Giorgio Galimberti, coach di Nardi, parla della collaborazione nata con il marchigiano: “L’inizio di stagione non è stato semplice, poi abbiamo cambiato strategia”
Il primo contatto
Siamo a poche ore dal match contro Tommy Paul (diretta Sky ore 21.00), ma la mente è ancora rivolta all’incredibile vittoria di Luca Nardi contro Novak Djokovic.
Per farci raccontare meglio l’universo del giocatore marchigiano, abbiamo raggiunto telefonicamente l’allenatore attuale del pesarese, Giorgio Galimberti, che segue da vicino l’azzurro in questa trasferta americana: “Siamo insieme esattamente dal 1° dicembre, quando Luca è tornato da Gedda. Durante i tornei in Giappone mi ha contattato la sua famiglia, abbiamo valutato questa possibilità e ci siamo messi al tavolo. Non nascondo che mi sarebbe piaciuto che arrivasse questa chiamata essendo un giocatore vicino a casa mia, io non contatto i giocatori. L’impegno era la questione principale da valutare e io gli ho dato disponibilità per una decina di tornei che non sono pochi. Ci siamo attrezzati per fare un piano di lavoro, abbiamo fatto delle valutazioni fisiche, tattiche e mentali. Si è visto che dal punto di vista tecnico dritto e rovescio se li porta da casa, mentre abbiamo tanto margine per quanto riguarda il servizio, l’efficacia e la resa complessiva”.
Sui progressi da apportare ancora al suo gioco e sull’importanza dell’analisi tattica: “Simone Bertino fa il match analyst, era mio consulente ed è diventato consulente dell’accademia. Analizziamo tutti i match per mettere in campo un piano tattico adeguato: deve essere più bravo a mettere i piedi dentro il campo, più bravo ad uscire dagli angoli e ieri abbiamo visto spesso dalla parte del rovescio essere il primo a uscire lungolinea. Dal punto di vista tattico ha capito di cercare la verticalizzazione e cercare di essere aggressivo: ancora voglio più volée giocate nella partita, cosa che avevamo visto a dicembre. Mette alle corde gli avversari e rimane troppo in fondo”.
L’inizio in salita
A proposito del lavoro fatto torneo dopo torneo: “Abbiamo cominciato dalla trasferta ad Alicante per allenarsi con Sinner che è andata male, dopo due giorni è arrivata la distorsione alla caviglia ed è stato fermo tre settimane. Una vera preparazione invernale non è stata fatta perché poi siamo andati in Australia con Canberra e gli Australian Open. A Canberra un altro infortunio alla caviglia, poi a Melbourne non stava male, ha pescato un outsider che ha fatto una gran partita e ha perso. Abbiamo poi cambiato strategia e abbiamo deciso di lavorare anche durante il torneo, rivoluzionando quello che è il warm-up classico prima del match: ogni giorno è buono per lavorare e per crescere, non deve essere per forza fuori dalle competizioni. Con noi c’è Stefano Barsacchi, il preparatore fisico della squadra di Coppa Davis e della Federazione che ci è stato gentilmente concesso dal settore tecnico per tutta la trasferta e con lui abbiamo lavorato duro. Prima del torneo non abbiamo fatto il solito pre-torneo, ma abbiamo buttato dentro benzina che si può fare con un giocatore di 20 anni che si deve formare e deve crescere. Con Goffin Luca ha giocato una partita pazzesca, ha perso 6-4 al terzo giocando un tennis incredibile, il giorno dopo era il lontano cugino di Goffin perché era stremato dalle tre ore con Luca del giorno prima ed ha dovuto giocare con Murray e non gli è stato dietro. Già lì avevamo percepito la qualità del suo gioco. Poi ovvio è arrivata la fortuna perché è raro che entrino tre lucky loser”.
Un ragazzo ancora “troppo” buono
Sulla difficoltà principale di Nardi nell’affrontare una sfida come quella contro Djokovic: “La cosa difficile per noi è stato fargli credere nelle ventiquattro ore prima del match che ce la potesse fare, aveva un po’ di spauracchi, alcune partite perse male come quella con Musetti. Lui pensava che Nole lo distruggesse e io gli ho detto che Djokovic è il giocatore più forte di tutti i tempi, ma non ha nelle sue caratteristiche quella di distruggere gli avversari. Solitamente quando vede che il match è molto facile lui prova cose, fa esperimenti e concede qualcosa. Ho detto poi a Luca che è un giocatore che con Nole gioca bene per caratteristiche tecniche, non esce dallo scambio e tiene bene il palleggio. Lui è entrato in campo bene, quasi tranquillo perché il giorno prima era una corda di violino. Doveva essere equilibrato, né troppo aggressivo, né troppo aggressivo, doveva spingere quando aveva la palla buona”.
Sullo staff che segue l’azzurro: “Nello staff i due allenatori siamo io e Marco De Rossi, che è un ragazzo giovane, che si è allenato con me, è alla prima esperienza, ma è molto motivato. Funge anche da sparring perché è ancora un ottimo giocatore, poi c’è Matteo Baldini che è il preparatore fisico, Frank Musarra è il fisioterapista e Piero Benelli è il dottore che è importantissimo ed è anche dottore della Nazionale di pallavolo e ci ha dato una grande mano per lavorare su tutti i problemi fisici e i problemi allo stomaco, infine c’è Simone Bertino che è il match analyst.
Galimberti si è infine soffermato sulla mentalità di Nardi: “Luca è un ragazzo sensibile che sta imparando a gestire le pressioni. Sto cercando di portarlo fuori dalla comfort zone e sta lottando per uscirne, sta imparando a mettersi in gioco. E’ un ragazzo buono e vorrei che fosse anche un po’ più cattivello, ma è veramente un ragazzo d’oro, è talmente buono che anche alla fine della partita ha risposto a Djokovic alla stretta di mano ‘scusami se ho sbagliato, massimo rispetto per il campione che sei’. Ha la testa sulle spalle, pulito e non si è concesso nulla dopo questa vittoria, ha la testa al prossimo match“.