di Andrea Nizzero – foto Getty Images
Commovente: è l’unica parola che viene in mente, l’unica che oggi va vicino a descrivere Francesca Schiavone. Perché vederla alzare le braccia dopo quattro ore e quarantaquattro minuti di semplice emozione, tanto stremata da non avere energie nemmeno per ridere o piangere, è un premio che forse nemmeno ci meritiamo.
L’ultima volèe di diritto è bassa, impegnativa anche se il campo è libero. La pallina tocca dove Svetlana Kuznetsova non può più arrivare, e nella gioia qualcuno non avrà potuto evitare di empatizzare per la co-protagonista di un match che è già, semplicemente, leggenda.
Il punteggio, che dice tutto e allo stesso tempo dice niente, recita 6-4 1-6 Sedici-Quattordici. Non dice dei sei match point salvati da Francesca. Non parla nemmeno della qualità in continuo crescendo della partita. Sì, è l’incontro più lungo della storia del tennis femminile negli Slam, ma sarà ricordato anche come uno dei più belli ed emozionanti: quello che si è visto negli ultimi sessanta minuti di partita non è neanche lontanamente vicino all’essere descrivibile a parole.
Quando inizia il terzo set, le giocatrici sono già molto stanche. Sono passate già quasi due ore di match tiratissimo, sotto un caldo terribile. Nei primi giochi del parziale decisivo sembra che entrambe siano destinate a cedere: si tratta solo di capire chi sarà la prima. In realtà è solo una delle innumerevoli false impressioni con cui questa partita ha ingannato ripetutamente chi ha avuto la fortuna di viverla.
In almeno una dozzina di occasioni si è affacciata la tentazione di pensare: “fine”. Ogni singola volta il match, entità viva, si è ribellato violentemente.
Quando le due gi
ocatrici si ritrovano sul 4 pari, qualcosa cambia nell’aria. Sembra che lentamente il nervosismo e la tensione abbandonino il campo come nebbia che si dirada. Le giocatrici iniziano a liberare i movimenti, lasciando andare braccia e gambe. A tratti Francesca rincorre palline su cui non sembra aver senso sprecare energia, ma non c’è tempo di pensare quali palline rincorrere e quali no. Svetlana lascia andare il braccio su punti dal peso specifico terrificante, ma la pallina le esce dalle corde come se improvvisamente fosse più leggera.
Fino a quel punto si era giocata una partita di tennis; da quel momento inizia un’altra cosa, di difficile definizione.
La partita era iniziata con Francesca evidentemente attrezzata di un piano tattico. Parte forte, portandosi prima 2 a zero, poi 4-2. I cambi di ritmo danno fastidio alla pur solida russa, e sul 5-3 la Schiavone serve per chiudere il primo parziale. Paradossalmente vince i punti che gioca male (una smorzata, una discesa a rete, entrambe poco pertinenti), perde quelli che gioca bene. Finisce per cedere la battuta senza procurarsi set point.
Ci riesce poco dopo, sul servizio avversario: un punto strepitoso, concluso da una smorzata lungolinea con taglio ad uscire, le procura la palla che vale il parziale. Lo gioca con la grinta che le è valsa un soprannome felino: una difesa straordinaria, con la Kuznetsova che sbaglia la seconda volèe. Il primo set è già quasi un capolavoro, costruito su brillanti idee tattiche e colpi altrettanto straordinari.
I primi tre giochi del secondo set durano ventinove minuti, e quando la russa riesce a conquistare il 2-1, portandosi per la prima volta in vantaggio, si ha subito l’impressione di aver assistito ad una potenziale svolta del match. E’ una delle poche sensazioni destinate a durare: per quanto bugiardo (53 minuti!), il secondo set è un 6-1.
Fino al 4 pari, il terzo set è un’altalena di break, avviato da quello che in apertura di frazione aveva illuso i tifosi italiani. A questo punto succede però che la Kuznetsova annulla una palla break con un dritto lungolinea portentoso, di fatto impostando il tenore di quelle che sarebbero state ulteriori due ore di gioco.
Proprio quando la Kuznetsova sembra accusare profondamente la stanchezza, Francesca si ritrova sotto 0-40 sul 7-8. Sono tre match point consecutivi: li annulla uno dopo l’altro, i primi con due vincenti, il terzo costringendo all’errore la russa. Dopo pochi istanti, capovolge la situazione: è la Kuznetsova adesso a ritrovarsi sotto 0-40 sul suo servizio, dopo aver subito 8 punti consecutivi. I primi due break point li annulla con merito la russa, ma è il giudice di sedia ad annullare il terzo: nel rincorrere una fortunosa demi-volèe smorzata di Sveta, Francesca prima deposita la palla alle spalle di Svetlana, poi tocca la rete. La scelta del giudice appare sindacabile, in quanto il punto era concluso a favore dell’azzurra. E’ un momento importante, che fa arrabbiare, giusta o sbagliata la decisione: non a caso nel game successivo (8-9) seguono altri tre match point da fronteggiare. E’ qui che all’improvviso riappare quello sguardo visto solo al Roland Garros: Francesca li annulla con calma, uno a uno, senza mostrare alcun tipo di tensione. Una prima vincente, un dritto, un punto straordinario giocato in difesa e impreziosito da un pallonetto perfetto. Nove pari, e adesso tocca a Svetlana barcollare: cede il servizio e finalmente Francesca può servire per il match. Arriva a 10-9, 30-0, ma perde quattro punti di fila. Ci rendiamo conto che il match ci ha appena ingannato, di nuovo. Serve ancora per il match sull’11-10, ma perde il servizio a 15. Seguono 6 giochi a favore della battuta, arrivando così al 14 pari.
A questo punto il match ha già superato da un pezzo il record di durata, ha catturato l’attenzione di tutti e sta entusiasmando milioni di persone in tutto il mondo. Si va ai vantaggi, e Francesca capisce che quella che sta arrivando non è solo l’ennesima palla break. Kuznetsova gioca all’attacco, ma con la consueta e questo punto inspiegabile difesa la costringe a una volèe difficile. Lo scambio diventa ravvicinato, e la Schiavo riesce ad allungarsi e ad indirizzare nell’angolo opposto una volèe di dritto che fa letteralmente saltare per aria la Hisense Arena. Dopo il cambio di campo, si porta 40-30. E’ il suo primo match point, ma la sua straordinaria avversaria glielo annulla con un dritto vincente. Arriva il secondo, e questa volta è un passante a riportare il gioco in parità. Ma la sensazione è che Svetlana stia cedendo, sotto i colpi di questa Schiavone epica. Questa volta, non ci si sbaglia. Il terzo match point è quello buono.
Una cosa è certa: la singola prestazione più emozionante della storia del tennis femminile italiano porta la firma di Francesca Schiavone. Basta che ognuno scelga se risale al giugno scorso o se l’ha vissuta una domenica mattina di gennaio.
Il suo primo quarto di finale in Australia la vedrà opposta a Caroline Wozniacki. Ci penserà a partire da domani.
Gli altri incontri:
Opportunamente era stata proprio la testa di serie numero uno, Caroline Wozniacki, la prima tennista a qualificarsi per i quarti di finale. Sebbene ottenuta senza incantare e limitandosi per ampi tratti di partita a rimettere la palla in campo, con questa vittoria agevole sulla coetanea lettone Anastasija Sevastova, 6-3 6-4, la danese supera per la prima volta in carriera la barriera degli ottavi di finale nello slam australiano. L’incontro inedito tra la numero uno del mondo e la ventenne Sevastova metteva di fronte le due giocatrici più giovani rimaste in tabellone.
Continua a non convincere Viktoria Azarenka, che sembra uscita dall’elite in grado di competere per i titoli dello Slam. La bielorussa ha perso nettamente contro la cinese Na Li, autrice peraltro di una prestazione maiuscola, con il punteggio di 6-3 6-3.
Non convince nemmeno Maria Sharapova, dominata da Andrea Petkovic per 6-2 6-3. Nel suo primo quarto di finale in uno slam, la ventitreenne tedesca se la vedrà proprio con Na Li.
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