’ facile salire sul carro del vincitore adesso che sta giocando un tennis incredibile, vale i primi 20 del mondo e cercherà di migliorare la 18esima posizione raggiunta da Omar Camporese ed Andrea Gaudenzi, limite del tennis italiano da oltre trent'anni. Andreas non porta rancore ed è sempre andato dritto per la sua strada, percorrendo i sentieri indicati da Massimo Sartori, che oltre ad essere un grande coach è un mix tra un padre e un fratello. Quando Andreas aveva scelto di prendersi una pausa dalla Coppa Davis gliene dissero e fecero di tutti i colori, obbligandolo a rispondere a una convocazione (Italia-Bielorussia a Castellaneta Marina) pena chissà quali sanzioni, per lui e per chi gli sta vicino. Solo il buon senso di Corrado Barazzutti, che lo rimandò a casa salvando capra e cavoli, evitò conseguenze peggiori. Episodi che si ricordano in tanti. Meno persone ricordano cosa accadde nel 2007, quando agli Internazionali d’Italia gli venne negata la wild card nel momento del bisogno. Aveva 23 anni ed era numero 94 del mondo, ma preferirono darla al 29enne Daniele Bracciali (n. 125 ATP). Forse era il dazio da pagare per aver perso contro Dudi Sela in Coppa Davis? Adesso è scoppiata la Seppi-Mania, ma la forza di Andreas è di restare tranquillo e dare il giusto peso a quello che dicono gli altri. Anche adesso che al 29esimo tentativo ha raggiunto per la prima volta la seconda settimana in un torneo del Grande Slam. E lo ha fatto a modo suo, vincendo una dura battaglia contro Fernando Verdasco, numero 16 ATP e terraiolo coi fiocchi. Un giocatore contro cui aveva perso sei volte di fila, aggiudicandosi solo il primo precedente, al defunto challenger di Basiglio nel 2003. L'ultimo italiano a raggiungere gli ottavi era stato Fabio Fognini l'anno scorso, quando si è spinto fino ai quarti dopo il match maratona contro Montanes. Prima di lui era arrivato agli ottavi Filippo Volandri nel 2007, quando battè Ljubicic prima di perdere da Robredo.
 
In tre ore e ventitrè minuti di tennis, Seppi ha sfoderato il meglio di sé, sia sul piano tecnico che su quello mentale. C’era il timore che il dritto di Verdasco, pesante come un macigno e velenoso come un serpente, potesse mandarlo fuori palla. Niente di tutto questo. Andreas ha tenuto alla grande, lottando dalla prima all’ultima palla e ribattendo colpo su colpo. C’è un dato che fa impressione: con un giocatore aggressivo come Verdasco, Seppi ha tirato 57 colpi vincenti contro 36. Per intenderci, nella mitica semifinale dell’Australian Open 2009 contro Nadal, il madrileno ne aveva sparati 95. Invece Seppi gli ricacciava di là buona parte degli attacchi, spesso con un vincente. Andreas ha giocato alcuni dritti in corsa che hanno ricordato Ivan Lendl. Anzi, per farlo contento diciamo Yevgeny Kafelnikov, suo idolo d’infanzia. Anche con il rovescio “Andy” è cresciuto. Il passante con cui ha sigillato il 5-2 nel quinto set è un inno alla gioia tennistica. E allora lo ringraziamo per tutto quello che ci regala in ogni partita, con il suo atteggiamento straordinario, sempre educato e composto. Sul campo può succedere qualsiasi cosa, ma lui mantiene la concentrazione senza lasciarsi andare a scenate o a chissà quali manifestazioni. Un’educazione antica, impartita da papà Hugo e mamma Marialuise e forgiata da Sartori, che lo ha preso quando era ancora un bambino. “Nel quinto set avevo ancora tanta energia ed ero tranquillo – ha detto a microfoni accesi – il servizio mi sta aiutando, consentendomi di comandare gli scambi. Ma la chiave è stata la tranquillità. Nei momenti importanti resto sereno, lucido…e si vede”. La partita è stata un alternarsi di emozioni. Fondamentale il primo set, in cui ha rimontato da 2-5 e ha conquistato cinque giochi consecutivi. Meglio Verdasco nel secondo, meglio Seppi nel terzo, ottimo tennis nel quarto con lo spagnolo che ha tirato fuori un paio di miracoli nel decimo game. Ma era più stanco e si vedeva. Parlava da solo, sotto gli occhi un po’ perplessi di Alex Corretja (finalista due volte a Parigi e attuale capitano della Davis spagnola). Seppi ha dominato e – come di consueto – non ha esultato più di tanto. Anche questo ce lo fa amare, perché Andreas ha una percezione corretta delle cose. Non si è depresso nei momenti duri (che ci sono stati) e non si esalta adesso. Per questo, come dice coach Sartori, riuscirà a conoscersi a fondo e a raggiungere il top delle sue possibilità.
 
Probabilmente la sua corsa si fermerà negli ottavi contro Novak Djokovic
, ma va bene lo stesso. Il serbo è sceso in campo piuttosto tardi perché Gilles Simon e Stanislas Wawrinka avevano occupato il Campo Lenglen per oltre 4 ore. Allora ha messo il turbo e ha rifilato un rapido 6-1 6-2 6-2 al povero Nicolas Devilder. Djokovic stima molto Seppi. A Monte Carlo, dopo averlo battuto 6-1 6-4, ha detto che Andreas potrebbe tranquillamente entrare tra i primi 20. I fatti gli stanno dando ragione. Ma da qui a pensare di batterlo ce ne passa. Un eventuale exploit di Andreas sarebbe forse la più grande impresa di un tennista italiano negli ultimi 30 anni. Non possiamo certo chiederglielo. Il resto della giornata, nel tabellone maschile, ha regalato due maratone (Wawrinka su Simon e Berdych sul sorprendente Anderson) e – soprattutto – le difficoltà di Roger Federer. Dopo aver ceduto un set ad Ungur, lo svizzero ne ha lasciato per strada un altro contro Nicolas Mahut. Partita gradevole, ma questo Federer non è irresistibile. Basterà per battere il sorprendente Goffin, ma non per superare il vincitore di Del Potro-Berdych. Ma oggi – non ce ne vogliano tutti gli altri – è stato ancora una volta “Seppi-Day”. E noi lo ringraziamo ancora una volta, così come lo abbiamo sostenuto quando ne aveva bisogno.