Pochi mesi fa non aveva classifica WTA: oggi Margarita Gasparyan è tornata nel tennis che conta. Tre operazioni al ginocchio sinistro e uno stop di 15 mesi ne avevano messo in pericolo la carriera. Ha intrapreso un percorso con Carlos Martinez, ex coach della Kuznetsova, e sembra pronta per tornare laddove si era spinta a 21 anni: tra le top-50.

Lacrime dopo il matchpoint. Lacrime all'abbraccio con il suo allenatore. Lacrime durante la premiazione. Il torneo di Tashkent non è tra i più importanti del tour, ma ha segnato la rinascita di una giocatrice che l'anno scorso aveva temuto per la sua carriera, ma anche per la capacità di deambulare. E allora non sarà ricordato soltanto per aver regalato il titolo alla numero 299 WTA (era piazzata peggio soltanto Angelique Widjaja, numero 579 quando vinse a Bali nel 2001), ma per aver restituito Margarita Gasparyan al tennis che conta. La russa, 24 anni ancora da compiere, non è una giocatrice come le altre. Tira un rovescio a una mano che mischia bellezza ed efficacia con un mix gustoso (per gli spettatori) e letale (per le avversarie). Il suo ritorno ad alti livelli è una splendida notizia e certifica, ancora una volta, la bravura di coach Carlos Martinez. Da quando lavorano insieme (dallo scorso maggio), Margarita ha ripreso a vivere e ragionare da tennista. In pochi mesi, ha scalato 1.000 posizioni e oggi non si pone limiti. Non potrebbe essere altrimenti per chi ha vissuto un calvario come il suo. Top-50 WTA a 21 anni, ha visto interrompersi la carriera nel luglio 2016, dopo Wimbledon. Il dolore al ginocchio non la lasciava in pace, così decise di operarsi in Spagna. Doveva essere un intervento semplice, invece tre giorni dopo aveva di nuovo dolore. Allora ha provato in Russia, ma anche in questo caso il decorso post-operatorio è stato complicato. Non riusciva ad allenarsi e ha avuto il terrore di non poter più giocare a tennis. Poi ha trovato un medico austriaco che, con il terzo intervento e un'accurata riabilitazione, le ha permesso di tornare ad allenarsi.

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SEMPLICITÀ E UMILTÀ PER RINASCERE
È tornata a giocare lo scorso ottobre a Mosca, poi si è concessa appena 4 giorni di preparazione prima di volare a Dubai e poi in Australia, dove avrebbe giocato l'Australian Open grazie al ranking protetto. Ma ha fatto le cose troppo in fretta e ha iniziato ad avere male alla schiena e alla spalla. Altri cinque mesi di stop, in cui ha preso la migliore decisione possibile: si è rivolta a Carlos Martinez e gli ha chiesto di allenarla. In quel momento il tecnico spagnolo lavorava con Svetlana Kuznetsova e ha dovuto dirle di no, ma a maggio è cambiato tutto. Terminata la partnership con “Sveta” (durata 6 anni), ha potuto abbracciare il nuovo progetto. “È una giocatrice diversa da quello che pensavoha detto Martinez a Punto de Breakper essere così alta non si muove male, sembra non avere forza e invece la tira fuori all'improvviso. Inoltre ha un gran rovescio. Mi piace perché è una persona semplice, non passa tutto il giorno attaccata al telefonino come fanno molte coetanee. Viene da una famiglia semplice, umile, con i giusti valori”. Da maggio ha ripreso l'attività regolare, con una vistosa fasciatura al ginocchio sinistro in ricordo del calvario vissuto tra il 2016 e il 2017. Qualche buon risultato nei tornei ITF faceva ben sperare, così come il gran match giocato a New York contro Angelique Kerber. Il titolo a Tashkent, tuttavia, non era previsto. Prima di battere in finale la sua amica Anastasia Potapova (hanno anche giocato il doppio insieme) ha vinto un paio di battaglie contro Tatjana Maria e Mona Barthel. “Mi sento più forte di prima, ho lavorato duramente sul fisico” ha detto Margarita, che con questo risultato è volata al numero 138 WTA. Una grande notizia per chi ama il bel tennis. Per chi non si stancherebbe mai di vederla sbracciare con il suo fantastico rovescio.