La diciottenne Daria Kasatkina cresce a passi da gigante: meno di un anno fa giocava i tornei ITF, coi quarti a Indian Wells è entrata fra le prime 40. Punta a traguardi importantissimi, ma da raggiungere coi piedi per terra. E imparando solo dal circuito maschile.Durante la stagione i tornei combined sono numerosi, otto solo fra Slam e Masters 1000, ma nonostante frequentino gli stessi appuntamenti delle ragazze capita di rado che gli uomini seguano il circuito femminile. A quanto pare, invece, non è detto il contrario, come dimostra il caso di Darya Kasatkina, una delle giovani che si stanno affacciando sempre con maggiore continuità ai piani alti della classifica WTA. Meno di dodici mesi fa la diciottenne russa giocava ancora i tornei ITF, poi ha messo il turbo con una lunga serie di risultati, ultimo il quarto di finale a Indian Wells, salendo fino alla 36esima posizione. Proprio nel corso del torneo californiano, ha parlato coi giornalisti di alcuni aspetti della sua vita, dei propri interessi, e di altri argomenti volti a conoscerla meglio. Interpellata su chi fossero le sue fonti d’ispirazione, la tennista di Togliatti ha spiegato di non badare molto a chiunque altro frequanti il circuito mondiale, per concentrarsi sul proprio tennis con l’obiettivo di crescere allenamento dopo allenamento. Tuttavia, non ha nascosto un debole per Rafael Nadal. “Mi piace guardare il tennis maschile – ha detto – e mi piace guadare Nadal, è il mio giocatore preferito. Non mi piace invece seguire il tennis femminile, perché è sempre strano. Non giocano (forse avrebbe dovuto dire giochiamo, visto che ormai è a tutti gli effetti nel giro grosso, ndr) al livello degli uomini, quindi è meglio seguire loro. Servono e si muovono molto meglio rispetto a noi, e poi sono molto più disciplinati”.
"MOSCA? TROPPO CAOS. MEGLIO TRNAVA"
Per avere appena 18 anni, la Kasatkina ha già le idee piuttosto chiare. Quest’anno punta alle prime 20 della classifica, anche se non le piace porsi particolari aspettative. “Cerco di non aspettarmi mai nulla, altrimenti le cose vanno male. Preferisco andare in campo e vedere come va”. Negli ultimi tempi sta andando veramente bene, tanto che per quest’anno punta alle prime 20 (“sono cresciuta, penso di avere molto davanti a me”), mentre l’obiettivo per la carriera è di quelli da far tremare anche le primissime. Sinonimo di una sfrontatezza tipica di una diciottenne, che però sta lavorando sul serio per arrivare lassù, da quando intorno agli otto anni ha capito che giocare per divertimento un paio di volte alla settimana col fratello Alexander (che oggi le fa da preparatore atletico) non le bastava più. “I miei sogni sono veramente grandi. Voglio vincere il Golden Slam (i quattro Slam più l’Oro Olimpico nello stesso anno, ndr). Perché no? È molto lontano, ma è il mio sogno e proverò a raggiungerlo”. Per farlo, da circa un anno e mezzo si è affidata a Vladimir Platenik, abbandonando la scomoda Russia a favore della più piccola Trnava, città slovacca nota nel mondo della racchetta per l’organizzazione di un Challenger. “Allenarsi in Russia è difficile. Se vuoi avere la chance di migliorare devi andare a Mosca, ma è una città che odio: troppa gente, troppo traffico. Trnava è meglio, la vita è più tranquilla. E poi avere una base nel centro dell’Europa, per un tennista, è sicuramente un vantaggio. Si riesce a muoversi meglio”.
LA SVOLTA ALLO US OPEN
A Mosca non saranno felici delle sue parole, ma visti i risultati ottenuti da quando ha messo piede alla Empire Tennis Academy possono chiudere un occhio. Hanno lasciato una giocatrice fuori dalle prime 350 del mondo, e in meno di un anno e mezzo la ritrovano fra le prime 40, pronta a diventare uno dei pilastri della nazionale di Fed Cup. Da metà 2015 in poi ha fatto faville: prima ha vinto tre tornei da 25 mila dollari in cinque settimane (uno anche in Italia, sulla terra di Caserta), poi si è lanciata a capofitto nel Tour maggiore. Terzo turno a New York, semifinale a Mosca, terzo turno a Melbourne, semifinale a San Pietroburgo, quarti a Indian Wells: risultati importanti nei tornei giusti, per raccogliere tanti punti e farsi notare. “Ho iniziato a credere di poter battere giocatrici importanti dopo lo Us Open. Da lucky loser sono arrivata al terzo turno, e per il momento è la mia miglior esperienza in carriera. Mi ha aiutato a prendere fiducia, a credere di più nei miei mezzi”. In campo, una delle sue caratteristiche sembra proprio la convinzione, unita alla tranquillità che emerge dalle foto postate nel suo account Instagram. Uno scatto con mamma, un altro con un’amica, qualche azione di gioco: tutto estremamente comune. Probabilmente le è successo tutto così velocemente che ancora non si è accorta della dimensione in cui è finita, con telecamere e body guard a destra e a manca. Tante sono arrivate in alto da giovani, poi si sono bruciate alla svelta. Lei, invece, vuole rimanere la ragazza di sempre. Che ama tirare quattro calci a un pallone, prendersi un gelato con le amiche o anche stare semplicemente nel letto, a rilassarsi col cellulare in mano. Una normalità che in un circuito dai ritmi sfrenati potrebbe anche diventare la sua forza.
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