In un mondo super ingessato come quello del tennis, soprattutto ad alti livelli, le schermaglie – anche leggere – fanno sempre notizia. A maggior ragione se a esprimere una critica, sia pure con una certa grazia, è Roger Federer. Durante il Masters 1000 di Shanghai, ha avuto qualcosa da ridire sui giornalisti francesi. A suo dire, sono un po' troppo severi con i giovani connazionali. D'altra parte, apettano da 34 anni un vincitore di uno Slam al maschile. Questo fattore, unito al fatto che in Francia viene dato grande spazio al tennis, fa sì che i giocatori finiscano sotto l'occhio dei riflettori più di quanto accade altrove. Tuttavia, le parole di Federer hanno avuto un riscontro negativo da Richard Gasquet, suo avversario proprio a Shanghai. Secondo Gasquet, un certo tipo di stampa può soltanto far bene ai ragazzi, aiutandoli a fortificarsi. Si tratta di una dinamica normale: appena un giovane tennista raccoglie buoni risultati, la stampa locale gli salta addosso e si creano aspettative importanti. In Italia abbiamo avuto tanti casi di questo tipo; l'ultimo, eclatante, ha riguardato Gianluigi Quinzi. Ma accade più o meno ovunque. “In Francia, la costruzione mediatica dei tennisti arriva troppo presto – dice Federer – certi obiettivi arrivano troppo in anticipo”.
NIENTE SCUSE
Non è di questo parere Gasquet, che pure è stato la vittima principale di questa attenzione. È passata alla storia la copertina di Tennis Magazin, quando aveva appena 9 anni. “Il dono del cielo” si titolava, a tutta pagina. Per anni, Gasquet avrebbe dovuto essere il campione tanto atteso, l'erede di Moschettieri degli anni 20-30, o almeno di Yannick Noah. E quando batté proprio Federer a Monte Carlo, prima di compiere 19 anni, si pensò a chissà quali traguardi. Lui ci ha sofferto, ma si è ugualmente costruito una bella carriera. E oggi, a 31 anni, può guardare al passato con serenità. “Secondo me è sempre buono ricevere gli elogi della stampa – ha detto Gasquet – lo sport in Francia è molto seguito e c'è già abbastanza gente a criticarci, dicendo che non siamo bravi a sufficienza per raggiungere determinati obiettivi”. La visione di Gasquet è interessante: a suo dire, prendersela con la stampa per giustificare gli scarsi risultati è una semplice scusa. “Ovviamente mi sarebbe piaciuto fare qualcosa di meglio, ma purtroppo non sono mai stato numero 1 o tutto quello che mi avevano pronosticato. L'unico colpevole dei mancati successi sono io. Non sono stato sufficientemente bravo per farcela: non cerco scuse e non ne voglio”.