A qualche settimana dall’addio con Ronnie Leitgeb, deciso dal coach austriaco, Gianluigi Quinzi ha trovato una nuova casa. Da qualche giorno ha scelto la Tennis Training di Foligno (Perugia) e coach Fabio Gorietti: risultati alla mano, è la miglior struttura d’Italia. L’ex numero uno juniores si allenerà con Vanni, Fabbiano e altri “pro”. Riusciranno a fare miracoli anche con lui?C'è chi l’ha definito l’uomo dei miracoli, per lo splendido lavoro svolto sia con Luca Vanni sia con Thomas Fabbiano, che dopo una lunghissima rincorsa ha permesso a entrambi di conquistare un posto fra i primi 100 della classifica mondiale, ma per Fabio Gorietti le sfide non sono finite. Anzi, è appena iniziata la più grande (e stimolante!) di tutte, visto che alla sua Tennis Training di Foligno ha messo piede da qualche giorno niente meno che… Gianluigi Quinzi. A tre settimane dalla separazione col coach Ronnie Leitgeb, il marchigiano ha trovato la sua nuova casa: una casa che in parte conosceva già, visto che per un periodo si era allenato con Federico Torresi (uno dei coach di punta dell’accademia), oltre a essersi anche appoggiato alla struttura più volte negli ultimi mesi, ma che ora diventa la sua base a tempo pieno, segnando una nuova ripartenza. Sarà l’ennesima negli ultimi tre anni, da quando lo storico coach Eduardo Medica gli disse addio per la prima volta, dopo averlo accompagnato nei trionfi a livello junior. Curiosamente, la notizia dell’addio trapelò proprio il 4 aprile, lo stesso giorno in cui un comunicato apparso sul sito della Tennis Training di Foligno hanno reso pubblica la novità. Da allora, per Quinzi è iniziato un lungo peregrinare che l’ha visto cambiare ben otto volte guida tecnica (nove se si conta la breve prova con Javier Piles) e affidarsi nell’ordine a Marcos Aurelio Gorriz, Federico Torresi, Mariano Monachesi, Giancarlo Petrazzuolo, la Gerry Weber Academy di Jan de Witt, di nuovo Medica e Leitgeb. L’austriaco è quello che è durato di più, aiutandolo a rialzarsi dopo un periodo difficile dal punto di vista mentale, nel quale – come ha confessato in un’intervista a fine 2016 – aveva anche meditato di dire basta col tennis giocato. Quinzi è arrivato a definirlo come un secondo padre solo pochi giorni prima del termine della loro collaborazione, parole che lasciano immaginare come la separazione, annunciata di comune accordo fra le parti, sia in realtà maturata più per una decisione di Leitgeb, che in una recente chiacchierata ha lasciato intendere come non fosse troppo soddisfatto dell’attitudine dell’azzurro.
“MODIFICHEREMO LA QUALITÀ DEL SUO GIOCO”
Chiusa una porta, per Quinzi se ne apre una nuova: si allenerà insieme a Fabbiano, Vanni, Travaglia e al lituano Grigelis, e la coincidenza temporale fra l’addio con Medica e l’ufficialità della collaborazione con Gorietti non può passare inosservata. Come se ci fosse l’intenzione di cancellare completamente i tre anni passati, che gli hanno riservato più delusioni che gioie, e ripartire da zero, per trovare finalmente la strada che lo possa condurre in alto anche fra i professionisti. Negli ultimi due anni i suoi risultati sono rimasti sostanzialmente gli stessi, e il ranking ATP lo vede ancora fuori dai primi 300 del mondo, posizione che non lo soddisfa affatto, tanto che di recente ha confessato che se nel giro di 2/3 di stagioni la situazione non dovesse cambiare sarà difficile vederlo continuare ancora a lungo nei tornei Challenger. Tuttavia, a 21 anni ha ancora tutto il tempo di cui ha bisogno per provare a costruirsi una carriera interessante. “Ho sempre detto ha spiegato Gorietti che Gianluigi è un giocatore che può e deve esprimere tanto, perché ha le possibilità per arrivare a livelli molto alti. Ha fatto il suo percorso di crescita ma ora è arrivato il momento di modificare la qualità del suo gioco. Gianluigi possiede grandi capacità di apprendimento, grandi capacità coordinative, forte volontà, ottima concentrazione, una miscela per migliorarsi costantemente e cercare di ottenere un livello di gioco più alto che gli permetta di giocare alla pari con i migliori giocatori del mondo. Per far questo dovremo lavorare molto, ma ha fiducia, crede molto in se stesso, ho cercato anche di fargli rendere conto del suo grande valore, e ne è consapevole. Sono abbastanza convinto che questi risultati li raggiungeremo. Se ho scelto di condividere un cammino con lui è proprio perché vedo in lui grandi possibilità”. Molto interessante la frase “è arrivato il momento di modificare la qualità del suo gioco”. Al di là dei problemi fisici e psicologici, spesso è capitato di notare che fosse proprio il tennis dell’azzurro a non pungere a sufficienza per permettergli non solo di diventare un campione, ma anche di raggiungere traguardi di un certo tipo. A quanto pare, la situazione potrebbe cambiare, e la struttura perugina – risultati alla mano – è la migliore dell’intero panorama nazionale. L’importante, ora, è armarsi di pazienza e lavorare.