L’INTERVISTA – Francesca Guardigli ha guidato il team di Coppa Davis di San Marino. “Una donna può starci benissimo, ma che esperienza ha nel circuito maschile? A parte questo, le direi di camminare a testa alta. La mia esperienza? Quella volta in Senegal…”

Di Riccardo Bisti – 27 settembre 2014

 
“Non siete i primi a chiamarmi, mi ha già cercato un quotidiano di Madrid”. Neanche quando giocava in Fed Cup o vinceva medaglie ai Giochi dei Piccoli Stati, Francesca Guardigli aveva avuto così tanta popolarità. La nomina di Gala Leòn Garcia a capitano della Davis spagnola ha acceso la curiosità sulla migliore tennista sammarinese di sempre, che a più riprese si è seduta sulla panchina di Coppa Davis del suo paese. In oltre un secolo di storia, era successo qualcosa del genere soltanto in Siria, Moldavia e Panama. E così la sua opinione è diventata richiestissima. Francesca ci ha risposto tra un allenamento e l’altro alla San Marino Tennis Academy, dove lavora a stretto contatto con Giorgio Galimberti e gli obiettivi sono importanti: persa Gioia Barbieri, puntano a creare un giocatore di livello. Se poi sarà il giovane Marco De Rossi, figlio del Monte Titano come lei, ancora meglio.
 
Cos’ha pensato quando ha saputo della nomina di Gala Leòn?
Mi sono detta: “Oddio, che succede?”. Un capitano donna ci può stare benissimo, ma a quel livello è un altra cosa. Io l’ho fatto con ragazzi che allenavo, mentre lei dovrà seguire un Rafa Nadal che praticamente non conosce. Sulle prime, ho pensato che non sarebbe stata ben accetta. C’è qualche caso di donne che allenano un uomo, vedi la Mauresmo con Murray, però sono due cose diverse: un conto è prendere un giocatore e lavorare con lui, un altro è farsi rispettare da una squadra intera in un settore molto “maschile”. Non è semplice. Dalle informazioni che ho, non è così ferrata sul tennis maschile. Se avesse già allenato degli uomini e conoscesse il tour non ci sarebbero problemi, ma se è vero – come ho letto – che non ha esperienza in questo senso, allora potrebbe avere qualche difficoltà. 
 
Se la Leòn dovesse chiamarla per chiederle qualche consiglio, cosa le direbbe?
Penso che non lo farà mai, anche perchè una volta abbiamo giocato contro e abbiamo quasi litigato! Scherzi a parte, le direi di essere se stessa e camminare a testa alta. Io non mi sono mai sentita così rispettata come quando ho fatto il capitano di Coppa Davis. Bisogna farsi apprezzare, ma se è il tuo settore e sei preparata, non vedo particolari problemi. E' più pesante il circolo mediatico che la realtà dei fatti: se è il tuo lavoro, puoi farlo tranquillamente sia in Coppa Davis che in un torneo. Nessun consiglio particolare a livello tecnico: semplicemente farsi rispettare in un mondo prettamente maschile.
 


Ci racconta la sua esperienza come capitano di San Marino? Ha avuto qualche problema in quanto donna?
No, ma partivo avvantaggiata: guidando un piccolo stato, con i miei ragazzi avevo già un rapporto quotidiano. Paragonerei la mia esperienza a quella di una Serie A1, di una Serie B, niente di simile a quello che attende la Leòn Garcia. Mai avuto problemi, anzi: nelle riunioni tra capitani, dove bisognava stabilire chi gioca per primo e altri dettagli, lasciavano sempre scegliere a me! Era un discorso di cavalleria, ma ricordiamo che si giocava nel Gruppo III o nel Gruppo IV. C’è un aneddoto simpatico: un anno siamo andati a giocare in Senegal…e mancava uno spogliatoio femminile! Avevano preparato tutto per coach, arbitri, giocatori, ma soltanto al maschile. Io arrivai e dissi: “Scusate, dove mi cambio?”. Lo spogliatoio femminile era stato adibito a stanza del referee, così dovettero cambiare tutto per me. Avevano letto il mio nome, ma forse avevano pensato che “Francesca” fosse come “Andrea”, sia maschile che femminile. Risultato? Spostarono il referee da un’altra parte. Problemi logistici a parte, mai avuto difficoltà. Anzi, ho riscontrato un particolare rispetto, anche nelle contestazioni in campo. Per me fu facile, mentre la Leòn avrà tutti i media addosso. E’ una responsabilità diversa. 
 
Lei è sammarinese, ma conosce molto bene la realtà italiana. Come reagirebbe l’opinione pubblica se succedesse qualcosa di analogo? L’Italia è pronta per accogliere un capitano donna tra gli uomini?
Secondo me si. Rispetto ad altri paesi, le ex giocatrici hanno ruoli molto importanti. Penso a Golarsa, Farina, Reggi…hanno allenato giocatori importanti, commentano i grandi tornei, anche quelli maschili. Inoltre, anche a livello di federazione, ho notato che negli ultimi anni le squadre di Davis e Fed Cup sono molto unite, hanno fatto raduni insieme…Secondo me un capitano donna sarebbe ben accetto. Mi viene in mente Laura Golarsa, incontrata di recente. Una figura come lei ci starebbe benissimo. Ha il carattere giusto, sa quello che dice, ha polso, competenza e un carattere piuttosto fermo. Sono convinta che l’Italia accoglierebbe bene un capitano donna. Non mancherebbero polemiche, lo so. Ma nel complesso non ci sarebbero problemi, soprattutto da chi lavora nell’ambiente.
 
Toni Nadal ha parlato del concetto di “spogliatoio”. A suo dire, è un luogo dove si creano dinamiche importanti e per questo una donna non sarebbe adatta perchè non ci può entrare. Che ne pensa?
Le Leòn ha risposto: “Basta che si mettano una maglietta”. Secondo me è l’ultimo dei problemi. In quel momento sei il capitano, non sei mica in spiaggia, e da professionista ti comporti come tale. Mi fa ridere che si parli di queste cose. A quei livelli devi capire se il capitano è in grado di parlare di tennis con i giocatori, non come li trova vestiti. Ma se anche il capitano fosse un uomo, non penso che entri nello spogliatoio e trovi tutti nudi. E’ una questione di rispetto. E poi, suvvia, non esiste solo lo spogliatoio: ci sono tanti modi per riunirsi e discutere di aspetti tecnici. Per come mi ricordo la Leòn Garcia, tra l'altro, è una che non guarda nemmeno come sei vestito. Mi sembra una polemica ridicola, senza senso. Se parli della scarsa conoscenza di Nadal ok, ma su tutto il resto mi vien da ridere.
 
Il mondo del tennis è ancora sessista?
Penso di si, ma non perchè la donna non sia credibile. Semplicemente, di norma, una donna ha famiglia e dunque fatica a seguire un giocatore di alto livello. Per un uomo è diverso, può viaggiare di più e lasciare a casa gli affetti con più facilità. Il tennis maschile ad alto livello ha delle necessità che una donna con famiglia fatica a soddisfare. Ma tornando ai nomi di prima, come Golarsa e Farina, capita di trovare donne che riescono a viaggiare. E in quel caso sono un valore aggiunto, come Tathiana Garbin: lavora per la FIT e viaggia tanto. La donna ha una visione diversa rispetto all’uomo, soprattutto nel circuito WTA. Faccio un esempio: quando Gioia Barbieri si allenava con noi, per Giorgio Galimberti fu un po' complicato, soprattutto all'inizio. Si sta facendo un’esperienza importante, ma non conosceva diverse giocatrici perchè per lui era una novità. Le top-10 le conosciamo tutti, ma se parliamo della numero 200 devi essere per forza nell’ambiente. Per questo, ritengo che la donna sia davvero un valore aggiunto. Il problema è un altro: se hai famiglia, è dura fare la coach ad alto livello.
 
In un faccia a faccia radiofonico, Toni Nadal è stato particolarmente aggressivo con Gala Leòn, mettendola quasi in imbarazzo con alcune domande a bruciapelo. Le sue risposte sono state molto diplomatiche: lei avrebbe fatto altrettanto o avrebbe risposto per le rime?
Iniziare un’esperienza del genere con le polemiche non è costruttivo. Io avrei detto: “Proviamo, vediamo cosa succede sul campo, mi farò conoscere e mostrerò il mio valore”. Non è giusto tagliare le gambe a priori. Gala deve avere la possibilità di mostrare il suo valore, in fondo è una professionista ed è stata un’ottima giocatrice. Non è neanche giusto fare paragoni con altre persone, almeno fino a quando non ha avuto la possibilità di lavorare. Pur senza polemiche, non avrei accettato un attacco del genere. Gli avrei detto: “Mi sento pronta, fammi vivere questa esperienza e poi ne riparliamo”.
 
Com’è lo stato di salute del tennis sammarinese?
Molto buono. Abbiamo da poco perso Gioia Barbieri, ma resta l’ottimo lavoro svolto: l'abbiamo presa da numero 480 e l’abbiamo lasciata da 170, poco prima di giocare il suo primo Slam. E' stata una soddisfazione. Per il resto abbiamo i campioni italiani a squadre under 16 e due ragazzi molto buoni a livello europeo, intorno alla 30esima/40esima posizione. Di recente si è aggiunta Maria Vittoria Viviani, classe 1999, spesso convocata a Tirrenia, una delle migliori italiane nella sua fascia d’età. Infine c’è Sofiya Kovalets, 20enne ucraina che lavora con noi da circa un anno ed è intorno al numero 240 WTA. Queste sono le punte, poi l’accademia comprende una trentina di ragazzi che girano il mondo, ognuno al suo livello.
 
E sammarinesi veri e propri?
Il migliore si chiama Marco De Rossi. E’ un ragazzo di 16 anni, è tra i migliori a livello europeo. In questo periodo sta iniziando a giocare i Futures e puntiamo molto su di lui. Vedrete che nel giro di pochi mesi prenderà i suoi primi punti ATP. Adesso è impegnato ai Futures del Forte Village Resort in Sardegna. Il prossimo nome è lui.
 
Diventerà il più forte sammarinese uomo di sempre, anche di Domenico Vicini?           
Assolutamente, non ci sono paragoni. Domenico non ha mai avuto una classifica ATP, mentre questo ragazzo avrà un’ottima classifica. Me lo auguro, anche a livello personale: mi piacerebbe tirare fuori qualche buon giocatore.
 
Per chiudere: quanto è stato deludente perdere Gioia Barbieri, anche alla luce del buon lavoro svolto?
Lei ha fatto una scelta di vita, optando per un coach privato. Noi siamo un’accademia: io e Giorgio Galimberti ci dividevamo il lavoro e la seguivamo con impegno. Ultimamente le sue richieste erano impegnative, in particolare voleva essere seguita in tutti i tornei. Il nostro accordo prevedeva che la seguissimo per 20 tornei all’anno, mentre lei aveva altre necessità. C’è un po’ di amaro in bocca, perchè in un anno aveva fatto una splendida escalation ed è andata via proprio prima di giocare il suo primo Slam. Non dico che chi verrà dopo di noi troverà il lavoro fatto, ma sicuramente dovranno ripartire da qui. Vedremo se riusciranno a farlo: me lo auguro, soprattutto per lei. Spiace, perchè le avevamo dedicato moltissimo tempo anche a livello “extra”. Ovviamente non puoi legare un giocatore, ed è quello che continueremo a fare. Ma è un peccato, anche perchè a mio avviso è stato fatto un buon lavoro. Le mando un grosso in bocca al lupo.