Non bastava il più importante torneo femminile della Lombardia, che tornerà a giugno con l’edizione numero sei: il Tennis Forza e Costanza di Brescia ha deciso di raddoppiare. Così, nel 2013 ci sarà anche un nuovo evento internazionale, riservato ai tennisti in carrozzina. Inserita nel calendario del Nec Wheelchair Tennis Tour, la manifestazione andrà in scena dal 12 al 15 settembre sui campi in terra battuta all’aperto della sede di Via Signorini, e sarà dotata di un montepremi complessivo di 3.000 euro. A promuoverla, dopo il successo del Camozzi Italian Masters di ottobre, il rinnovato accordo fra Tennis Forza e Costanza, Active Sport Disabili e Gruppo Camozzi, title sponsor della neonata manifestazione. Insieme ai tornei di Firenze e Forlì, quello bresciano sarà uno dei tre nuovi appuntamenti internazionali italiani (degli undici totali), e si dividerà probabilmente in quattro tabelloni, che accoglieranno complessivamente una cinquantina di atleti provenienti da ogni parte del mondo. “Essendo alla prima edizione – spiega Maurizio Antonini, anima di Active Sport Disabili – siamo stati obbligati a organizzare un Futures, un torneo della categoria internazionale più bassa. Di conseguenza il montepremi non è elevato, ma se le cose andranno nel verso giusto lo potremo aumentare negli anni a venire. Allo stesso tempo vorremmo da subito dare prestigio al torneo e guadagnare una posizione importante nel calendario, per attirare giocatori di livello sempre più alto”.
L’obiettivo di Active Sport, oltre a quello di portare in città un po’ di buon tennis, è di promuovere la propria associazione nel territorio, per trovare nuove persone disponibili ad avvicinarsi allo sport in carrozzina. “Al momento siamo un po’ fermi – prosegue Antonini – perché stiamo facendo parecchia fatica a trovare nuovi elementi che vogliano entrare a far parte del gruppo”. Ma l’interesse non è solo rivolto ad atleti disabili, anzi. “A differenza di altri sport in sedia a rotelle, come per esempio hand-bike e basket, nel tennis non è ancora passato il messaggio che tutti possono praticarlo. Da gente con amputazioni agli arti inferiori, a normodotati completi, magari obbligati ad abbandonare il tennis classico per problemi a ginocchia, spalle e quant’altro. Per competere a livello nazionale e internazionale serve un coefficiente di disabilità, ma per allenarsi in compagnia non ce n’è affatto bisogno. Purtroppo in Italia manca la cultura di fondo, e la gente dovrebbe avere una mentalità più aperta. Proprio per questo un tennis che mischiasse normodotati e diversamente abili sarebbe una bellissima cosa, e servirebbe ad aumentare l’integrazione e ad avvicinare le due realtà”.