SPECIALE – L’ATP Challenger di Genova di questa settimana è il top fin qui disputato in Italia, come dimostrano i numeri. Tra conferme e sorprese (e qualche delusione), l’Italia si conferma al top nel mondo.Oggi si gioca il primo turno di quello che possiamo attualmente definire il miglior challenger italiano tra quelli disputati nel 2016, come peraltro testimoniato dall’ATP con il Award del 2014.
Se però i premi tengono conto di vari fattori, noi ci siamo soffermati su quello maggiormente interessante per gli appassionati, cioè quello tecnico. Come da un paio di stagioni a questa parte, abbiamo aggiornato a questa settimana i dati relativi a tutti gli ATP Challenger fin qui disputati, utilizzando quale cirterio principale per pestimoniarne la qualità tecnica, la media di classifica delle otto teste di serie, aggiungendo poi alcune altre considerazioni significative, come il cut-off (la classifica dell’ultimo giocatore ammesso in tabellone e il numero di top 50 e top 100 presenti, cercando anche di verificare quanto location, data e montepremi possano influire su tale risultati tecnico.
Ebbene, fin qui il miglior challenger 2016 è proprio quello appena cominciato sui campi di Valletta Cambiaso. L’ATP Challenger di Genova può infatti vantare una media-ranking delle sue otto teste di serie pari a 93,5, un filo avanti al 95 fatto registrare dal Challenger di Biella. Entrambi sono peraltro nella top 10 mondiale, rispettivamente al nono e decimo posto, permettendo all’Italia di essere l’unico paese con due tornei presenti tra i Migliori Dieci.
Se poi Genova non avesse ricevuto il forfait di giocatori come Karen Khachanov e Dustin Brown, la sua media-ranking sarebbe salita fino a trascinarlo al quinto posso assoluto. E il tutto senza considerare che sono iscritti due giocatori come Tommy Robredo e Jerzy Janowicz che sono scesi in classifica a causa di gravi infortuni ma che a livello di appeal valgono eccome i top 100 (Robredo in particolare è un ex top 10 che già una volta ha ripreso il cammino verso le zone alte della classifica ripartendo proprio da Genova, dopo un altro infortunio).
In senso assoluto, il miglior challenger al mondo resta quello di Irving (Usa), un torneo a “statuto speciale” che si gioca nella settimana di pausa da Indian Wells e Miami e che chiaramente attrae tutti i giocatori che hanno perso nei primi turni del Masters 1000 californiano (oltre a poter sfruttare regole particolari, come l’iscrizione di qualsivoglia giocatore compreso tra i top 20 e top 50 ATP, anche senza bisogno di wild card). Irving ha chiuso con la stratosferica media di 56,25 e ben 16 top 100. Segue il torneo di Prostejov che sfrutta la seconda settimana di Roland Garros per ottenere una media-ranking di 70,62, mentre quello di Camberra, la capitale australiana il cui torneo è una perfetta preparazione all’Australian Open ferma a quota 82,37. Prima di Genova e Biella, anche i Challenger di Bordeaux (Francia), Braunschweig (Germania, la seconda settimana di Wimbledon, a conferma che le seconde settimane Slam sono vantaggiose), Manchester (Gran Bretagna), Busan (Corea del Sud) e Raanana (Israele).
In totale, sono dodici i Challenger che riescono a restare sotto quota 100: ai dieci già citati, anche Seoul (Corea del Sud) e Heilbronn (Germania). L’Italia è l’unica nazione che occupa due posizioni nella top 10 e tre nella top 20, visto che Cortina si piazza attualmente al diciannovesimo posto con una media-ranking di 104,5. In più, val la pena sottolineare (e Genova in tal senso è una conferma tra le migliori in assoluto) che in termini di partecipazione di pubblico e qualità organizzativa, l’Italia ha ben pochi paragoni (come dimostrano anche i circa 50.000 web-spettatori che ha registrato il torneo di Manerbio per i suoi quattro quarti di finale)
Guardando l’altra faccia della medaglia, c’è da registrare il crollo tecnico del Challenger di San Benedetto del Tronto, l’anno scorso il top in Italia e quest’anno scivolato in fondo alla classifica dei 19 Challenger fin qui disputati in Italia (media-ranking di 180, numero 102 al mondo su 113 Challenger totali), così come Fano (162,75) e Mestre (157) completano il podio al contrario.
Per quanto riguarda il cut-off (la classifica dell’ultimo giocatore direttamente ammesso in tabellone), in Italia solo il Challenger di Bergamo resta sotto il numero 200 del mondo (favorito dal fatto che nelle settimane invernali si giocano meno tornei che in quelle estive.
Più interessante verificare il numero di top 50 e top 100 presenti in tabellone: solo otto giocatori top 50 ATP hanno disputato un Challenger quest’anno, tra i quali due a Biella (Lorenzi e Bellucci) e uno a Genova (Almagro). Gli altri sono due a Irving, uno a Prostejov, Noumea e Praga. Se allarghiamo lo studio ai top 100, Irving e Camberra dominano rispettivamente con 16 e 10 giocatori, quindi seguono Prostejov, Braunschweig e Bordeaux con 8. In Casa Italia, Biella, Cortina e Mestre hanno ospitato quattro top 100 ciascuno, Genova e Roma Garden tre. In totale, i 19 challenger italiani arrivano a quota 29; ben 5 (Napoli, Barletta, Todi, Fano e San Benedetto del Tronto) non ne avevano nemmeno uno.
Infine, in termine di superfici, nella top 10 ci sono cinque tornei sulla terra rossa, quattro sul cemento e uno su erba. Ma la stagione invernale potrebbe invertire la tendenza.
Va infatti tenuto presente che la classifica è in continua evoluzione essendoci ancora tre mesi di competizione e che i dati sono dunque parziali. Andando a vedere cosa è successo l’anno scorso, Challenger che possono puntare alla top 10 sono quello polacco di Szczecin, il Challenger di fine settembre al circolo Due Ponti di Roma, e poi ancora Orleans (Francia), Mons (Belgio), Rennes (Francia), Brest (Francia), Mouilleron Le Captif (Francia), Buenos Aires (Argentina) e Brescia (Italia).
(Statistiche di Riccardo Bisti)
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