E’ stato riammesso in tabellone a Wimbledon grazie al forfait di Davidovich Fokina e sta sfruttando al meglio la chance. Chi è il 21enne francese su cui Ljubo ha messo gli occhi

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«Un outsider per Wimbledon? Non saprei. Se non avesse perso in quali ti direi Mpetshi Perricard…». Ivan Ljubicic non dice cose che non pensa e ha un occhio che difficilmente sbaglia, quando si tratta di tennis. Lavora per la federazione francese e Giovanni Mpetshi Perricard lo conosce bene, tanto che era pronto a scommettere su di lui anche prima che il ragazzo di Lione – vent’anni, due metri e 3 centimetri, papa Guylain ex calciatore, mamma Sylvie ex cestista – al primo turno dei Championships rintontisse Sebastian Korda con 51 ace.
Giovanni è il settimo tennista dell’era Open capace di piazzare più di 50 ace nello stesso match. Non una statistica sorprendente, per uno capace di colpire una prima a 243 all’ora e di servire di media a 217. «Quando ero giovane ho studiato a lungo Isner e Raonic – racconta – Anche se a quel tempo non sapevo che avrei avuto uno stile di gioco simile. Ora se rivedo qualche loro video mi dico che sì, posso prendere il meglio di loro e svilupparlo in uno stile personale».
Un attimo, però: non era forse uscito in qualificazione, battuto per la precisione dal suo connazionale Maxime Janvier?
Interrogativo facile da risolvere: a rimetterlo in tabellone è stato il forfait di Davidovich Fokina. «Ero negli spogliatoi quando qualcuno dell’Atp mi ha detto che ero dentro, e io gli ho risposto: ‘Ok, grazie’. Quando sono sceso in campo contro Korda non ero per niente nervoso, perché non mi aspettavo di giocare, era la mia prima volta a Wimbledon e volevo divertirmi. Ho pensato soltanto: ‘okay, proviamoci’. Non solo ci è riuscito, ma al secondo turno si è ripetuto contro Yoshihito Nishioka, il più alto dei top 100 Atp contro il più basso (1,70), 33 centimetri di differenza, lasciando per strada appena sette game.
Da under 18 nel 2021 ha vinto il doppio al Roland Garros in coppia con Arthur Fils, contro cui aveva perso in semifnale nel singolare. Nel 2023 ha vinto il suo primo Challenger e giocato per la prima volta nel tabellone principale di Parigi grazie ad una wild card, raggiungendo poi per la prima volta i quarti di un torneo Atp ad Anversa, battendo al secondo turno David Goffin. E’ esploso definitivamente quest’anno quando ha vinto l’Atp di Lione battendo il nostro Sonego, Nishioka, Hugo Gaston, Alex Bublik e il n.29 del mondo Etchevery in finale. Al Queen’s si è qualificato e ha sorpreso Ben Shelton, guadagnandosi per la prima volta un posto fra i top 60 (oggi è n.58). Diventare un pro è sempre stato il suo sogno: «I primi ricordi che ho in assoluto hanno a che fare con il tennis», dice Giovanni, il cui idolo, oltre a LeBron James, Ronaldo e Lewis Hamilton, è sua madre Sylvie. A partire da 13 anni si è allenato al centro tecnico federale di Poiters, prima con Cyril Genevoise, poi Jean Baptiste Dupuy e ora con Emmanuel Palnque, l’ex tecnico di Fabrice Santoro, Michael Llodra, Lucas Pouille e Corentin Moutet. Agli ottavi gli tocca il nostro Lorenzo Musetti, ma la profezia di Ljubicic si sta già avverando.