ESCLUSIVO – Andrey Golubev torna a scrivere per noi. Niente Wimbledon per lui, meglio ricostruire la classifica dai challenger. Poi Londra non è che sia il massimo…ma tanto non sfuggirà all'erba: arriva la Davis! La soddisfazione per la conferma di Di Palermo nel board ATP. 

Ciao ragazzi,

in questi giorni di Wimbledon ho deciso di restare a giocare sulla terra per recuperare punti e classifica. Non è la prima volta che lo faccio. Ai Championships sono stato nel main draw per tre o quattro volte, in altre occasioni ho fatto le qualificazioni. Ecco, le qualificazioni. Posso parlare francamente? A Roehampton i campi sono incredibili, nel senso peggiore del termine. Non sono campi in erba, sono orti. Mancano solo i fagiolini. E l’erba di Roehampton non c’entra niente con quella di Wimbledon: nel torneo, ormai, se giochi in topspin pesante la palla ti salta sopra la spalla, nelle qualificazioni invece il terreno è velocissimo.

 

Vi assicuro che non lo dico perché l’erba non mi piace (che è verissimo), ma Wimbledon non è il torneo preferito dal 99% dei giocatori. Se piove tre minuti, per due ore non giochi. La players’ lounge è una stanzetta di 30 metri quadrati in cui tutti i divanetti sono occupati dai genitori delle giocatrici e non puoi mai rilassarti… Certo, mi direte voi: basta affittare una casa nel sobborgo di Wimbledon, come fanno Federer e gli altri. Sì, se te lo puoi permettere… Invece, se sei uno “normale” come me, prendi l’albergo ufficiale del torneo, che è molto bello ma ci vuole quasi un’ora di automobile per arrivare dalla City ai campi, per cui ecco, se arrivi a Wimbledon poi, tendenzialmente, rimani lì anche se non giochi e non hai spazio per fare niente.

Devo dire, poi, che come servizi gli inglesi non si spendono granché. Se devi fare le qualificazioni, manco ti vengono a prendere in aeroporto. Se hai un coach, si deve arrangiare lui coi trasporti. Per dire: agli Australian Open ti chiedono se vuoi una macchina per andare con un tuo ospite allo zoo!

 

Certo, c’è la tradizione. È giusto salvarla. Però, insomma, prima di tutto se vuoi conservare il tennis classico lo fai sempre, non è che cambi l’erba per far giocare da fondocampo e poi mi fai delle storie se ho una striscia grigia sulle scarpe: l’anno scorso me l’hanno fatta pitturare a mano con un pennarello bianco prima di entrare in campo, sennò secondo loro non ero vestito in maniera adatta! Ricordo ancora quella volta in cui nelle qualificazioni contestarono a un giocatore che siccome aveva sudato i suoi pantaloncini erano trasparenti e, sotto, si vedevano mutande colorate. Lo obbligarono ad andare a cambiarsi.

Chi vince Wimbledon? Mah, io vedo molto bene Murray. Fateci caso: quando ha vinto i tornei importanti, anche i Giochi, stava giocando bene da un po’. Lui ha bisogno di strisce lunghe di vittorie, e in questi mesi ha vinto tante partite e poi ha già vinto Wimbledon, non ha più la pressione di prima. Djokovic? Ha appena fallito il primo obiettivo della stagione, il Roland Garros, secondo me quest’anno avrà qualche breve periodo di calo anche se il numero uno al mondo sa gestire queste situazioni, anche i fallimenti. Del resto, se ci pensate, Federer riuscì a vincere a Parigi l’unico anno in cui qualcuno gli fece fuori Nadal, sennò ci perdeva sempre. Novak no, lui si è battuto Nadal, quindi non c’è un tabù legato a un giocatore, e per lui è molto meglio perché non troverà sempre un giocatore in stato di grazia come era Wawrinka alcune settimane fa. Non penso che subirà i contraccolpi di Parigi, anzi, sarà solo più… si può dire incazzato? Nadal ha vinto a Stoccarda, l’ho anche commentato su Eurosport, ma credo che non tornerà più quello di un tempo e questa consapevolezza, di poterlo battere, ormai ce l’hanno molti giocatori in più rispetto agli anni scorsi.

In ogni caso, l’erba mi perseguita! Tra poco partiremo, noi del Kazakistan, per giocare la Davis in Australia, in un posto dimenticato da Dio ma soprattutto dagli scali aerei. Darwin, si chiama. So che sarà un’erba velocissima, e sapete cosa vi dico? Meglio così, perché a mio parere i campi superveloci livellano il tennis, per cui potremmo anche essere favoriti da una scelta simile.
 

Prima di chiudere questa puntata del diario volevo fare i complimenti a Giorgo Di Palermo per la rielezione a rappresentante europeo dei giocatori nel Board. Lo conosco da sempre ed è una figura importante perché conosce i giocatori e i problemi, ha molta esperienza e devo dire che, finora, in molti casi è riuscito a far esaudire le nostre richieste. Finalmente, come sapete, i montepremi dei primi turni degli Slam si sono alzati. Il lavoro più difficile è quello coi Masters 1000, e vi spiego perché: quei tornei hanno fatto e fanno resistenza, però guadagnano molto più di quello che spendono eppure non sono obbligati a dare all’ATP dei bilanci dettagliati. Quindi non si sa quanto margine abbiano realmente e il nostro sindacato fatica a ottenere più soldi per i giocatori. Secondo noi dovrebbero essere più generosi: pensate quanto costerebbe fare una esibizione con Federer, Djokovic, Nadal, Murray. Con le regole moderne, tutti i migliori sono obbligati a giocare i 1000, quindi il prodotto è di altissima qualità. Se anche i montepremi salissero del 5 o 10%, per Roger non farebbe nessuna differenza, ma per quelli più in basso in classifica eccome.

Quando invece, come me in queste settimane, devi tornare ai challenger per vincere qualche partita e fare qualche punto, i soldi sono pochissimi. Perdi al primo turno e ti danno 400 dollari lordi, quando questa settimana io ne ho già spesi 370 per il viaggio, più i pasti, le incordature… E faccio tutto da solo. Però, almeno per me, i challenger sono sempre stati un investimento, li fai per ricostruire classifica e morale.


Testo raccolto da Federico Ferrero

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