Quante volte abbiamo giudicato un colpo in base al suono che produceva? Quale relazione esiste tra suono, vibrazione, incordatura ed esecuzione?
John McEnroe, è sposato con la cantante Patty Smyth e ha suonato con i Rolling Stones: la musica è nelle sue corde – foto Ray Giubilo
Pooof, sbamm, sciaf, bang! No, non è la versione aggiornata della poesia di uno dei padri del futurismo, Tommaso Marinetti, “Zang Tumb Tumb”, ma i suoni caratteristici e onomatopeici generati dalla racchetta da tennis all’impatto con la palla.
Un’antica ma del tutto attuale regola recita che un tennista lo riconosci dal suono che produce quando colpisce la palla, e che basta chiudere gli occhi e ascoltare per capire chi si ha davanti.
Dal punto di vista personale, provai questa esperienza osservando l’allenamento di due differenti giocatori a distanza di tempo: il primo, Marat Safin, attirò la mia attenzione facendomi spostare da uno dei ground del Foro Italico da cui stavo assistendo ad un incontro, per il volume delle botte prodotte dalla sua Head Prestige Mid.
Il secondo, a distanza di qualche anno sempre nel medesimo luogo, un argentino dal dritto devastante le cui bordate sovrastavano per volume il brusio del pubblico presente; si trattava di un certo Juan Martin Del Potro, uno che delle bordate di dritto ha fatto la sua fortuna sino a quando il fisico non ha mostrato il conto.
Nei tempi moderni sicuramente sono due i suoni che mi girano per la mente di primo acchito.
Il primo, lo schiaffo – “sciafff” – prodotto dalla palla che si spalma sulla racchetta di Jannik Sinner incordata a 28 kg, e in maniera completamente differente il “pofff”, sordo, ovattato e morbido prodotto dalla Pure Aero di Mannarino incordata alla tensione minima record di 10-12 kg.
L’EFFETTO PSICOLOGICO DEL DAMPENER
Dal punto di vista tecnico, la prima domanda che ci dobbiamo porre è se il suono ha un’incidenza diretta o indiretta sulla sensazione di gioco, e in caso positivo quale possa essere il condizionamento generato da questo elemento percettivo.
Basti pensare all’effetto che ci fa giocare con o senza “gommino antivibrazioni”, tecnicamente detto “dampener”.
C’è chi non può farne a meno perché ama colpi sordi e chi non lo può sopportare, apprezzando il suono della corda e il suo naturale decadimento, che coincide con l’allontanarsi della palla dal piatto.
È bene premettere che il gommino a poco serve se non ad assorbire le frequenze udibili provenienti dalla corda e poco incide in termini di vibrazioni potenzialmente negative per le articolazioni.
L’anti-vibro, come viene gergalmente detto, taglia le frequenze comprese fra i 300 e i 700 Hz che hanno un’incidenza soprattutto a livello di sensazione, ma poco influiscono sull’assorbimento delle vibrazioni nocive che viaggiano attorno agli 80-200 Hz e che possono comportare infortuni e infiammazioni in relazione alle frequenze di risonanza proprie, specifiche e tipiche del nostro corpo.
Da studi effettuati negli anni passati è stato possibile mettere in evidenza che il suono prodotto dalla racchetta influenza a livello psicologico e percettivo la sensazione di tirare più o meno forte.
Giocare in assenza di percezione uditiva è molto complicato, perché non si percepisce il timing e il volume dell’impatto dell’avversario, non si sente il contatto della palla a terra e diventa tutto molto più difficile rispetto a quanto siamo abituati per il ricorso univoco al canale visivo.
Spazio, tempo e velocità passano per tutti i nostri sensi e ha una valenza particolare a livello di esperienza provare a giocare limitando la vista, l’udito e la propriocettività.
NON E’ TUTTO POTENTE QUEL CHE RISUONA
Ritornando al suono, è bene sottolineare che generalmente si ha la sensazione di ottenere maggiore potenza quando il volume dei nostri colpi sale al di sopra di una certa soglia.
In altre parole, se percepiamo un “bang” ad alto volume quando colpiamo, avremo la sensazione di tirare più forte, ed è questo il motivo per cui nei campi indoor vuoti si ha la sensazione di far viaggiare la palla a maggiore velocità. Se una racchetta, le corde o la combinazione corde-telaio producono molto rumore durante i colpi, a livello di feedback il giocatore sarà appagato da una sensazione di maggiore potenza rispetto ad una combinazione che produce minore volume; ma attenzione, molto spesso le sensazioni possono ingannare!
Non è affatto un caso se una delle corde più apprezzate al mondo, l’intramontabile monofilamento argento Luxilon Alu Power, si chiami Big Banger (nomen omen, come direbbero i latini), e non è allo stesso modo casuale se multifilamenti, synt-gut come pure budelli, nonostante la maggiore potenza vengano percepiti come meno potenti e veloci – anche se è esattamente l’opposto – proprio per la differente risposta acustica che li porta a produrre un “pofff poff” di panattiana memoria.
Da questo stesso punto di vista è molto curiosa la sensazione trasmessa da giocatori e giocatrici di alto livello che riportano, alla stregua di attori in teatro, di doversi abituare al palazzetto o al campo coperto “pieno”, per la differente risposta acustica prodotta all’impatto con la palla, dato che con la presenza del pubblico il rumore prodotto viene assorbito in maniera assai più marcata e il valore di riverberazione si abbassa sostanzialmente rispetto alla medesima struttura vuota.
Adrian Mannarino, mosca bianca nel circuito. La sua racchetta è normalmente incordata a soli 10-12 kg – foto Ray Giubilo
MAGGIORE IL VOLUME, MAGGIORE LA POTENZA
Il suono di una racchetta ci parla del giocatore, dei suoi colpi, della racchetta stessa e delle corde, ma in quale maniera?
Il suono altro non è che una forma di energia, e di conseguenza maggiore è il volume prodotto dal colpo, maggiore è la potenza espressa durante l’esecuzione di un dritto, rovescio, servizio o smash.
Il rumore prodotto dalla palla che lascia il piatto corde ci testimonia che le corde sono state attivate e che per questo suonano: elemento essenziale per ogni giocatore, a qualsiasi livello, per avere testimonianza della bontà dei propri impatti e della correttezza dell’attrezzatura che sta usando.
Esecuzioni piene sono il segnale migliore, diretto e sincero della pulizia dell’impatto nella zona di “sweet-spot” del piatto corde, dato che una palla impattata nella zona “nodale” dell’ovale restituirà un minore treno di onde e vibrazioni.
Se non facciamo suonare le nostre corde abbiamo sbagliato qualcosa in termini di scelta del telaio, delle corde o della tensione di installazione.
Non tutti i suoni sono però uguali; i giocatori dotati di buona tecnica hanno volumi di impatto elevati anche facendo poca fatica, grazie al corretto utilizzo delle spinte, ma attenzione, le tonalità sonore sono spesso differenti e da questo deriva un’interessante considerazione riguardante la tensione di installazione delle corde.
COME SI OTTIENE UN SUONO ACUTO
Racchette che producono suoni acuti sono incordate ad alta tensione, mentre racchette che producono suoni a frequenza minore sono incordate a bassa tensione; in buona sostanza, funziona proprio come nell’accordare una chitarra: con il crescere della tensione della corda si producono suoni via via più acuti con sensazione incrementale di rigidezza del filamento.
Nel caso di una racchetta da tennis, si cresce con la tensione delle corde qualora si voglia ottenere un piatto più rigido e meno deformabile, a tutto vantaggio del controllo in fase di gioco, per una maggiore deformazione della palla e maggiore energia dissipata.
Il suono che otterremo a tensioni elevate sarà acuto e, per dare un riferimento numerico, le frequenze prodotte supereranno la soglia dei 650-750 Hz in caso di un monofilamento in calibro 1.25 incordato a 25-28 kg.
In caso contrario, scendendo di tensione, otterremo suoni di frequenza inferiore che vanno dai 500-600 Hz per tensioni pari a 20-23 kg, ma possono scendere anche attorno ai 300 Hz in caso di tensioni alla Mannarino, prossime ai 10 kg.
TENNIS, MUSICA E I COMUNI ANTENATI
Non credo sia un caso se i primi produttori di corde da tennis in budello fossero e sono tuttora produttori di corde per strumenti musicali come liuti, arpe, archi e chitarre, che fanno uso di filamenti elastici e resilienti.
Allo stesso modo, non si sa se appartenga a mito o realtà il fatto che i primi esperimenti con le corde in budello per il tennis furono fatti utilizzando corde per violoncello, al fine di ovviare alla scarsissima durata delle corde in seta, le prime utilizzate per giocare sulle antiche racchette in legno per lawn tennis.
È assodato invece che la denominazione “cat-gut”, utilizzata sino agli anni ’70 del secolo scorso per indicare le corde in budello naturale, non derivasse dal frutto di una serrata caccia ai gatti del quartiere, quanto dalla consuetudine di chiamare cat-gut la corda che veniva utilizzata per “armare” lo strumento monocorda dei cantastorie gallesi durante il medioevo.
Sembra sciocco e difficilmente ci si sofferma a soppesare il ruolo dei dettagli nel mondo del tennis, ma molto spesso la vittoria o la sconfitta in un match possono passare da un suono, da una vibrazione o da una serie di suoni e vibrazioni che ci attraversano.
L’ARTE DELL’INCORDARE
In questo quadro merita una citazione chi mette in fase l’attrezzo, ovvero chi accorda o, meglio, incorda le racchette per gli atleti che vanno in campo.
Il fatto stesso che spesso si utilizzi il termine accordare (tipico di uno strumento musicale) al posto di incordare (proprio di un telaio), denota ancora una volta le forti contaminazioni tra i due ambiti.
Il lavoro, spesso disconosciuto, si svolge dalle prime ore della mattina a notte fonda, con un carico complessivo talvolta superiore a 30 telai al giorno, per un totale di 250-300 telai in un Challenger sino ai 5000-6000 in un evento Slam, ai limiti della sopportazione fisica e nervosa. In questi termini, chi prepara gli attrezzi per i giocatori ha un ruolo determinante per il buon esito di un torneo, anche non comparendo mai neppure nei ringraziamenti finali… ma ricordiamo che il tecnico che prepara i telai per gli atleti, può assurgere a livello di vero artista, come descritto chiaramente da Andre Agassi nel libro “Open”, e ha un ruolo fondamentale, lavorando con le mani, con la testa e con il cuore per trasformare, come un mago, le semplici vibrazioni di un attrezzo in buone vibrazioni!