Camila (nella foto con il padre) il 30 dicembre festeggerà il suo 18° compleanno e domenica scorsa ha vinto un torneo da 50 mila dollari in Canada…
di Cristian Sonzogni – foto Getty Images

E’ il nuovo fenomeno da Slam che l’Italia attende da trent’anni? E’ presto per dirlo, ma veder giocare Camila Giorgi è uno spettacolo che entusiasma, e quel talento così puro, quel braccio così rapido che raramente si vede nel tour, non può andare sprecato. Camila il 30 dicembre festeggerà il suo diciottesimo compleanno, e domenica scorsa ha giocato e vinto la finale più importante di una carriera ancora giovanissima, nel 50 mila dollari di Toronto, in Canada: 4-6 6-4 6-0 alla Kapros, rimontando da 4-6 e 2-4 e decidendo sempre, nel bene o nel male, la partita. In precedenza aveva battuto giocatrici dal passato importante come la Stevenson, o vicino alle top 100 come la padrona di casa Dubois. Dieci i successi nelle ultime undici sfide, tra Nantes e Toronto. Con nuovo best ranking Wta, al numero 223. Di lei dicono persino: “E’ l’unica ragazza che gioca come Agassi”. Però Camila, al contrario del ‘Kid’, non ha parrucchini da tenere d’occhio o altre stupidaggini del genere. La bella italo-argentina, strappata alla danza a cinque anni dalla passione per la racchetta, è figlia di argentini di origine italiana, ma è nata a Macerata ed è azzurra a tutti gli effetti. Il padre Sergio è, di volta in volta, coach o manager. “Cercando – dice – di fare sempre il suo bene e di trovare l’ambiente adatto per farla crescere”. Un ambiente che però non è l’Italia, ma nel corso degli anni è cambiato spesso, fino a farla approdare in Francia, all’Academy di Mouratoglou, ora abbandonata perché: “Non c’erano giocatrici che la potessero far progredire. Conta più quello, in fondo, di un buon coach”. Per allenarsi Camila, ora sempre oltralpe ma nel Team Lagardere, si sorbisce persino sedute di pugilato, ma pure yoga e nuove tecniche di respirazione. Per contro, in partita le manca una certa dose di pazienza, e non le è ben chiaro a cosa servono le righe. Detto questo, ci ripetiamo, vederla è uno spettacolo, anche quando perde, anche quando sbaglia di tre metri. Il padre in uno slancio di modestia sostiene che entro due o tre anni sarà tra le prime dieci. Noi potremmo aspettare persino un po’ di più, se poi ci dovessimo ritrovare in casa, davvero, una campionessa da Slam. Intanto, e questo è un dato incoraggiante, è la sesta al mondo tra le ragazze non ancora maggiorenni, e la migliore delle italiane nate dal ’90 in poi. A un passo dalla Dentoni, che è di due anni più grande.

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