L'OPINIONE – Dove va l'Italia di Coppa Davis? Il 2015 potrebbe essere una stagione ricca di soddsfazioni per una serie di incroci favorevoli. Ma c'è il rischio di un buco generazionale all'orizzonte.

Dall'inviato a Ginevra, Riccardo Bisti – 15 settembre 2014
(Foto Costantini – FIT / E' di Costantini anche la foto in home page)

 

Il 2014 della Davis azzurra è già storia. Lo ricorderemo per le imprese di Fabio Fognini a Mar del Plata e Napoli, ma anche per l'affascinante weekend di Ginevra. Abbiamo perso ma non siamo stati travolti. Cedere con onore alla più forte Svizzera di sempre può essere un buon viatico per il futuro. Già, il futuro. Cosa dobbiamo aspettarci dall'ItalDavis nel breve e nel medio termine? Una buona fetta di 2015 la scopriremo tra pochi giorni, quando a Dubai sarà sorteggiato il tabellone del nuovo World Group. L'Italia sarà testa di serie ed eviterà le più forti. Ma se “siamo tra le prime quattro nazioni al mondo”, come ha detto Corrado Barazzutti nel post-match, dobbiamo provare ad essere ambiziosi. E il 2015 potrebbe essere un anno molto importante. La Spagna è clamorosamente retrocessa e non ci sarà, indebolendo il campo di partecipazione. E nemmeno la Serbia è sicura di esserci (è 2-2 in India, Bhambri-Krajinovic terminerà oggi). A parte alcune insidie al primo turno (Gran Bretagna, Australia e Croazia fuori casa sarebbero pessimi accoppiamenti), contro le più forti l'Italia è messa piuttosto bene nelle combinazioni casa-trasferta. Giocheremmo in casa contro tutte le teste di serie: Svizzera, Francia (l'ultimo scontro diretto risale a Nantes, semifinale 1996), Repubblica Ceca (Ostrava 2012), Stati Uniti (Milwaukee 1998), Canada (Vancouver 2013), Argentina (Mar del Plata 2014) e Serbia (vale il precedente del 1988 contro la Jugoslavia, giocato a Belgrado). E gli azzurri, sulla terra battuta, valgono moltissimo. Fognini è un leader, un trascinatore, difficilmente sbaglia partita quando in panchina c'è Barazzutti. Il brutto match contro Wawrinka, in Davis, rappresenta l'eccezione.


POSSIBILE BUCO GENERAZIONALE

“Sono ottimista per il futuro – ha detto Fabio – siamo una squadra ancora giovane. Io penso di avere ancora 3-4 anni ad alto livello, Bolelli si è finalmente ritrovato e Seppi, per come lo conosco io, può giocare ancora a lungo. Potremmo soffrire un po' nei ricambi, ma noi possiamo rendere ancora a lungo”. Già, i ricambi. A Napoli si sono aggregati al team Matteo Donati e l'atteso Gianluigi Quinzi. Insieme a Stefano Napolitano e Filippo Baldi compongono un quartetto su cui si nutrono grandi speranze, anche se – va detto – in questo momento sono indietro rispetto ai vari Kyrgios, Zverev, Coric e lo stesso Kokkinakis. Quando hanno riportato a Barazzutti le preoccupazioni di Fognini per il futuro, ha mostrato un certo ottimismo. Ma ha preferito non fare nomi. “Ci sono 5-6 ragazzi che stanno crescendo bene. Arriveranno presto? Speriamo, dipende da tante cose. Ma l'importante è che crescano bene e che siano capaci di sostituire gli attuali”. Difficilmente Barazzutti avrà a che fare con il ricambio, poiché sembra avere l'intenzione di lasciare l'incarico nel 2016, come ha anticipato in una recente intervista con TennisBest. Tuttavia la preoccupazione resta. Allora gli hanno domandato se c'è qualcuno tra gli attuali cui aveva fatto chiaro riferimento. “Assolutamente, ci sono”. Anche in questo caso ha preferito non fare nomi. In realtà esiste un buco generazionale che – in teoria – potremmo pagare tra qualche anno. Dal 1987 (data di nascita di Fabio Fognini) al 1995-1996 (Donati, Napolitano, Quinzi, Donati) non sembrano esserci elementi di altissimo livello. Il migliore è Marco Cecchinato (classe 1992), già competitivo nei tornei challenger ma che sembra troppo ancorato alla terra battuta. Matteo Trevisan e Thomas Fabbiano (classe 1989) promettevano bene, ma per motivi diversi non si sono ancora avvicinati ai top-100. Ce l'aveva quasi fatta Alessandro Giannessi (1990), ma da un paio d'anni è tornato a lottare nelle retrovie. E' nato nel 1991 Stefano Travaglia: aveva illuso agli Internazionali BNL d'Italia, ma da allora non ha ottenuto grandi risultati. Sono ancora giovani Lorenzo Giustino e Federico Gaio, ma non c'è dubbio che alla loro età i vari Fognini, Seppi e Bolelli fossero decisamente più avanti.


2015: BELLE SORPRESE IN ARRIVO?

Il tennis è uno sport in continua evoluzione. Magari tra dodici mesi le cose saranno cambiate, con l'esplosione di qualche junior. In fondo basterebbe un Donati a ridosso dei top-100 per cambiare prospettiva, ma in questo momento è importante tenersi stretti gli attuali titolari. In vista del 2015, in chiave Davis, sarebbe buono trovare un quarto uomo affidabile ma più giovane dell'immenso Paolino Lorenzi, che però sta per compiere 33 anni. La squadra attuale, in questo momento, offre sufficienti garanzie. Fognini è un ottimo numero 1, sia per qualità che per doti caratteriali. Sembra un controsenso, poiché spesso è criticato per i suoi atteggiamenti. Ma in Davis difficilmente sbaglia. E' uno dei meriti principali di Barazzutti. Per azzeccare l'annata d'oro abbiamo bisogno di un secondo singolarista più “vicino” a Fabio. Le alternative sono chiare: Seppi e Bolelli. Se Andreas si riprende dai malanni del 2014, può ancora dire la sua, su tutte le superfici. Ha grande esperienza e col tempo ha imparato a gestire il clima Davis. Era partito benissimo (vittoria su Ferrero nel 2005), poi aveva perso un pizzico di motivazioni. E poi c'è Bolelli, anche lui ottimo su tutte le superfici. Se nel 2015 confermerà la tendenza del 2014, potrà stupirci. Simone può stare fisso tra i top-50, forse anche di più. E con Fognini formano una coppia più che dignitosa. Anche per questo sarà importante avere un Seppi in ottime condizioni per evitare di affidarsi a due soli giocatori, come peraltro è accaduto a Ginevra. Se davvero i pezzi del puzzle si incastreranno (tre giocatori al top e un pizzico di fortuna nel sorteggio), potremmo vivere una stagione ricca di soddisfazioni. Una stagione che potrebbe essere quasi memorabile. E così, al futuro e ai problemi citati sopra, potremmo pensare con più serenità. Adesso la palla passa all'urna di Dubai.