All’ennesimo grado di giudizio, Mariano
Puerta ha visto la pena diminuita del 75%, da otto anni di squalifica
a soli due anni dopo la nota vicenda di doping che lo ha
coinvolto
recidivamente
All’ennesimo grado di giudizio, Mariano
Puerta ha visto la pena diminuita del 75%, da otto anni di squalifica
a soli due anni dopo la nota vicenda di doping che lo ha
coinvolto
recidivamente. Ora per lui si riapre la possibilità di non terminare la
carriera
Da otto a due anni di squalifica.
E’ questa la buona novella per Mariano Puerta che ora può sperare di rifarsi
una carriera. Dal Tas, il tribunale d’appello sportivo, infatti gli hanno
fatto sapere che dovranno passare solo due anni da quel 5 giugno 2005,
da quando cioè non poteva più mettere piede sui campi del circuito. Si
era già messo il cuore in pace lui, sarebbe potuto tornare a giocare solo
nel 2012, o meglio per non usare frasi banali, praticamente non sarebbe
più potuto tornare a giocare. D’altronde la carta d’identità parla chiaro.
E invece ora tutto è cambiato, già tra meno di un anno, il 5 giugno del
2007, Mariano può ritornare a costruirsi una carriera, quella che aveva
interrotto praticamente con la finale del Roland Garros del 2005. Ovviamente
i punti e i montepremi guadagnati da quel momento in poi restano congelati
come da sentenza precedente ma è già sufficiente lo sconto pena, cosa poteva
chiedere di più l’argentino? "Evidentemente il tribunale ha trovato
lecita la mia linea difensiva in cui ho dichiarato, come ho sempre fatto,
di non aver assunto volontariamente nessuna sostanza dopante e quella che
è stata trovata nelle mie analisi era stata ingerita inavvertitamente a
causa di una non curanza mia e di mia moglie che stava prendendo quel farmaco
per motivi medici personali" – ha fatto sapere Puerta in una nota
rilasciata dal suo avvocato. E’ chiaro che, se presa per buona, tale difesa
annulla totalmente la recidività, fattore questo che avevo in prima persona
contribuito alla durezza della condanna e che aveva motivato il pugno di
ferro della commissione disciplinare. Il TAS, il tribunale d’appello sportivo,
ha giustificato la sua scelta basandosi sul fatto che non è corretto decretare
una squalifica a vita o una tanto lunga da chiudere in effetti la carriera
dell’atleta quando esiste il ragionevole dubbio, provato, che non sia stato
un atto premeditato e fatto di proposito. Eh, cavilli cavilli cavilli…
Di sicuro si tratta di un’ottima notizia per Mariano Puerta e per la sua
carriera. Ma lo è altrettanto per il tennis e per lo sport in generale?
di Gabriele Riva
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