L’incredibile storia di Marcus Willis, eroe di Wimbledon 2016. Aveva già la valigia pronta per lavorare da coach negli Stati Uniti, poi a un concerto ha conosciuto l’attuale fidanzata, che l’ha spinto a riprovarci. E lui si è regalato il main draw ai Championships. Un sogno.

Peccato che “Wimbledon” sia già andato nelle sale una dozzina d’anni fa, perché l’edizione 2016 dei Championships ha regalato ancor prima di iniziare una storia da film. È quella di Marcus Willis, inglese, numero 775 ATP, 26 anni da compiere a ottobre e un futuro che pareva scritto. Basta tennis giocato, fra infortuni, poche motivazioni, i problemi economici comuni a chi gioca a livello Futures e una certa allergia alla vita da atleta. Tutto cancellato in un paio di settimane di magia che gli hanno consegnato il tabellone principale di Wimbledon, da perfetto sconosciuto o poco più, con tanti meriti (per carità) ma anche una serie di circostanze da scriverci un libro o, appunto, la sceneggiatura di un film. Aprendo la sua scheda sul sito ATP, il “brit” sembra un fantasma. Niente foto, “no bio available”, addirittura nella sua activity compaiono in automatico i risultati del doppio, come avviene per chi fa meglio lì che in singolare. Best ranking: 322, con giusto un paio di apparizioni nelle qualificazioni di Wimbledon (2009 e 2014, un solo match vinto), otto titoli Futures e un quarto Challenger come miglior risultato di sempre. Del Tour maggiore neanche l’ombra, ma solo fino a ieri, quando il suo faccione è finito dritto in apertura sul sito ATP, e tutti i quotidiani britannici si sono interessati a una storia che mischia sport, amore, sogni, delusioni  e tanto, tanto caso. Tutto parte dal ritiro. “Negli ultimi due anni ho vissuto tanti periodi difficili – ricorda l’inglese di Slough – con gli infortuni che mi hanno fatto cadere veramente in basso”. Così, quando a gennaio, nel primo torneo del 2016, è stato costretto al ritiro per un infortunio alla caviglia, ha deciso che era arrivato il punto di non ritorno, detto addio ai sogni di gloria e cambiato vita. Sempre tennis, ma dall’altra parte. Ha smesso di girare, ha iniziato a fare qualche lezione al Warwick Boat Club e ha scovato il suo futuro:  un posto da coach negli Stati Uniti, al Philadelphia Country Club, dal 13 giugno. Si era già mosso per le prime pratiche per ottenere il visto, poi un biglietto per un concerto gli ha cambiato la vita.

SALVATO DALL’AMORE E GLI INSULTI SU FACEBOOK
È andato con degli amici a un “live” della cantautrice Ellie Goulding, e lì ha conosciuto una ragazza, Jennifer Bate. Hanno iniziato a frequentarsi, le ha raccontato la sua storia, si sono fidanzati e lei l’ha messo spalle al muro. “Mi ha detto che sarei stato un idiota a mollare il professionismo, e mi ha convinto a riprovarci. Le sono estremamente grato”. Ha chiamato in Pennsylvania e ha detto che sarebbe arrivato un paio di settimane più tardi, invece si è messo al lavoro sul serio per sistemare un fisico forgiato (si fa per dire) fra fast-food e birre col suo grande amico e coetaneo Daniel Evans, e che spesso gli è costato anche qualche presa in giro. Fra i tanti insulti che puntualmente i giocatori ricevono sui social network dopo le sconfitte, uno scommettitore infuriato per la mancata vincita l’ha paragonato a Cartman, il personaggio cattivo e grasso della serie animata South Park. Invece di offenderlo, l’ha inconsapevolmente motivato a rimettersi in linea. “Gli insulti fanno parte del gioco, ma ero grasso sul serio. Così ho lavorato duramente, in campo e in palestra, per tornare in forma. Ho avuto tante persone vicino a me che mi hanno aiutato a rilassarmi, a giocare a mente libera e rispolverare il mio diritto, la chiave del mio tennis”. Ma la magia non finisce qui, perché Willis di Wimbledon non avrebbe dovuto giocare nemmeno le pre-qualificazioni, altro che main draw. Invece il crollo in classifica di David Rice gli ha regalato l’ultimo posto disponibile per il torneo giocato all’All England Club, e con tre vittorie si è meritato la wild card. Dall’AELTC è passato a Roehampton, sede delle qualificazioni, ma ci è tornato oggi ad allenarsi, da unico britannico (dei 13 nelle “quali”) a guadagnarsi il main draw. Gli abiti bianchi usati nelle qualificazioni hanno mostrato ancora qualche chiletto di troppo, ma ora che ha capito di poter veramente fare sul serio spariranno presto. E, soprattutto, il suo tennis mancino non è certo da numero 775 del mondo.

“NON POTEVO RITIRARMI SENZA GIOCARE WIMBLEDON”
Prima di ogni match nelle qualificazioni, Willis ha scritto su Facebook orario, avversario e campo del suo incontro, per dare appuntamento ad amici e tifosi come fosse un qualsiasi Futures, non il torneo più famoso del mondo. All’esordio sui campi appiccicati del Bank of England Sports Centre non ci ha capito nulla per un set, contro il giapponese Sugita. Tirava solo lungo, poi ha aggiustato il tiro e ha vinto lui, in tre set, battendo per la prima volta un top-100. All’indomani ha fatto fuori anche il baby fenomeno Andrey Rublev (le bocciature iniziano ad essere un po’ troppe…), quindi – nel suo primo match di cinque set in carriera – pure l’altro russo Danil Medvedev: 3-6, 7-5, 6-3, 6-4 e un posto in paradiso, mancato sul 5-2 ma abbracciato sul 5-4, quando il passante del rivale è morto in rete e per il pubblico del Campo 9 è iniziata la festa. Applausi, abbracci, autografi, selfie, i complimenti dei colleghi, persino un messaggio su Facebook di Andy Murray: “complimenti Willbomb, a volte i sogni diventano realtà”. Vero, perché di un sogno si tratta, a tutti gli effetti. “Non sarebbe stato giusto ritirarsi senza aver mai giocato Wimbledon”, ha scherzato Marcus mentre raggiungeva gli spogliatoi, a suon di pacche sulle spalle di tifosi e amici. “Sono stato molto fortunato. Certo, ho sempre creduto in me stesso, sapevo di poter giocare un buon tennis, ma non mi sarei mai aspettato di qualificarmi a Wimbledon, da sempre uno dei miei grandi obiettivi”. Il destino l’ha premiato quando ormai ci aveva rinunciato, regalandogli un assegno da (almeno) 30.000 sterline che basta e avanza per ributtarlo nel mondo dei “pro”. “Non ho mai guadagnato così tanto, mi daranno una mano a finanziare l’attività. Voglio riprovarci a tempo pieno, e non vedo l’ora sia gennaio per iniziare la stagione”. Ma prima c’è l’esordio nel main draw, il pass da “competitor” e la sfida con Berankis, sognando Federer al secondo turno. Durante le qualificazioni se l’è portato sulla manica, col logo “RF” stampato sulle t-shirt Nike come un talismano. Fra qualche giorno, invece, potrebbe averlo di fronte sul Centre Court. Lui che era già rassegnato a vedere dall’altra parte della rete solamente alcuni allievi.