Ha avuto persino un in bocca al lupo da parte di Kevin Anderson, John Isner, Frances Tiafoe e Steve Johnson. Andrew Jay Feustel, detto “Drew”, è l'incarnazione dell'appassionato di tennis, quello che non riesce a fare a meno del suo sport preferito, anche nelle situazioni più estreme. Se il tennis si gioca ovunque, e annovera praticanti anche tra ultranovantenni, nessuno aveva mai ipotizzato che si potesse giocare anche… nello spazio! Feustel, che di mestiere fa l'astronauta, proverà ad abbattere anche questo tabù. Lo scorso 21 marzo è partito in missione, insieme al connazionale Richard Arnold e al russo Igor Artemyev, dove resterà per sei mesi, stazionando presso l'International Space Station. Si è portato dietro un paio di racchette da tennis e proverà a giocare anche lassù. “Il tennis è sempre stato parte della mia famiglia, i miei nonni giocavano – ha raccontato Feustel prima di partire – poi nel 1988 ho incontrato la mia futura moglie all'università, scoprendo che anche lei arrivava da una famiglia di grandi appassionati. Gioca a tennis e lo ha anche insegnato per buona parte della sua vita”. Inevitabile che anche i due figli, Ari e Aden, prendessero una racchetta in mano. Curiosamente, hanno fatto per anni i raccattapalle al torneo ATP di Houston. Guarda caso, proprio Houston… sperando che Feustel e i suoi compagni non abbiano gli stessi problemi dell'Apollo 13, va detto che l'iniziativa parte dalla USTA. Per il 2018, la federtennis americana ha lanciato una campagna denominata “Net Generation”: approfittando della sua grande passione, gli hanno dato il compito di giocare a tennis nella Stazione Spaziale Internazionale, anche se ci saranno alcune difficoltà dovute all'assenza di gravità.
LO SPAZIO È PIÙ COMODO DELL'AUSTRALIA…
“Sarà qualcosa di simile al vecchio videogame Pong, in cui si colpiva la palla e questa non rimbalzava fino a quando non colpiva un muro – ha detto Feustel – non sarà così semplice. Net Generation ci ha messo a disposizione alcune microracchette da portare nello spazio, oltre alle palline”. Nato nel Michigan, è un sostenitore sia di Roger Federer che di Rafael Nadal, e ama seguire i tornei dal vivo. È già stato in tre Slam su quattro: Us Open, Wimbledon e Roland Garros. Per ora non è ancora andato in Australia, ma la trasferta è già in agenda, anche se patisce la grande distanza con Melbourne. Ma come, proprio un astronauta? “La stazione spaziale si trova ad appena 250 miglia dal pianeta – racconta – quindi non è troppo lontana, anche tenendo conto della distanza dall'Australia. Visto che il nostro razzo viaggia a 17.500 km/h, ci vogliono appena otto minuti per arrivare nello spazio. Se invece dovessi andare in Australia, sarebbe un giorno intero di viaggio”. La vita di un tennista e quella di un astronauta non hanno molto in comune, ma qualcosa c'è. Per esempio, la necessità di un duro regime di allenamento. Lui ha 52 anni e ha trascorso gli ultimi due per prepararsi alla sua terza missione spaziale, denominata “Expedition 55”. “Si tratta di un lavoro fisicamente impegnativo: quando siamo nello spazio, ci alleniamo per circa 3 ore al giorno – racconta – per i tennisti professionisti c'è la necessità di restare in forma, concentrati e fisicamente a posto. Ci vuole costanza, un'alimentazione corretta e un piano da seguire: sono pratiche necessarie anche per un volo spaziale di successo”. Andrew tornerà sulla terra il prossimo 28 agosto: guarda caso, appena in tempo per l'inizio dello Us Open. La sua avventura nello spazio, tennis compreso, si può seguire sia via Instagram che via Twitter. E magari a qualcuno verrà voglia di imitarlo…