da Parigi, Federico Mariani – foto Getty Images
Camila Giorgi e Karin Knapp (con la decisiva collaborazione di un’Azarenka infortunata) mitigano il bilancio azzurro parigino evitando il cappotto ma non il fallimento della spedizione italiana. Giorgi – senza aver toccato racchetta nelle ultime due settimane, parole sue – approfitta di un sorteggio benevolo e regola Alize Lim, a malapena tra e prime 200 giocatrici del mondo. Knapp, invece, è brava e fortunata nel superare Victoria Azarenka in un match concluso anzitempo per il ritiro della bielorussa sullo 0-4 del terzo set.
Insomma, dalla tornata dei primi chiusi nella giornata odierna arrivano per i colori azzurri due vittorie a fronte di nove sconfitte nel torneo più importante per tradizione e per caratteristiche degli atleti italiani. Un fallimento, a voler essere generosi, specie se relazionato al modo col quale le sconfitte si sono configurate e al lignaggio degli avversari. Nel maschile il passivo è tragico e conta 18 set persi su 19, con la sola eccezione che risiede nel set conquistato da Fabbiano peraltro già nella compromessa situazione di due set sotto. Delle nove sconfitte, cinque sono avvenute con i “nostri” che affrontavano rivali più indietro nel ranking. Numeri rumorosi e mortificanti, in particolar modo perché arrivano dopo un deludente 1 su 12 nel torneo di casa e vengono registrati nello Slam storicamente più favorevole. Basti pensare che nessun italiano al secondo turno (nel maschile) è un funesto evento che non si verificava dal 2001, quindici anni fa.
Dopo le fragorose uscite di scena di ieri di Errani e Vinci, è la sconfitta di Fabio Fognini quella a creare maggiori dispiaceri. Perché è arrivata contro un avversario che non ha un’unghia del suo talento, perché guardando il tabellone ci si era illusi di un possibile terzo turno affascinante contro Nadal, e perché in fondo in Fognini si confida sempre essendo obiettivamente l’unico in grado di accendere la scintilla in un parco giocatori modesto. Nell’obbligata conferenza stampa post-match Fogna si è unito al coro già intonato ieri da Errani e Vinci dicendo di aver bisogno di staccare, e mette perfino in dubbio la sua presenza la stagione su erba con annesso Wimbledon. Dice che non può fare niente se non ha voglia, ed evidentemente non ha più voglia di girare il mondo rincorrendo una pallina da tennis. Tre set a zero incassati da Granollers è un boccone troppo amaro per essere metabolizzato rapidamente, forse anche per Fabio all’apparenza strafottente ma nel suo intimo deluso.
Così come è severissimo il 6-3 6-0 6-2 inflitto dal qualificato Berloq a Paolino Lorenzi, e pressoché lo stesso discorso vale per Andreas Seppi incapace di agguantare un misero set contro Gulbis. I più bravi tra gli uomini risultano essere, dunque, i peggio classificati, ovverosia Fabbiano e Cecchinato che raccolgono sconfitte cosiddette onorevoli contro rispettivamente Lopez e Kyrgios. Per quanto riguarda il resto, è notte fonda.
Molti sono alla ricerca di una pausa più o meno lunga, per ritrovare la serenità in primis e il tennis in poi. Pochi guardano, invece, all’orizzonte. Tra questi pochi c’è Francesca Schiavone, da sempre accompagnata da un’intelligenza una sensibilità per nulla usuali tra gli sportivi. Senza troppi giri di parole la Leonessa denuncia le colpe di un’organizzazione – quella italiana ovviamente – che non ha voluto investire nel modo opportuno su strutture, coach e giocatori. Se per molti anni le varie Schiavone, Pennetta, Vinci, Errani, a tratti Fognini hanno tirato la famosa carretta, il prossimo futuro ha tinte piuttosto scure.