WIMBLEDON – Carlos Bernardes riflette sulle affermazioni di McEnroe, che abolirebbe arbitri e giudici di linea. “E’ una soluzione impraticabile: il tennis non è solo Parigi e Wimbledon”.
Di Riccardo Bisti – 28 giugno 2014
Hanno fatto discutere le affermazioni di John McEnroe nei giorni scorsi. L’ex campione americano sostiene che il tennis potrebbe tranquillamente fare a meno di arbitri e giudici di linea. A suo dire, i giocatori sarebbero perfettamente in grado di gestire in autonomia le chiamate dubbie. Secondo McEnroe, l’ausilio della tecnologia (Hawk Eye è ormai entrato nel “costume”, almeno nei grandi tornei) sarebbe importante perché sbugiarderebbe i più scorretti. E – aggiungiamo noi – sarebbe un deterrente per chi volesse fare il furbo. Ovviamente ci sarebbe il problema economico, poiché la tecnologia costa e non tutti se la possono permettere. L’unico torneo che ha inserito occhio di falco su tutti i campi è Indian Wells, ma lì c’è la mano del multi-milionario Larry Ellison. Al netto di questi problemi, McEnroe sostiene che l’appeal del tennis aumenterebbe di un buon 30%. Hanno riferito queste dichiarazioni al brasiliano Carlos Bernardes, 49 anni, uno dei “decani” degli arbitri ATP, forse tra i più benvoluti nel circuito. Bernardes ha affidato la sua replica all’agenzia Reuters. Secondo lui, il ritmo del gioco e soprattutto i soldi in palio rendono necessaria la presenza degli ufficiali di gara. “Un tempo i giocatori effettuavano le chiamate per conto proprio, ma non c’erano così tanti soldi in palio, oggi è uno sport diverso – ha detto – penso che ci sia bisogno di un arbitro. Può capitare che alcuni giocatori dicano: ‘Ok, rigiochiamo il punto’. Ma in quanti sarebbero capaci di farlo sul matchpoint?”.
L'UTILITA' DEI GIUDICI DI SEDIA
Secondo McEnroe, una politica di self-policing sarebbe esaltante per il pubblico, che così avrebbe modo di riconoscere i giocatori corretti e quelli scorretti. E ovviamente c sarebbero i fischi per i secondi. Bernardes sostiene che un sistema del genere sarebbe inapplicabile a tutti i livelli, salvo forse che per i vertici. Ma ha qualche dubbio anche lì. “Le sue idee sono strane. Parla dei più grandi, ma il tennis non è soltanto Wimbledon e Roland Garros. John sostiene che gli arbitri sono lì soltanto per valutare se una palla è dentro o fuori, ma in realtà servono anche per tutte le altre violazioni. Ad esempio, la rottura di una racchetta, il linguaggio offensivo, le perdite di tempo e stabilire la sospensione in caso di pioggia”. Bernardes risiede in Italia, a Bergamo, con la compagna Francesca Di Massimo (anche lei ufficiale di gara), e ha scelto di essere a Wimbledon anche nel periodo in cui il suo Brasile organizza i Mondiali di calcio. Anzi, è piuttosto critico sulle spese effettuate per l’evento. “Io avrei preferito non organizzarlo. Non per negare un evento agli appassionati brasiliani, ma perché il paese ha bisogno di scuole e ospedali piuttosto che di uno stadio da 40.000 persone a Manaus, che difficilmente sarà utilizzat di nuovo. Il fatto è che i mondiali non sono stati usati come un’opportunità per migliorare il nostro standard di vita. Alcuni si arricchiranno, ma la maggior parte non avrà nulla”.
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