COPPA DAVIS – Conosciamo meglio l'ASEFT, i tifosi organizzati della Coppa Davis francese. Nati nel 2001, hanno circa 500 membri e non mancano mai. Quando gli svizzeri rubarono un galletto…

Di Riccardo Bisti – 18 novembre 2014

 

Non si può dire che abbiano portato fortuna. Sono nati nel 2001, anno dell'ultimo successo francese in Coppa Davis. Da allora, i “bleus” hanno vinto una Fed Cup nel 2003. Poi soltanto delusioni. Tuttavia, l'ASEFT (Association des supporters des equipes de France de tennis) è ormai parte integrante di ogni partita della Francia, sia tra gli uomini che tra le donne. Nel tennis, il tifo organizzato è qualcosa di inconcepibile. Il fenomeno degli “ultras” non può riproporsi perchè il tennis è uno sport individuale e non può esistere “l'attaccamento ai colori”. Tuttavia, nelle gare squadre può crearsi qualcosa del genere. In Francia hanno fatto le cose in grande. Tutto nasce del 2001, da un'idea di Guy Forget, che aveva appena assunto il capitanato di Coppa Davis. All'epoca c'erano tanti piccoli gruppi che cercavano di sostenere la Francia, ma mancava l'organizzazione. Così pensarono bene di riunirsi presso la sede federale di Roland Garros. Il fondatore fu Philipp Konigsbauer, il gruppo prese piede molto velocemente e oggi è arredo permanente, in ogni angolo del globo. Sarà così anche il prossimo weekend, allo stadio Pierre Mauroy di Lille, per la finale contro la Svizzera. Attualmente la presidentessa è Brigitte Valade e il gruppo conta circa 500 unità, anche se in occasione di alcune partite erano anche di più. “In linea di massima oscilliamo tra i 300 e i 500 membri – racconta la Valade – però sopra i 500 diventa piuttosto difficile da gestire. Di sicuro, ogni nuovo membro deve sottoscrivere il nostro regolamento”. Si tratta di una “carta” che cerca di evitare gli eccessi che si vedono negli altri sport, calcio su tutti.


DA 7 A 80 ANNI DI ETA'

Ogni membro dell'ASEFT deve indossare la maglia blu per l'intera durata dell'incontro e incoraggiare i tennisti francesi qualunque sia il punteggio, rispettare la squadra avversaria, tenere un atteggiamento corretto e non utilizzare la maglia come un lasciapassare per avvicinarsi ai giocatori. “Ci sono pochissime organizzazioni del genere in tutto il mondo – dice la Valade – alcuni ci hanno contattato per chiederci consiglio. Ci siamo sentiti con i tedeschi e i canadesi, mentre Novak Djokovic ha detto di aver visto poche volte un gruppo così bello. Spesso gli avversari scrivono una breve nota per congratularsi con noi. Tutto questo ci riempie d'orgoglio”. L'ASEFT non ha limiti di età, visto che ne fanno parte bambini di 7 anni e nonni di 80. La collaborazione con la FFT consente al gruppo di vendere pacchetti completi: nessun singolo biglietto, ma abbonamenti per i tre giorni di gara e una vasta gamma di servizi e – nel caso di partite in trasferta – alcune escursioni turistiche come è accaduto in Argentina e in Canada. “Ma nessuno è obbligato ad alloggiare nel nostro hotel – puntualizza la Valade – i soci sono liberi di fare come vogliono. Ogni sabato sera facciamo la nostra cena di gala, e quando è possibile c'è anche un drink di benvenuto al giovedì. Nessuno di noi lo fa per guadagnare: siamo tutti volontari”. L'organigramma è composto da otto persone, con il consiglio d'amministrazione rinnovato ogni due anni. Ed esiste un responsabile per ogni settore: comunicazione, iscrizioni, logistica, partnership, animazione e internet.


IL FURTO DEL GALLETTO

Dopo 13 anni di frustrazioni, i tifosi scatenati dei bleus sperano di poter gioire a Lille. “Abbiamo diverse cose in programma. Venerdì faremo una coreografia con un'insalatiera composta da nove piccole coppe che rappresentano i nove successi della Francia, sabato presenteremo lo slogan “più che un doppio, una squadra”, mentre domenica faremo un gallo con un orologio svizzero. Ma il testo d'accompagnamento sarà diverso a seconda del punteggio…”. Da un paio d'anni, l'ASEFT ha cambiato posizione in campo. Guy Forget voleva che stazionassero dietro la panchina della Francia, mentre Arnaud Clement ha avuto l'idea opposta: vuole che stiano davanti alla panchina, in modo di caricare ulteriormente i giocatori. Lo stesso Clement faceva parte della squadra che nel 2001 vinse la sua ultima insalatiera. “Ci aiutò con il viaggio perchè fu interminabile. E alla fine i giocatori ci regalarono le miniature della coppa. E' bello, perchè arrivano persone da ogni zona della Francia e ci raduniamo 2-3 volte all'anno”. I ricordi più brutti, ovviamente, sono legati alle sconfitte. Naturalmente la sconfitta del 2002 a Bercy, nella finale contro la Russia. Anche se c'è un aneddoto legato proprio alla Svizzera. “Nel 2004 ci portammo un gallo a Losanna, ma alla sera non lo trovammo più. Per fortuna lo avevano preso gli svizzeri. Stava bene, ma era molto impaurito!”. Probabilmente quel gallo non c'è più. Un motivo in più per intascare 'sta benedetta decima Davis, e magari dedicargliela. Perchè la fede, ogni tanto, va premiata.