L’incredibile ascesa di David Goffin: oltre a Federer (suo idolo), Nadal e Djokovic è l’unico giocatore ad aver vinto 25 partite di fila negli ultimi dieci anni. Ma il coach frena: “Conta la realtà, mica i sogni”. Oggi serve a 200 km/h sogna di vincere nella sua Mons.

Di Riccardo Bisti – 3 ottobre 2014

 
Il passaggio di consegne si è materializzato durante un allenamento presso il Lotto Mons Expo. Olivier Rochus, al suo ultimo torneo in carriera, ha chiesto a David Goffin di allenarsi insieme. Con la sua classe e il braccio morbido, tirava rovesci a una mano da sogno. E’ in grado di tirarli anche in salto. Eppure, Goffin ribatteva a occhi chiusi e vinceva quasi ogni scambio. Hanno giocato 10 games e li ha vinti tutti il più giovane, la nuova stella del tennis belga. Un ragazzo di 24 anni che promette di diventare più forte di Xavier Malisse, dello stesso Rochus e di Kristof Vliegen, gli unici tre belgi ad aver avuto un best ranking migliore del suo. Ma la sua scalata va ben oltre i confini di Fiandre e Vallonia. “Quando il tuo avversario è più forte, cosa puoi dire? – ha detto Rochus, che perdendo al primo turno ha messo fine alla sua carriera – giocare contro David non è difficile solo per me, ma lo è per tutti. Non sono l’unico perdente contro di lui”. No, decisamente no. Centrando i quarti a Mons con le vittorie su Huta Galung e Bachinger, ha vinto 36 delle ultime 38 partite, perdendo soltanto da Janowicz a Winston Salem e da Dimitrov allo Us Open. Si è aggiudicato cinque tornei (tre challenger e due tornei ATP) e ha condotto il Belgio nel World Group di Coppa Davis. A luglio era numero 106 ATP, mentre oggi è 31esimo. Ma salirà ancora, e i suoi limiti non sembrano così delineati. Anche sul piano economico gli va bene: in meno di tre mesi ha intascato 340.000 dollari, circa un terzo del suo prize-money complessivo. Ma a Mons non poteva mancare. “Dopo la vittoria a Metz mi sono preso una settimana di pausa perchè ero ancora molto stanco, poi mi sono preparato con calma. Anche se è un challenger è molto importante, perchè mi alleno da sempre in questa città ed è l’unica volta che posso giocare in Belgio, davanti alla mia famiglia”.
 
I POSTER DI FEDERER E IL NUMERO 25
A suo dire, il suo stato di grazie è frutto del lavoro. “Non parlerei di sogno. Il mio livello è ottimo, lotto in ogni partita e sono riuscito a vincerne tante. E’ qualcosa che si può ripetere, non si tratta di un sogno o di un colpo di fortuna”. Negli ultimi 10 anni, soltanto tre giocatori avevano messo insieme una striscia di almeno 25 vittorie consecutive: Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. Per vincere così tanto ci sono due modi: o sei uno dei più forti di sempre (ed è il caso di Roger, Rafa e Novak), oppure azzecchi il calendario giusto e con un pizzico di fortuna ti riesce tutto. Dopo Wimbledon, Goffin e il suo allenatore hanno scelto tornei abbastanza deboli, ma la fiducia gli ha permesso di crescere, partita dopo partita. Dei suoi 36 successi, soltanto 9 (il 25%) sono arrivati contro un tennista meglio piazzato. Tuttavia, vincere aiuta la classifica, il conto in banca e consente di investire su coach, preparatori atletici e una vita più confortevole. Ma la cosa più importante sono i vantaggi psicologici. “Quando sei in fiducia non hai dubbi, attacchi su ogni palle e sei sicuro che resterà in campo. E’ una grande sensazione”. Prima di questa impressionante serie vincente, Goffin era famoso soprattutto per le sconfitte. Nel 2012 entrò come lucky loser a Roland Garros, si spinse negli ottavi e affrontò Roger Federer sul Campo Lenglen. Gli portò via un set, ma tutti parlarono di lui per l’intervista sul campo, in cui confidò che da ragazzino la sua camera da letto era tappezzata da foto e poster dello svizzero. La sorte gliela fece pagare: in quattro dei successivi Slam, ha pescato al primo turno un giocatore compreso tra i top-10. E ha sempre perso. Ma è stato il primo ad accorgersi che qualcosa stava cambiando. A marzo ha iniziato a lavorare con Thierry van Cleemput ed è cambiato tutto. E’ tornato a divertirsi, mettendo in soffitta un atteggiamento difensivo e controproducente. Tuttavia, i risultati non arrivavano. E a Wimbledon ha avuto la sfortuna di incappare in Andy Murray al primo turno.
 
UN SERVIZIO TUTTO NUOVO
In quel momento hanno deciso di scendere di livello. Mentre buona parte dei top-100 erano volati negli States per preparare lo Us Open, lui è rimasto in Europa a giocare i challenger di Scheveningen, Poznan e Tampere. Li ha vinti tutti, e sullo slancio si è imposto anche a Kitzbuhel, primo titolo ATP in carriera. Poi negli Stati Uniti ha vinto sette partite su nove e, al ritorno in Europa, è ancora imbattuto. “Adesso tutti si aspettano che vinca a Mons. Anzi, devo farlo a mani basse” ha scherzato alla vigilia. Ripensando all’estate, ha confessato: “Abbiamo deciso di tornare nei challenger per vincere qualche partita e ottenere fiducia. Il livello era alto, me ne rendevo conto in allenamento, ma avevo bisogno di giocare tante partite. Ma non mi aspettavo di vincere così tanto”. Van Cleemput non è un top-coach, almeno come fama, ma i risultati sono dalla sua parte. Tuttavia, è uno che tiene i piedi per terra. A suo dire, Goffin può ambire a una carriera tipo quella di Alexandr Dolgopolov, che è un ottimo giocatore ma non ha ancora infilato exploit clamorosi. Eppure, da luglio ad oggi, Goffin ha raccolto più punti rispetto a cinque top-10. “Non mi interessa. Il primo obiettivo e confermarsi tra i top-40, poi avvicinarsi ai top-30. Ciò che conta è la realtà, mica i sogni”. Una visione più attenta delle statistiche dà ragione a Van Cleemput. Anzichè paragonarlo a Nadal, Federer e Djokovic, ritieni più appropriato l’accostamento ai tanti giocatori che hanno vinto tre challenger di fila negli ultimi 10 anni. Nessuno di loro è mai entrato tra i top-30. Tuttavia, c’è qualcosa che rende ottimisti: il servizio. Il numero di ace è aumentato esponenzialmente, nonostante arrivi a stento al metro e ottanta. E nessun giocatore così basso ha mai vinto uno Slam negli ultimi 10 anni (l’ultimo fu Gaston Gaudio a Roland Garros 2004). Van Cleemput è intervenuto pesantemente sul servizio del suo allievo. Gli ha cambiato il lancio di palla e vorrebbe che saltasse più in alto, anche dopo l’impatto. Se continua a vincere così tanto, avranno tempo per lavorarci soltanto nella pausa invernale. “Di sicuro il servizio è il colpo più migliorato – ammette David – mi ha sorpreso sapere che tiro la prima a 200 km/h. Ma ciò che paga è la regolarità: prima giocavo bene solo in allenamento, poi c’è stato un click. Devo ancora compiere 24 anni, per questo credo di avere molto tempo per migliorare”. Intanto il Belgio sogna di aver trovato un top-player e si tappa le orecchie quando sente parlare Van Cleemput. Magari non sperano che diventi un numero 1 come Kim Clijsters o Justine Henin, ma il sogno dei top-10 non è così remoto. Prima di misurarsi con i migliori a Vienna, Basilea e Parigi Bercy, tuttavia, c’è da vincere a Mons. Laddove ha capito che nell'immagine di un poster, in fondo, poteva starci anche lui.
 
LA STATISTICA CHE ESALTA…
Negli ultimi dieci anni, soltanto Rafael Nadal, Rofer Federer e Novak Djokovic avevano vinto almeno 25 partite di fila.
 
Novak Djokovic – 43 (dicembre 2010-giugno 2011)
Roger Federer – 41 (agosto 2006-marzo 2007)
Roger Federer – 35 (giugno-novembre 2005)
Rafael Nadal – 32 (maggio-agosto 2008)
Novak Djokovic – 28 (settembre 2013-gennaio 2014)
Roger Federer – 26 (agosto 2004-gennaio 2005)
Rafael Nadal – 26 (aprile-giugno 2006)
Roger Federer – 25 (febbraio-aprile 2005)
David Goffin – 25 (luglio-agosto 2014) *
 
(*) Soltanto 8 dei successi di Goffin sono arrivati nel circuito maggiore.
 
….E QUELLA CHE SPAVENTA
I giocatori che hanno vinto almeno tre challenger di fila negli ultimi 10 anni non sono mai entrati tra i top-30
 
David Goffin – 2014 (best ranking 31)
Robin Haase – 2010 (best ranking 33)
Nicolas Mahut – 2006 (best ranking 37)
Giller Muller – 2014 (best ranking 42)
Eduardo Schwank – 2008 (best ranking 48)
Andrey Kuznetsov – 2012 (best ranking 68)