Quattro anni fa era la prima testa di serie. Reduce da un lungo viaggio dal Giappone, dove aveva giocato un match di Coppa Davis (regalando al suo paese il primo, storico, punto nel World Group), Go Soeda aveva chiesto agli organizzatori di giocare alle 9 del mattino per non patire troppo il repentino cambio di fuso orario. Non andò troppo bene, poiché perse al secondo turno. Adesso va per i 32 anni ma si ricorda il conto in sospeso con il Trofeo Perrel-FAIP di Bergamo (42.500€, Play-It) e stavolta si presenta con motivazioni importanti. Numero 133 ATP, accreditato della testa di serie numero 6, ha vinto un match decisamente complicato contro Andreas Beck, rodato da tre turni di qualificazione e con una classifica decisamente bugiarda. E' sceso al n. 389 ATP a causa di uno stop per infortunio, ma vale molto di più. Non è un caso che i bookmakers lo vedessero leggermente favorito. Invece Soeda, con la pazienza tipica dei giapponesi, ha aspettato che smettesse di gradinare per poi infilare la zampata decisiva. “E' stato molto difficile rispondere al servizio – ha detto dopo il 6-4 3-6 6-4 finale – ho dovuto sforzarmi e concentrarmi molto per leggere le sue bordate. Ma una volta entrati in gioco ho messo in atto i miei schemi e durante il match ho preso fiducia”. Fa un po' impressione, in un torneo europeo e colmo di occidentali, vedere lui e l'amico Hiroki Moriya, accompagnati da un unico coach con gli occhi a mandorla. Una presenza che ha destato curiosità, anche perché il calendario offriva tante opzioni. “Ma non ho mai avuto dubbi sul fatto di venire a Bergamo – racconta Soeda – è la mia quarta volta in questo torneo, conosco un po' di persone, i ristoranti…e poi mi piace molto stare in Europa. La trovo più divertente rispetto agli Stati Uniti”.
“CON SANGUINETTI NON E' FINITA”
Il 31enne di Kanagawa, che nel 2012 ha rappresentato il suo paese ai Giochi Olimpici, ha anche un legame con l'Italia. Per un certo periodo è stato allenato da Davide Sanguinetti. Il suo miglior momento (n. 47 ATP) è arrivato proprio sotto la guida del tecnico italiano. Normale domandarsi come mai la collaborazione sia terminata. Soeda è trasparente nelle spiegazioni. “Con Davide continuo ad avere un ottimo rapporto e siamo sempre in contatto. In questo momento ha firmato un bel contratto con il cinese Di Wu e io ho qualche problema di soldi, non riuscirei a pagarlo di più. E'' vero che in questo momento non lavoriamo insieme, ma non è la fine del rapporto. Probabilmente avrò ancora bisogno di lui in futuro”. Soeda è un giocatore d'esperienza: professionista dal 2003, gioca in Coppa Davis da dieci anni e probabilmente ha già raggiunto i suoi limiti. Ci si domanda quali obiettivi possa avere. “Prima di tutto voglio ritrovare i top-100, poi se possibile spingermi fino ai top-50. Sogno anche di tornare in Coppa Davis, ma non mi vedrete nel primo turno del 2016 contro la Gran Bretagna. Il nostro capitano preferisce convocare Taro Daniel, un ragazzo giovane e competitivo. Per me è triste, ma spero di esserci ancora in futuro”. Prima che arrivasse un'interessante gruppo di giocatori (Tatsuma Ito, Taro Daniel, Yoshihito Nishioka, lo stesso Moriya), Soeda era l'unico giapponese di livello alle spalle di Kei Nishikori. “Vi posso assicurare che è lo sportivo più famoso del Giappone. Ha abbattuto tanti muri per il tennis asiatico, raggiungendo una finale Slam ed entrando tra i top-5. Per il tennis asiatico è fondamentale perché ci ha fatto capire che possiamo farcela anche noi. Ci parlo spesso, ha accumulato grandi esperienze e i suoi consigli sono molto utili. Averlo accanto è molto importante per la fiducia di tutti i tennisti giapponesi”. Al secondo turno, Soeda avrà un impegno complicatissimo contro Pierre Hugues Herbert, autore di un gran match al primo turno.