Fallito il blitz dei tennisti spagnoli: una riunione a Valencia avrebbe chiesto le dimissioni della neocapitana di Coppa Davis. “Le posizioni si sono avvicinate” dice la diretta interessata.

Di Riccardo Bisti – 22 ottobre 2014

 
Missione fallita, almeno per ora. E’ passato circa un mese da quando la federtennis spagnola ha nominato Gala Leòn nuovo capitano di Coppa Davis, quinta donna nella storia ultrasecolare della competizione. I primi giorni sono stati pieni di polemiche, con un sessismo mascherato da perplessità tecniche. Il tutto sublimato da una specie di “imboscata” radiofonica, in cui la Leòn si è trovata a discutere con Toni Nadal. Mancano nove mesi alla prossima partita della Spagna, ma l’argomento è ancora vivo. E il torneo ATP di Valencia è stato l’occasione per effettuare il primo incontro tra i giocatori e la neocapitana. Una riunione che, nelle intenzioni dei tennisti, avrebbe dovuto convincere la Leòn a restare direttore tecnico RFET ma di rassegnare le dimissioni come capitano di Coppa Davis. All’incontro, che si è tenuto in un hotel di Valencia (dove si sta giocando il locale ATP 500) hanno preso parte otto giocatori, ma non c’erano Rafael Nadal e David Ferrer. Al termine della riunione, la Leòn continua a ricoprire entrambi gli incarichi. I presenti alla riunione, secondo le indiscrezioni raccolte da “El Pais”, l’hanno definita “intensa” e “sincera”. La Leòn ha rilasciato dichiarazioni improntate all’ottimismo. “Abbiamo parlato un po’, avvicinando le posizioni. Tutte le riunioni sono costruttive…l’unica cosa per cui non devo chiedere scusa è di essere nata donna. C’è stato un forte avvicinamento, remiamo tutti dalla stessa parte e deve essere così se vogliamo portare la Spagna nel Gruppo Mondiale”. Il tramite è stato Tommy Robredo: ha invitato la Leòn all’incontro, cui hanno preso parte Fernando Verdasco, Feliciano Lopez, Marcel Granollers, Marc Lopez, Roberto Bautista, David Marrero e Pablo Carreno Busta.
 
NIENTE G-2 COME NEL 2000
In precedenza, uno dei grandi assenti alla riunione, David Ferrer, aveva espresso un’opinione. “La nomina di Gala è stata rapida e prematura. Non sono stati consultati i giocatori, ma il dibattito non deve essere su Gala o chicchessia. Il dibattito deve farci capire se c’erano candidati prima di lei e se si poteva fare qualcosa di meglio, magari consultando i giocatori – ha detto il numero 2 spagnolo – non so come finirà, spero in modo ragionevole, con il dialogo. Bisogna fare il meglio per la Coppa Davis e per il tennis spagnolo”. Un tennis spagnolo che, con la sconfitta in Brasile, è franato nel Gruppo I dopo 19 anni. Durante la trasferta asiatica, i tennisti spagnoli si sono trovati e hanno cercato una lina comune da presentare al direttivo RFET. Hanno deciso di ascoltare il progetto di Gala Leòn e hanno optato per un patto di silenzio. In realtà, non c’è stata grossa unità d’intenti. Dopo le polemiche dei primi giorni c’è chi ha preferito defilarsi, mentre qualcun altro avrebbe proposto un doppio capitanato, una sorta di G-2 in cui la Leòn avrebbe mantenuto l’incarico con l’aiuto di un tecnico più vicino ai giocatori. Nel 2000, la Spagna vinse la sua prima Davis con una soluzione del genere, con un quadriumvirato di capitani (Perlas, Avendano, Vilarò e Duarte). Tuttavia, l’opzione è stata scartata per l’opposizione di Ferrer e i dubbi di tutti gli altri. In quel caso, tra l’altro, si sarebbe posto il problema di chi si sarebbe seduto in panchina.
 
IL PRECEDENTE DEL 2008
I giocatori non hanno dubbi. Vorrebbero a tuti i costi Juan Carlos Ferrero, profondo conoscitore del circuito ATP ed erede naturale di Carlos Moyà. In alternativa, si erano fatti i nomi di Alberto Berasategui e Sergi Bruguera. La riunione è durata 50 minuti e nessuno dei giocatori h rilasciato dichiarazioni. Soltanto la Leòn ha parlato, spiegando che il malumore per la sua nomina era esclusivamente professionale e non c’erano altre ragioni. “E’ un discorso semplicemente professionale. Ognuno ha detto la sua, c’è stato un grande avvicinamento. Io sono la capitana e in questo momento non ci sono problemi. Ho sempre creduto di poter lavorare con questa squadra, altrimenti non sarei qui”. L’impressione è che non sia finita qui, anche perchè i pareri di Nadal e Ferrer saranno molto pesanti. Non è la prima volta che i giocatori si interessano di politica: nel 2008 fu proprio la pressione dei tennisti a spingere il presidente Pedro Munoz alle dimissioni, accusato di non aver mantenuto le promesse. Ma stavolta c’è in ballo qualcosa di molto più grande.